Italbasket: un’analisi con Geri De Rosa

Dopo la riforma FIBA di due anni fa, entrata in vigore questa estate, le due Italbasket tornano in campo a metà febbraio per le rispettive qualificazioni per il 2019 (Eurobasket per le ragazze, Mondiali per i ragazzi). Analizziamo insieme a Geri De Rosa quali sono gli effetti della riforma FIBA e lo stato di forma delle nostre nazionali.

Geri De Rosa. Foto: Basketnet.it

Ruggero “Geri” De Rosa, poliedrico commentatore di Sky Sport (spazia con la stessa classe dalle telecronache calcistiche a quelle di discipline olimpiche come il tiro con l’arco), è stato commentatore dell’Italbasket femminile agli scorsi Europei, punto focale di questo ciclo nazionale: «Sappiamo tutti com’è finita, con una grande delusione, anche se nel complesso la squadra ha fatto di più delle sue potenzialità: è più facile innamorarsi di un gruppo che insieme riesce a rendere di più della somma reale dei vari talenti. Si è parlato di Italbasket femminile come non si faceva da almeno vent’anni (con l’argento di Brno ’95). Avendo una giocatrice come Zandalasini, vincitrice, seppur come comparsa, di un titolo WNBA, è un peccato che questa nazionale non faccia i mondiali».

Le ragazze stanno (abbastanza) bene

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La grinta della Zanda in nazionale. Foto: Ciamillo-Castoria.

Cecilia Zandalasini è l’enfant prodige di questa nazionale, il suo volto principale grazie alla sua tecnica, già elevata nonostante la giovane età, e al carisma. Ma l’Italbasket non è solo Zandalasini: «L’Italia ha comunque fatto vedere che è temibile, è un buon gruppo, e speriamo possa proseguire il suo cammino. Il percorso si è reso più difficile dopo la sconfitta contro la Croazia in casa. Le nostre chances passano dalla migliore forma della Zandalasini, non al meglio nella finestra di novembre a causa degli impegni con le Lynx. Cecilia ha comunque ingranato, come si vede dalle sue prestazioni in Eurolega, e sono confidente che possa esprimersi al meglio nella finestra di metà febbraio. Insieme a lei, Giorgia Sottana, diventata una delle giocatrici più rispettate nel suo ruolo, e con il gruppo che si sta consolidando, si può pensare di andare a vincere in Svezia, tappa fondamentale per poter pensare alla qualificazione. Una vittoria esterna è necessaria per mettersi dietro una tra Croazia e Svezia, che sono esattamente del nostro livello. Sono battibili, ma dobbiamo arrivare con la squadra nella miglior forma».

Una riforma controversa

Nel campo maschile, sia a livello di club che di nazionale, il tema dominante è la riforma FIBA. Prima della riforma, le attività delle nazionali avvenivano esclusivamente d’estate: amichevoli, qualificazioni, e kermesse venivano concentrate in due mesi. La riforma ha adottato il sistema in vigore nel calcio, con delle finestre sparse lungo la stagione, decongestionando la stagione estiva. Pur essendo condivisibile nello scopo, le modalità di questa riforma hanno causato vari problemi. La NBA e l’Eurolega, principali competizioni mondiali per club, sono “private” e non si fermano durante suddette finestre. A ciò si aggiunge la creazione della Basketball Champions League, un competitor dell’Eurolega gestito dalla FIBA. «Il maggiore spazio fa bene al basket, fosse per me ci potrebbero essere anche sette/otto coppe diverse. È importantissimo, soprattutto per i giocatori italiani e per il pubblico, avere la possibilità di viaggiare e di confrontarsi con altre realtà cestistiche. A me non piace tanto la mancanza di coerenza, non dimentichiamoci che la nostra federazione ha impedito l’anno scorso a quattro squadre italiane di giocare la coppa, cosa molto grave passata sotto silenzio, che ha impedito ai vari Della Valle, Polonara, Baldi Rossi, Flaccadori, di vivere una stagione in cui avrebbero accumulato una esperienza molto utile per la nazionale, quindi dov’è la linea guida? La linea guida è l’interesse singolo, ci sono effetti positivi ma sono più che altro frutto della casualità.
Il blocco a Trento, Reggio Emilia e Sassari è un triste episodio di politica sportiva, veti incrociati, favori mai riscossi (Baumann, segretario FIBA, è anche consigliere CIO: l’appoggio italiano alla FIBA doveva garantire una marcia in più nelle votazioni per le Olimpiadi romane del 2024…), risolta in un anno perso dalle tre compagini e in un nulla di fatto (l’anno successivo le squadre nostrane non avranno blocchi, portando alla situazione attuale di otto squadre italiane suddivise in tre competizioni europee in questa stagione)».

