Un noioso ritorno alla normalità. Si è svolto a Roma nei giorni 30 e 31 ottobre 2021 il primo G20 ospitato in Italia. I capi di Stato e di governo delle principali economie del mondo, insieme ai Paesi ospiti e ai rappresentanti di organizzazioni internazionali e regionali, hanno affrontato le tematiche più centrali e impellenti dell’agenda globale.
Il vertice ha rappresentato il culmine di un anno di lavori effettuati nelle riunioni ministeriali, negli incontri degli Sherpa, nei gruppi di lavoro e nelle riunioni degli Engagement groups.
La domanda che più sorge spontanea in occasione di eventi così rappresentativi della volontà di esercitare una forte cooperazione internazionale è se si è trattato dell’ennesimo incontro pieno di buoni propositi, ma al quale si susseguiranno ben poche azioni concrete.
Il punto centrale sulla quale è basata l’azione del G20 di Roma è quello delle 3 P, P che stanno rispettivamente per Persone, Pianeta e Prosperità.
Funzioneranno? Per tirare le somme e provare a capire quali effetti concreti avranno le decisioni prese al G20 di Roma bisogna essere realisti e andare a rintracciare gli effetti scaturiti dagli incontri passati, coniugandoli alla realtà attuale.
Un’opzione sembra essere una via di mezzo tra un crudo pessimismo e un certo ottimismo, ovvero capire che il mondo nel corso degli anni è cambiato, e quindi rimanere inermi come in passato sembra non essere la soluzione migliore. È importante ricordare comunque che nell’ambito della cooperazione internazionale ostacoli e sgambetti sono sempre dietro l’angolo. Insomma, livellare le aspettative e non farsi troppe illusioni.
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