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Fenomeno(logia): Ricardo Kakà, il bambino d’oro

Published by
Claudio Agave

Tra tutti i calciatori passati negli scorsi decenni in Italia, il brasiliano Kakà è forse l’esempio più fulgido di talento cristallino

«L’avversario più difficile da marcare? Sicuramente Kakà: sembrava che andasse con un passo continuo e poi ti fregava con un’accelerazione». Parole di Esteban Cambiasso, non proprio uno “scarsone” quando si parla di centrocampisti. L’argentino ha giocato tanti derby contro questo calciatore brasiliano, arrivato in Italia quasi per caso ma impostosi all’attenzione di appassionati e addetti ai lavori come uno dei migliori trequartisti moderni della storia. Un giocatore che, soprattutto nella sponda rossonera di Milano, ha vissuto i suoi migliori anni. Il Bel Paese nel destino, Madrid come ritorno alla realtà. Kakà forse non ha mantenuto continuità nell’ultima parte di carriera ma la Leggenda ormai gli appartiene: il brasiliano è da considerare, gioco forza, uno dei più grandi calciatori mai esistiti.

Vittorioso come pochi nei suoi anni, è stato anche l’ultimo Pallone d’Oro del campionato di Serie A. Un ragazzo che ha cambiato schemi, tattiche e modi di difendere delle squadre avversarie. Talentuoso, spesso inarrestabile per via delle sue doti fisiche e tecniche, a Milano ottenne due soprannomi che ne sottolineavano giustamente le qualità: “bambino d’oro” e “smoking bianco”. Perché Kakà era tutto quello che si potesse desiderare da un interprete del pallone nel suo ruolo: geniale, equilibrato (sia in campo che fuori), sensazionale con il pallone tra i piedi, ma soprattutto elegante, mai banale, sorprendente. Un’istituzione del pallone che il nostro Paese ricorda con innata nostalgia.

Analisi tattica

Quando Kakà arrivò al Milan, e dunque in Italia, Luciano Moggi si lasciò scappare un’affermazione che poi gli si ritolse contro: «Uno con quel nome non potrebbe mai giocare con la Juventus». Fu un errore, certo. Il campo parlò meglio, per il brasiliano dal nome atipico e ‘antipatico’ ma dalla classe fulgida e ingorda.

L’articolo completo è disponibile sul nostro magazine alle pagine 32-34.

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Claudio Agave

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