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Il punto sul vaccino per il Covid-19

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Stefano Cavallini

In tutto il mondo un grande numero di aziende si sta cimentando nella preparazione di un vaccino per il Covid-19. Ad oggi, riporta l’OMS, i vaccini in via di sviluppo sono attualmente ottantanove. Di questi, sette sono già nelle prime fasi di sperimentazione sull’uomo. Normalmente, per ottenere un vaccino sarebbero necessari dai dieci ai quindici anni, ma molti laboratori stanno accelerando i tempi, in modo da ottenere risultati entro quindici-diciotto mesi, quando non prima. Di seguito riportiamo i tentativi più significativi, in Italia e all’estero.

Nel mondo

Il vaccino per il Covid-19 è in via di sviluppo in numerosi Paesi.

Negli Stati Uniti, la Food and Drug Administration ha accordato l’avvio della sperimentazione del vaccino Ino-4800, sviluppato dalla Inovio, sostenuta anche dalla Fondazione Bill e Melinda Gates, su quaranta adulti sani. La somministrazione del vaccino avverrà tramite iniezione intradermica ed elettroporazione. Si punta ad avere risultati definitivi entro novembre.

Lo studio della cinese Cansino Biologics è quello che si trova in fase più avanzata di tutti. Questo comprende cinquecento volontari divisi in tre gruppi, sani e con più di diciotto anni. A duecentocinquanta verrà inoculato un dosaggio medio, a centoventicinque basso e a centoventicinque un placebo. La risposta verrà valutata dopo a intervalli regolari, il più lungo dopo sei mesi dalla prima somministrazione.

L’azienda statunitense Moderna e l’Imperial College London stanno sviluppando un vaccino basato sull’RNA.

Leggi anche: Prevedere e calcolare. Di tecnologia, complessità e coronavirus.

In Europa

In Germania, il Paul Ehrlich Institute ha permesso alla BioNTech-Pfizer di avviare la sperimentazione su duecento volontari in buona salute di età compresa tra diciotto e cinquantacinque anni del vaccino BNT 162. Una volta compreso il livello di sicurezza e di immunogenicità, sarà testato su soggetti a rischio.

In Inghilterra lo Jenner Institute si è accordato con l’azienda AstraZeneca per accelerare la preparazione del vaccino chAdOx1-nCoV-19. Per ora hanno sperimentato il vaccino su oltre trecentoventi volontari in buona salute. I primi dati di questa prima fase dovrebbero essere pronti entro maggio. Se tutto andrà bene, a giugno si passerà alla fase due, che coinvolgerà cinquemila soggetti.

La Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (Cepi) sta accelerando il processo di preparazione del vaccino, aumentando progressivamente la capacità produttiva prima di avere dati certi sull’efficacia e la sicurezza del vaccino, in modo di essere già a buon punto nel processo di produzione nel caso le sperimentazioni dovessero andare a buon fine.

L’Istituto Pasteur di Parigi sta mettendo a punto un vaccino, ma dovendo ancora effettuare test clinici, è più indietro di altri. Tuttavia, svolgendo la sperimentazione sulla base di un vaccino già certificato per il morbillo, questo potrebbe dare un vantaggio in termini di velocità quando sarà ora di effettuare i test.

Infine l’Europa, dietro iniziativa del Consiglio Europeo, ha lanciato un patto di collaborazione tra Italia, Francia, Germania e Norvegia per trovare un vaccino. Per ora il patto è ancora in fase iniziale, e si stanno raccogliendo fondi per avviare la ricerca.

La struttura interna del Covid-19. Foto: Wikimedia Commons.

In Italia

Anche l’Italia è in prima linea per la creazione di un vaccino per il Covid-19. Lo Spallanzani sta preparando un vaccino. Le sperimentazioni in laboratorio sono state positive e presto si procederà alla fase dei test clinici. Secondo il direttore sanitario «procedendo con questi ritmi sarà possibile avviare da luglio le prime sperimentazioni sull’uomo». Il vaccino sarebbe stato sviluppato da RaiThera, azienda biotecnologica di Castel Romano, mentre il comitato scientifico è invece coordinato dallo Spallanzani, che ha ricevuto un finanziamento di otto milioni di euro per la ricerca, cinque dalla Regione Lazio e tre dal Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica. Se non ci saranno problemi il vaccino potrebbe essere disponibile già per l’inizio del 2021.

L’italiana Advent-Irbm di Pomezia, in collaborazione con lo Jenner Institute della Oxford University, ha iniziato ad aprile i test su cinquecentocinquanta volontari sani. Secondo Pietro Di Lorenzo, CEO di Advent-Irbm, «si prevede di rendere utilizzabile il vaccino già a settembre per vaccinare personale sanitario e forze dell’ordine in modalità di uso compassionevole». La strategia dell’azienda italiana è quella di utilizzare un virus per trasportare all’interno dell’organismo gli antigeni del Covid-19, in modo da stimolare una risposta immunitaria del corpo.

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