Rintocchi dal buio: un’antologia noir di tutto rispetto

Rintocchi dal buio è un’antologia a cura di William Bavone e Jacopo Montrasi in cui alcuni autori italiani ascoltano i dieci brani di Back in Black degli AC/DC e vi creano attorno delle storie dai toni noir pubblicate una dopo l’altra. Ogni racconto ha una vita propria: inizia e finisce così come fa il brano che gli fa da colonna sonora, portando il lettore a immedesimarvisi completamente, cogliendo le intenzioni e la percezione dell’artista, ma allo stesso tempo andando alla ricerca di quegli indizi che lo porteranno a risolvere un thriller vero e proprio. Non sempre si avrà la soluzione a portata di mano: spesso ci si ritroverà a rimanere a occhi spalancati davanti all’ultima pagina della novella, una mano sulla fronte e l’espressione basita di chi forse ci aveva visto giusto ma non ci aveva creduto abbastanza.

Ma chi sono i due curatori?

William Bavone, salentino classe 1982, è laureato in Economia e autore di numerosi saggi di geopolitica, romanzi, racconti e anche favole per bambini. È già stato autore insieme a Jacopo Montrasi dell’antologia thriller Istinti distruttivi (2021) e ha pubblicato Il buio negli occhi e Il lavoro e la fede per Delos Digital sempre nel 2021. Nel 2022 si è guadagnato quattro finali nei concorsi del circuito Mondadori ed è stato vincitore della menzione Zero del Castel Nero Gransparossa Noir Festival 2020.

Jacopo Montrasi, invece, nasce e cresce a Milano e inizia a scrivere nel 2016 partecipando a un concorso nazionale di poesia e narrativa breve. Nel 2018 scrive Le memorie dell’ombra per Bertoni Editore e nell’agosto 2020 vince il premio Delos Passport con il racconto Fuerte Apache. Vince anche il Termini Book Festival e nel 2021 si aggiudica il primo posto al contest Pillole Noir. Nel 2020 i suoi racconti sono inclusi nell’antologia Pirati e Gregari, nella raccolta solidale Le improbabili e nell’antologia Racconti della devozione.

La prefazione di Massimo Cotto ci dà un’assaggio di ciò che ci ritroveremo davanti: ci prepara a non pensare a Rintocchi dal buio come a un’antologia come le altre, ma a esser pronti a vivere un’esperienza immersiva, e ci spiega anche come, senza l’utilizzo di un giradischi né di un cellulare, sarà possibile chiudere gli occhi e ascoltare bene il silenzio tra le parole per sentire le note della canzone a cui l’autore si è ispirato.

Rintocchi dal buio è un’antologia noir che porta il lettore a tenere gli occhi incollati su ogni pagina, curioso di scoprire quale sia il legame tra quel pezzo di Back in Black a cui si fa riferimento e la storia in sé, ma soprattutto pronto a immergersi nella trama e arrivare alla fine tenendo tra le mani la soluzione a quel thriller che a volte è più intricato e a volte meno, ma che non lascia comunque mai chi legge con l’amaro in bocca.

Ecco un piccolo assaggio dei racconti inseriti in quest’antologia.

“Satan’s comin’ to you

L’inferno di Bell, di Jacopo Montrasi, è il racconto d’apertura, ispirato al brano Hells Bells. Catapulta chi legge in una realtà distopica dominata da giovani e da macchine assassine, con protagonisti uomini in lotta per la propria sopravvivenza, in un mondo ormai distrutto e allo sbaraglio. Un racconto tutto al cardiopalma che apre nel migliore dei modi il libro e porta il lettore a voler scoprire sempre di più. Sicuramente una delle storie di punta di tutta l’antologia.

“Too many women with too may pills”

Dormi dormi, di Fabio Mundadori, si apre con una diversa atmosfera: nell’aria aleggia il sentore di un poliziesco e, quando si parla di un omicidio, si sta già dando la caccia all’assassino. Nessuno è al sicuro. Sotterfugi, porte nascoste, risposte celate e due donne che sembrano non raccontarla giusta portano alla scoperta della realtà, con un finale un po’ più classico ma non per questo meno interessante.

“Honey, what do you do for money?”

I miei tesori, di Diego Di Dio, è uno schiaffo a una realtà che non tutti riescono ad accettare, con protagonista una donna che ha preso delle scelte in seguito ai traumi del suo passato. Un racconto forte, narrato con parole delicate, che ci ricorda quanto il mondo possa essere duro e quanto il pericolo a volte sia più vicino di quanto immaginiamo.

“Givin’ the dog a bone”

Le colpe di Terranera, di Massimo Tivoli, è un racconto molto diverso dagli altri: più lungo di quanto ci si aspetti, intricato, circondato da un’aura che i precedenti non avevano. Non per questo meno interessante, forse soltanto meno forte, pregno di aspettative che alla fine non vengono raggiunte ma che lasciano comunque il lettore soddisfatto e non lo annoiano mai. Un uomo costretto a tornare nel luogo in cui ha vissuto un’infanzia difficile e che si ritrova ad affrontare le persone che hanno fatto parte del suo passato ci accompagna per tutto il tempo, in un via vai tra passato e presente che porterà alla soluzione di un misterioso caso.

