Bello ma non si applica: Crusader Kings

Crusader Kings 2

Paradox Interactive è ormai praticamente leader incontrastata nel campo dei grand strategy. Ben pochi giochi dello stesso genere riescono a raggiungere l’ampiezza e la profondità dei titoli della casa svedese, che pare ormai aver preso il giusto ritmo sfornando videogiochi per ogni gusto ed epoca storica esplorabile, e forse pure qualcosa in più. Pur rimanendo un fenomeno fondamentalmente di nicchia e limitato al pc, Paradox continua ad ampliare rapidamente il numero dei suoi videogiochi. Crusader Kings 2 rappresenta quindi uno tra i tanti successi del genere e dalla sua uscita il 14 febbraio 2012 è cresciuto molto, evolvendosi in maniera sostanziale e quasi incontrollata. Da un semplice gioco incentrato sui regni cristiani durante le crociate, Crusader Kings per l’appunto, si è evoluto in una mostruosità, una simulazione (ogni tanto magari fallace) dei giochi di potere dell’umanità dal 700 d.C. fino alla metà del quindicesimo secolo.

Crociati, Vichinghi, Elefanti

Ma in questo caso non solo per imperatori e re. La caratteristica di massimo pregio di Crusader Kings 2 è l’aver trasformato la strategia in un meraviglioso e quasi grottesco sandbox, in cui ogni entità del gioco è accuratamente calcolata pur riuscendo a mantenere una certa plausibilità storica. I giochi di potere che tutti i sovrani intessono e tramano per soverchiare gli altri sono realmente terribili e spesso raccapriccianti. Conversazioni riguardanti Crusader Kings 2 prese fuori contesto potrebbero facilmente portare a sfortunati equivoci, soprattutto se riguardano lo sterminio di gruppi etnici e religiosi, atrocità e supplizi, inbreeding, roghi e in particolare l’eugenetica.

Crusader Kings
La mappa completa di Crusader Kings 2.

Portare ordine nei Crusader King(doms)

L’approccio in questa sorta di delirio entropico che è Crusader Kings 2 può essere molteplice e quasi mai una via rappresenta per forza l’alternativa più funzionale. Ci si può fare strada dal basso del rango di conte, sfruttando il tempo e gli errori dei nostri nemici, intessendo una fitta rete di eventi per arrivare al nostro obbiettivo. Si può essere un intraprendente duca che finanzia le campagne del suo signore con tutti gli introiti del suo ducato e lo sostiene con le sue leve. Oppure si può guidare direttamente il gioco dall’alto della scala sociale come re o imperatore, calciando chi ci intralcia nelle nere profondità dell’oblio della storia. Altrimenti possiamo diventare un lupo mannaro e/o avere un rapporto sessuale con un cespuglio di rose, attività assolutamente degne di ogni miglior regnante. Parliamo quindi di un gioco eccezionale in grado di offrire attrattiva ad una moltitudine di giocatori varia e non sempre concorde.

Non esente da Crusader Kings

Crusader Kings 2, pur essendo un ottimo prodotto, non riesce a fare il salto necessario ad arrivare alla grandezza a causa di una lunga serie di precisi motivi, primo tra tutti la completa e assoluta mancanza d’immediatezza. Lanciarsi all’interno di Crusader Kings, o qualsiasi gioco Paradox fosse per questo, e aspettarsi di trovarsi subito al centro dell’azione è follia pura. Il gioco infatti è incentrato su decine e decine di concetti riguardanti i più vari aspetti del periodo medioevale, e non padroneggiarli tutti rischia di rovinare ogni singolo approccio. Non che osservare il caos derivante dal fallimento non sia divertente, ma potrebbe non fare per tutti. L’interfaccia grafica non migliora la già gravosa situazione, relegando i grand strategy e quindi Crusader Kings 2 a una nicchia ben ristretta ma affezionata di giocatori. Risultato di tutto rispetto, tuttavia perché abbiamo dovuto aspettare il secondo capitolo di Crusader Kings per ottenerlo?

Crusader Kings
Ti presento la mia amica, è nobile e pure simpatica.

