Juan Gómez-Jurado, al Festival delle Idee l’autore della trilogia “Regina Rossa”

Per Juan Gómez-Jurado l’ironia deve essere una caratteristica imprescindibile. Lo si intuisce anche solo cercando il suo nome su Google, quando vedi comparire quella che deve essere la sua foto prediletta, un bianco e nero in cui aggrotta la fronte, sornione.

Non certo ciò che ti aspetti da uno scrittore di gialli e thriller tradotti in quaranta lingue e autore, soprattutto, di una trilogia bestseller composta da Regina Rossa, Lupa Nera e Re Bianco.

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Eppure, fin dalle prime pagine Jurado mette bene in chiaro che l’ironia sarà una caratteristica imprescindibile anche dei suoi romanzi. Ambientati nella Spagna dei giorni nostri, vedono il più classico degli stilemi del giallo, la coppia di detective, stravolto e venato di comicità.

Intanto, non ci sono due detective.

Ci sono Jon Gutiérrez, un poliziotto grosso (“ma non grasso”), omosessuale, molto sarcastico e divertente, che prende molto a cuore i suoi casi. Soprattutto quelli umani: per salvare una prostituta dal suo protettore ha incastrato quest’ultimo e lei ha ricattato lui, svergognandolo su internet.

Nel disperato tentativo di salvare la sua carriera, Jon viene avvicinato da un misterioso personaggio dall’evocativo nome in codice Mentor che gli fa una promessa. Farà svanire dal web le prove del suo reato se lui convincerà una persona a salire in macchina.

Il secondo componente di questo bizzarro duo è la persona che deve a tutti i costi salire in macchina. Non è una persona qualunque: è la più intelligente del mondo, Antonia Scott. Nonostante le sue strepitose doti passa la vita a nascondersi, punendosi e vivendo quasi ai margini della società.

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Juan Gómez-Jurado con i protagonisti della serie Amazon tratta dai suoi romanzi, Vicky Luengo e Hovik Keuchkerian.

Più di ogni altra cosa, Antonia Scott tiene ai suoi tre minuti quotidiani in cui immagina i modi più fantasiosi per suicidarsi.

Ritiene che questo la mantenga sana di mente, e già questo è allo stesso tempo bizzarro e grottescamente divertente. Anche lei ha qualcosa da espiare, come Jon. Ma Antonia Scott non è ossessionata dall’idea di finire in carcere e perdere i manicaretti di mamma, come Jon. Lei passa il tempo a calcolare con che velocità il suo corpo si schianterebbe al suolo se volasse dalla finestra, o quanti giri fanno le ruote dell’auto che la scorta da Mentor insieme a Jon.

Jon e Antonia cominceranno a lavorare insieme per risolvere i casi più intricati e delicati, quelli che fanno alzare le braccia anche ai migliori poliziotti. E lo faranno talmente bene da attirarsi le simpatie di rappresentanti del gotha del mondo dell’investigazione e le antipatie di antagonisti degni delle migliori stagioni di Sherlock.

Juan Gómez-Jurado, che sarà ospite del Festival delle Idee il prossimo 30 settembre, è un autore esploso negli ultimi anni grazie alla sua trilogia con protagonista Antonia Scott. A determinare il fenomeno letterario che ha attirato l’attenzione di Amazon, che produrrà una serie tv tratta dai romanzi, è soprattutto l’irriverente e irresistibilmente ironica voce narrante.

Scordatevi la cupezza e la sottile ansia distillata nelle descrizioni dei paesaggi innevati dei giallisti della tradizione nordica. Dimenticate il classicismo spionistico di Ken Follett o l’occhio cinematografico di Donato Carrisi.

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Juan Gómez-Jurado racconta la morte con un amore inestinguibile per la vita.

Dissemina le pagine di osservazioni sarcastiche, descrizioni canzonatorie e continui riferimenti alla cultura pop: un esempio su tutti, le serie tv. Le scene del crimine sono efferate ma scenografiche, come una puntata di Hannibal. Gli intrighi internazionali e le situazioni da “filo del rasoio” mantengono il lettore col fiato sospeso come in Lost o ne La Casa de Papel. Non a caso per interpretare Jon nella serie Amazon è stato scelto l’attore noto per il ruolo di Bogotà nella terza e quarta stagione de La Casa de Papel, Hovik Keuchkerian.

Ma la trilogia di Juan Gómez-Jurado non è solamente una raccolta di casi apparentemente irrisolvibili di cui i protagonisti vengono a capo nonostante le loro evidenti e divertenti idiosincrasie. È anche una sottile riflessione sulla solitudine delle donne troppo intelligenti, condannate dalla loro unicità a colpevolizzarsi e a cercare di nascondersi.

Antonia Scott è profondamente sola, e lo sarebbe stata anche se l’evento che ha sconvolto la sua vita non fosse avvenuto. La sua condizione è comune a tutte le donne che valgono troppo per il mondo che le contiene e che cerca di contenerle, ma non riesce a impedire che la loro straordinarietà strabordi ovunque.

Nella sua non conformità Antonia Scott assomiglia moltissimo a un’altra eroina del thriller, Lisbeth Salander, creata dalla penna di Stieg Larsson. Se si incontrassero, chissà che esplosione di genialità riuscirebbero a generare.

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