“Don’t you fight, don’t you worry ’cause is your turn tonight”

Bozzo e Mummia e il pornazzo maledetto, di Luca Di Gialleonardo, si fa spazio tra quei racconti un po’ particolari, giovani, quasi confusionari, che catapultano in un mondo conosciuto ma che sembra grottesco e anche troppo sopra le righe. Il suo finale, però, lascia non solo con la bocca aperta ma anche con la consapevolezza che il mondo è strano, a volte anche troppo, ma che ciò che succede attorno non è mai la cosa più strana che potrebbe accadere.

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“So, look at me now, I’m just making my pay”

Quanik, di William Bavone, si colloca perfettamente nell’atmosfera dell’intera antologia noir. Un arresto, un uomo che ha perso la memoria e la sua ricerca di quell’essere che gli ha rovinato la vita, che culminano con un finale sorprendente, che lascia il lettore stupito ma totalmente soddisfatto della lettura appena fatta. Un altro dei racconti di punta della raccolta.

“Yeah, you shook me all night long…”

Una finestra sul browser, scritta da Beppe Roncari in collaborazione con Flavia Imperi, parla di un mondo futuristico ma anche molto vicino a quello dei giovani di oggi. Un mondo dominato da internet, dai ragazzi che hanno bisogno di evadere dalla loro vita ma anche da quelli che vivono in camera propria e senza alcuna via d’uscita, dagli hikikomori agli uomini violenti. Questa è sicuramente una delle storie più interessanti dell’intera antologia che, a differenza delle altre, nere e cupe, alla fine apre uno spiraglio di speranza nel cuore del lettore.

“Forget about the check, we’ll get hell to pay”

El Fantasma, di Andrea Franco, è un racconto tutto italiano che potrebbe star bene in qualsiasi telefilm americano. Anche qui gli assassini e i ricercati la fanno da padrone. Un racconto con un linguaggio diretto, forse un po’ rude e crudo, con maggiori e minuziose descrizioni, ma comunque con una fine che lascia basito il lettore e che, allo stesso tempo, lo soddisfa completamente.

Fightin’ on the wrong side of the law, of the law, yeah”

La notte sbagliata, di Filippo Semplici, ci riporta alla realtà; una realtà normale, ma anche spaventosa. Qualcosa che potrebbe accadere a tutti, un assassinio, un trauma, un rimorso e un conto da pagare. Tutto raccontato con parole lente e colpevoli, fino ad arrivare al culmine con un uomo che ha fatto i conti con il proprio passato già da tempo ed è rassegnato alla propria fine.

“Rock and roll ain’t noise pollution
Rock and roll ain’t gonna die”

Ain’t Gonna Die, di Oriana Ramunno, chiude l’opera esattamente come L’inferno di Bell l’aveva cominciata. Un’ambientazione futuristica, una fuga, la ricerca di risposte e un mondo in cui la tecnologia viene utilizzata per cambiare le persone. Un finale agognato chiude il tutto con quell’ottimismo che la maggior parte delle storie precedenti non ci aveva permesso di intravedere. Forse per il mondo e per gli umani c’è ancora speranza…

Non è necessario analizzare ogni racconto singolarmente per capire come Scatole Parlanti abbia fatto un ottimo lavoro nello scegliere William Bavone e Jacopo Montrasi come curatori di un’antologia che fa il suo dovere e che soddisfa anche il lettore più pretenzioso. Ogni storia è diversa dall’altra, ogni ambientazione lascia qualcosa a chi legge e ogni conclusione lo porta a volerne sapere ancora di più. Non tutte le storie sembrano essere in diretto collegamento con i brani a cui sono abbinate ma il lettore non può sempre essere nella mente dell’autore e, quando il racconto riesce a stare in piedi anche da solo, si può chiudere un occhio davanti a qualche piccola imperfezione.

Se ciò che Scatole Parlanti voleva ottenere era un insieme di racconti thriller, pronti per esser divorati in pochissimo tempo ed essere apprezzati dagli amanti del genere, allora ha raggiunto il suo obiettivo a pieni voti. Rintocchi dal buio rappresenta perfettamente quel connubio tra noir e racconto a più mani, catapultando il lettore in una miriade di stili che però non stonano mai tra di loro. Uno dei pochi casi, questo, in cui la presenza di autori diversi non rovina il ritmo della narrazione, rendendola anzi più interessante e spezzando quei momenti in cui un elemento può far storcere il naso, riportando subito in alto la narrazione.

Tutti gli autori son riusciti a mettere una parte di sé in storie che sembrano non essere collegate tra loro in maniera diretta ma che danno forma a un’antologia che scivola via velocemente, divorabile in pochissimo tempo, sempre con interesse.

Qualche difetto può essere notato nello stile degli autori, nel ritmo che non è sempre lo stesso e che porta il lettore a trovare un racconto molto più dinamico e veloce e un altro molto più lento e macchinoso, e forse anche nel fatto che alcuni racconti non rispecchiano al meglio i brani a cui dovrebbero essere ispirati. Tutte questi piccolissime pecche non riescono però a rovinare la godibilità dell’intera antologia. che lascia comunque ottime sensazioni e tanti argomenti di cui parlare per chi l’ha letta.

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