Crusader Kings

Il primo capitolo della serie ha un passato decisamente più oscuro, nonché degli standard decisamente più bassi. Crusader Kings 2 infatti sfrutta il motore di gioco in servizio dal 2007 in casa Paradox, intitolato al famoso generale prussiano Carl von Clausewitz, mentre Crusader Kings viene rilasciato nel 2004. Viene inoltre sviluppato da uno studio esterno alla Paradox, cosa molto evidente soprattutto a livello di prestazioni. Complice la compatibilità, riesce infatti a essere poco performante anche su macchine che dovrebbero riscontrare ben pochi problemi. Al problema tecnico va ad aggiungersene anche uno di ampiezza. Crusader Kings ha infatti funzionato da base per il secondo: la versione senza DLC di Crusader Kings 2 pare somigliare molto al suo predecessore, ma non appena ci allontaniamo dai regni cristiani ci accorgiamo della fondamentale differenza, cioè che la varietà disponibile su Crusader Kings 2 surclassa quella del suo predecessore.

Problema meccanico

Tralasciando infatti quanto Crusader Kings sia meno rifinito a livello meccanico anche sui regni cristiani, potersi permettere la varietà di meccaniche caratterizzata da tutte le diverse civiltà dal 700 d.C. al 1450 d.C. permette uno stacco brutale. I regni cristiani sono però il fulcro iniziale di entrambi i titoli: quanto riesce davvero Crusader Kings a rappresentarli? La risposta purtroppo è molto poco. Ci troviamo infatti di fronte a un gioco che pare indietro sui tempi già alla sua uscita, soprattutto dal punto di vista grafico, ma non solo. Crusader Kings è infatti completamente infarcito di bug e problemi di programmazione, tali da rendere il gioco praticamente ingiocabile. Le meccaniche non sono chiare, o quando paiono essere chiare presentano buchi incredibili. Un esempio di questo problema è la gestione dei vassalli, un disastro sotto quasi ogni punto di vista, ma risolta in maniera molto più chiara in Crusader Kings 2.

Crusader Kings
L’albero di famiglia è una delle caratteristiche che rendono Crusader Kings 2 molto superiore al primo.

Fedeltà, questa sconosciuta

Gestire rapporti interpersonali è da sempre una delle prerogative di tutti i potenti. In particolare, le alleanze e i patti di reciproca protezione sono alla base di tutto il sistema feudale. In Crusader Kings il sistema risulta semplificato: alla base stanno i conti, che controllano una o più contee, seguiti poi dai duchi, che controllano un intero gruppo di contee direttamente o indirettamente. A capo di tutti questi ultimi stanno i re, i quali possono controllare molteplici regni rappresentati fondamentalmente da un gruppo di ducati. Questo divide la scala gerarchica in tre diversi gradini, dove i più o meno tutti hanno diritti e doveri verso sì chi sta sopra, ma anche verso chi sta sotto. Il vassallaggio è infatti primariamente un atto in cui ci si mette al servizio di qualcuno per ricevere protezione, promettendo qualcosa in cambio.

Abusando della fiducia

Cosa accade quindi se questo patto non viene rispettato? Nella realtà, probabilmente un discreto quantitativo di cose poco carine. Nel primo Crusader Kings ben poco, e ribellarsi è anzi incoraggiato. Non solo: tramite un particolare sistema che consiste nell’attaccare un vassallo di un nostro nemico possiamo infatti costringere il nostro signore, nel caso ne avessimo uno, ad assisterci nelle nostre guerre di conquista. Attaccando infatti un conte, ad esempio, trascineremmo in guerra con lui il suo duca. La dichiarazione di guerra del suddetto duca viene tuttavia registrata dal gioco come offensiva, costringendo a sua volta il nostro re o duca a difenderci dall’ignobile nemico. Questo è chiaramente un errore nella programmazione, poiché ci permette ad esempio di distruggere interi reami costringendo i nostri re a dichiarare guerra ai loro stessi vassalli, poveri e ignari duchi che pensavano di essere al sicuro.

Crusader Kings
Il subcontinente indiano è una delle tantissime e importanti aggiunte effettuate sulla mappa di Crusader Kings nel secondo capitolo.