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Bogdanovic, Saric e Tomic: un terzetto di livello assoluto, che non vedremo in queste qualificazioni. Foto: CroatianSports.

Un’altalena di valori

La riforma ha avuto un impatto maggiore sulle nazionali: «Una delle conseguenze principali di cui si parla poco è il rischio di avere un mondiale senza delle big. Nel nostro girone la Croazia, per fare un esempio, rischia di non qualificarsi. La FIBA, come sempre fa, quando non entri dalla porta ti fa entrare dalla finestra, e per l’evenienza ha preparato una serie di Wild Card che porteranno i vari Bogdanovic e Saric a giocare il Mondiale, ma non mi sembra la strada più corretta. La Croazia che abbiamo visto contro la nostra nazionale credo che sia la quarta squadra croata: vediamo sì dei giocatori nuovi, e nazionali interessanti, ma è un ranking “falso”, quindi ci sono squadre come l’Olanda, con il loro migliore organico, che possono competere con la Croazia, ma non è questo il basket che vogliamo noi.

La FIBA che ha fatto di tutto per fermare la crescita dell’Eurolega secondo me ha fatto un autogol clamoroso con questa idea delle finestre. Ci sono comunque giocatori che hanno la possibilità di mettersi in mostra ad alto livello con la maglia della nazionale in un palcoscenico prestigioso. Bisogna essere tuttavia consapevoli che è una qualificazione non totalmente reale, per i motivi citati prima. Pensiamo alla Grecia costretta a giocare senza i giocatori del Panathinaikos e due giorni dopo con i vari Calathes e Pappas: all’interno della stessa finestra si vedono squadre che cambiano radicalmente il loro valore. A chi piace la pallacanestro va bene, perché sono sempre partite di basket, belle da vedere, solo che non sono molto coerenti».

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Ariel Filloy in azione contro la Lituania agli scorsi europei. Foto: Ciamillo-Castoria.

Sacchetti e la strada per la Cina

Romeo Sacchetti ha rilevato Ettore Messina, fresco di quarti di finale a Eurobasket 2017. L’ex allenatore di Sassari, ex gloria dell’Italbasket, è partito con due vittorie su due a novembre. Il bilancio positivo iniziale è tuttavia prematuro: «Intanto i giocatori hanno avuto molta libertà di esprimere ciò che sanno fare. Questa è una caratteristica di Sacchetti, anche se parzialmente figlia del fatto che abbiano avuto pochi giorni per allenarsi insieme. Credo che il tipo di pallacanestro che predilige Sacchetti sia molto adatto a questa nazionale che si trova ogni due mesi e si mette insieme in poco tempo. Dare spazio alle individualità ma all’interno di un sistema organizzato può essere utile in un concetto di nazionale con le finestre, con poco tempo per prepararsi per il prossimo anno e mezzo, e per questo credo che Sacchetti sia stato una scelta adatta.

Mi ha fatto piacere vedere l’Italbasket schierata da Sacchetti, vedere Abbass finalmente con più libertà; vedere l’autorevolezza di Filloy, che si era già fatta vedere all’Europeo. Fino a sei/sette mesi fa neanche si pensava che potesse avvicinarsi alla nazionale e ora è un elemento fondamentale. È tuttavia presto per vedere la mano di Sacchetti in una nazionale assemblata in fretta».

La Nazionale cerca una qualificazione mondiale che manca ormai dal 2006, figlia dell’argento di Atene. Di quella squadra, soltanto Belinelli è ancora in nazionale, e la sua presenza alle qualificazioni è esclusa. Considerato il forfait obbligato di Gallinari e il triste momento di Andrea Bargnani, per la prima volta dopo dieci anni la nazionale si trova orfana dei giocatori NBA, che pure non erano riusciti ad assecondare le aspettative. L’Italbasket si trova adesso in un nuovo ciclo, con meno potenziale del precedente, ma molte meno pressioni e più tempo per lavorare.

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