Marco Simoncelli, il sogno più bello

Era sorridente, allegro, giocoso. Lo era per natura, per chiara predisposizione caratteriale, quasi irradiato da una luminescenza fervida e accecante, che lo faceva brillare come una stella del vespro nel mezzo del cielo scuro.

Nato a Cattolica nel 1987, Marco Simoncelli crebbe a Coriano – nel riminese – in una famiglia non ricca ma felice. Suo padre Paolo, avendo percepito e compreso per primo le abilità innate del suo figliolo, decise di appoggiarlo in tutto e per tutto, accompagnandolo a gareggiare con le minimoto sin dall’età di sette anni.

Gli inizi

La qualità di quel ragazzino era evidente, palese sotto gli occhi di tutti, e a quattordici anni, dopo aver preso parte al Trofeo Honda, vinse il campionato europeo 125. Sempre nella classe 125 esordì nel Motomondiale, confrontandosi con le migliori promesse dell’universo motociclistico, gareggiando con il team Aprilia CWF. Dopo un paio di annate altalenanti in sella ai 125 cm³, nel 2006 Marco approdò nella classe 250, alla guida della mitica Gilera RSV, sotto la supervisione di Rossano Brazzi, già capotecnico di campioni affermati come Marco Melandri e Valentino Rossi.

L’amicizia con Rossi

E fu proprio con Rossi che Simoncelli instaurò un legame speciale. I due erano grandi amici e si divertivano, coinvolgendosi l’un l’altro, a partecipare a delle improbabili e spassose gare su circuiti di provincia, spesso sterrati (uno su tutti La Cava). In questo modo entrambi migliorarono notevolmente la loro capacità alla guida e rafforzarono oltremodo la loro già solida amicizia, cimentandosi in costanti sfide a colpi di staccate e sorpassi da capogiro.

A dispetto di quanto molti scettici pensavano, il profondo legame tra Rossi e Simoncelli non si spezzò neanche quando quest’ultimo iniziò a competere ad alti livelli, esordendo in MotoGP nel 2010. Di certo, però, ci fu un comprensibile adattamento del rapporto tra i due, ora in costante contrapposizione e sempre al centro delle critiche e dell’esposizione mediatica. Amici sì, ma anche rivali, coinvolti in un pertinace conflitto sportivo che forse stimolava ulteriormente il loro agonismo e rafforzava via via il loro legame.

Leggi anche: La F1 sbarcherà finalmente al Mugello?

L’approdo in MotoGP

In sella alla Honda RC212V del team San Carlo Gresini, Marco ebbe la possibilità di misurarsi con i campioni più celebri e influenti dell’intero panorama mondiale. Migliorando gara dopo gara, riuscì a ritagliarsi uno spazio tra i piloti più affermati ed esperti. Dopo una buona prima annata nella classe regina, nel 2011 Simoncelli iniziò a collezionare prestazioni maiuscole, pole position e anche qualche soddisfazione. 

marco simoncelli

Il primo podio

Durante il Gran Premio di Brno (Repubblica Ceca), Marco ottenne il suo primo podio piazzandosi terzo al termine della gara. La definitiva consacrazione sembrava quanto mai prossima. I complimenti da parte degli addetti ai lavori e degli appassionati erano all’ordine del giorno e la giovane promessa romagnola sembrava sul punto di esplodere definitivamente. Ma nonostante ciò, con l’aumentare della popolarità, si palesarono le prime incomprensioni con gli altri piloti, dovute a qualche scaramuccia di troppo in pista e a qualche bagarre un pizzico troppo accesa. Il 16 ottobre, dopo una splendida gara nel Gran Premio d’Australia, si piazzò sul secondo gradino del podio, raggiungendo così il suo miglior risultato di sempre.

Leggi anche: Jorge Lorenzo scende dalla moto.

Il tragico epilogo

Purtroppo però le favole che si amano non hanno sempre un lieto fine, anzi, alcune terminano in modo tragico, terribile, crudele. E la favola di Marco era una di quelle. Il 23 ottobre 2011, durante il GP di Sepang, in Malesia, alla curva 11 del secondo giro Simoncelli fu protagonista di un incidente tremendo: durante una caduta, rimase aggrappato alla moto che, invece di continuare per inerzia il suo tragitto verso l’esterno, tagliò verso l’interno del tracciato, scontrandosi con la traiettoria di Colin Edwards e, ironia della sorte, di Valentino Rossi. L’impatto fu durissimo, le conseguenze ineluttabili. Il giovane morì a soli trentatré anni, lasciando un senso di amarezza e malinconia nei cuori della sua famiglia e di tutti i suoi fan.

Splendido rimpianto

Eppure, se si volesse necessariamente trovare qualcosa di non negativo nella tragedia consumatasi ormai quasi dieci anni fa, potrebbe essere il sorriso, quell’allegra spontaneità che trasmetteva costantemente, che, sia pur contornata da malinconia e rimorso, è parimenti rimasta viva e fervida nel ricordo di chi gli ha voluto bene.

Marco “SuperSic” Simoncelli, splendido rimpianto.

«Ma nella fantasia ho l’immagine sua, gli eroi son tutti giovani e belli…».

Gestione cookie