Patti poco chiari

A tutti i possibili abusi delle meccaniche di gioco, si aggiunge la poca chiarezza di quest’ultime. Le conseguenze degli eventi non sono chiare e tendono anzi a essere molto confuse, quando non direttamente buggate e non funzionanti. Risulta complicato persino capire chi o che cosa cosa riguardino certe parti di testo. Le caratteristiche dei personaggi sono inoltre poco definite, così come i loro tratti, e spesso ci sono dei palesi sbilanciamenti verso alcune di esse. Persino le interazioni con la AI e gli NPC risultano totalmente sconclusionate. Crusader Kings 2 rappresenta un importante passo avanti sotto questo punto di vista che ben ne giustifica il successo, soprattutto se paragonato al suo predecessore. Basti solo pensare al fatto che nel primo capitolo sia impossibile interagire direttamente con i personaggi senza titoli nobiliari, riempiendo di fatto la propria corte di personaggi fondamentalmente inutili e anzi, generalmente lesivi nei confronti dello scorrimento del tempo di gioco.

Tempi duri

Il tempo di gioco è un altro dei punti a sfavore di Crusader Kings, paragonato al suo successore. Se nel secondo capitolo è infatti presente un comodissimo indicatore tramite cui regolare le velocità, nel primo bisogna farsi strada attraverso i menù di gioco ogni singola volta. Questo “modificare la velocità” laborioso e assolutamente poco immediato lo rende di fatto quasi superfluo. A questa pecca si unisce un’altro grande problema, complice anche la presenza di cortigiani inutili: le notifiche degli eventi. Non è infatti raro essere sommersi da inutili notifiche di questo o quell’altro cortigiano che ha deciso di farsi l’amante proprio qualche instante prima di un evento importante, e può quindi capitare di cliccare sulle scelte sbagliate nel torrente di finestre dalla dubbia utilità. Scelte che spesso implicano decisioni che rivoltano completamente il gioco e che spesso paiono cadere dal cielo senza un vero e proprio criterio logico.

Crusader Kings
L’amore ai tempi della peste.

Approfittare della confusione

Crusader Kings risulta quindi, quasi al pari del suo secondo capitolo, molto confuso. Una differenza fondamentale tra i due sta, però, in un piccolo dettaglio. In Crusader Kings 2 sono presenti gli indicatori di gioco: è molto difficile leggerli, però una volta acquisita familiarità con ciò che avviene (cosa che può richiedere ore e ore di gioco), il gioco diventa molto più facile e godibile. Nel primo capitolo, invece, quello che colpisce il giocatore è la completa mancanza di questi indicatori. Certo, Crusader Kings è figlio di un periodo in cui la prassi era utilizzare meccaniche e funzionalità che il giocatore doveva comprendere ad intuito e senza alcun genere di indicazione. Questo lasciando spazio a un gioco dove ogni giocatore forniva la sua empirica spiegazione. Bisogna però sempre essere obbiettivi e rendersi conto di quando questo approccio porti solo a frustrazione e incomprensioni e non all’obbiettivo finale di un videogioco: divertire.

Problemi non intenzionali

Come non concludere l’avventura nel primo capitolo di Crusader Kings soffermandosi su una delle principali attrattive anche del secondo capitolo: i bug. Crusader Kings si basa su in sistema in cui centinaia su centinaia di variabili si incrociano in ogni istante e danno vita a situazioni assolutamente paradossali e spesso quanto meno ridicole. Esistono centinaia di AAR (After Action Report), ovvero piccoli o grandi racconti di queste avventure. Bisogna però verificarne l’incidenza. Un bug divertente in cui uno dei propri cortigiani diventa il bersaglio dell’evento sbagliato e subisce le conseguenze di errori altrui genera sempre ilarità. Quando invece a smontarsi è un intero regno, che si paralizza come se colpito da un potente narcotico, si fa tutto sempre meno divertente. Soprattutto se di quel regno si fa parte. Soprattutto se dopo due generazioni la situazione rimane identica. Soprattutto se accade a venti minuti dall’inizio della prima partita.

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