Convinti che utilizzando questo materiale siamo al sicuro dagli effetti a lungo termine delle microplastiche sull’organismo, tutti noi lo utilizziamo senza porci il minimo problema, ma abbiamo sempre sbagliato: ne contiene più di quanto si possa immaginare.
Le microplastiche rappresentano una delle minacce ambientali più insidiose del nostro tempo, invisibili agli occhi ma onnipresenti nel nostro ecosistema – e, in maniera preoccupante, nei nostri corpi. Questi frammenti di plastica, di dimensioni inferiori ai 5 millimetri, possono derivare dalla degradazione di oggetti più grandi o essere prodotti già in questa forma per specifici utilizzi industriali o commerciali.

Una volta rilasciate nell’ambiente, le microplastiche possono percorrere lunghe distanze, contaminando acqua, aria e suolo, e infine entrare nella catena alimentare. Gli effetti a lungo termine delle microplastiche sul nostro organismo sono ancora oggetto di studio, ma le ricerche iniziali suggeriscono possibili conseguenze preoccupanti. Queste particelle possono accumularsi nel corpo, dove potrebbero favorire processi infiammatori, causare danni cellulari e essere associate a gravi patologie, tra cui cancro e malattie cardiovascolari.
Questo materiale contiene molte più microplastiche di quanto s’immagini: ecco di quale si tratta
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, un recente studio dell’Agenzia francese per la sicurezza alimentare ha rivelato che non sono le bottiglie di plastica, ma quelle di vetro a presentare le concentrazioni più elevate di microplastiche. Questa scoperta sconvolgente mette in discussione molte delle nostre assunzioni precedenti sulla sicurezza dei materiali di imballaggio.

Le bevande contenute nelle bottiglie di vetro mostrano livelli di microplastiche da cinque a cinquanta volte superiori rispetto a quelle conservate in bottiglie di plastica o in lattine di metallo. Il colpevole di questa sorprendente contaminazione? I tappi.
I ricercatori hanno scoperto che la plastica utilizzata nel rivestimento interno dei tappi tende a deteriorarsi, specialmente durante i processi di lavorazione e stoccaggio, liberando così frammenti microscopici che finiscono nelle bevande. Questi frammenti variano in dimensione da 0,1 micrometri a 5 millimetri. In media, si trovano circa un centinaio di particelle di microplastiche per litro nelle bottiglie di vetro, un numero significativamente più alto rispetto a quello riscontrato nelle bottiglie di plastica e nelle lattine.
Le analisi hanno dimostrato che i frammenti di plastica avevano la stessa forma, colore e composizione polimerica del rivestimento dei tappi, confermando che questi ultimi erano la fonte della contaminazione. Questi frammenti si staccano probabilmente a causa di minuscoli graffi, invisibili a occhio nudo, che si formano quando i tappi vengono applicati per sigillare le bottiglie.
L’esposizione alle microplastiche è ormai una realtà quotidiana, con una stima che indica come ogni anno possiamo inalare e ingerire fino a mezzo chilogrammo di plastica. Sebbene gli effetti specifici sulla salute umana richiedano ulteriori studi, le evidenze attuali suggeriscono un impatto potenzialmente dannoso.
Tuttavia, c’è una nota positiva: gli stessi ricercatori che hanno condotto lo studio propongono una soluzione semplice per ridurre la contaminazione fino al 60%. Pulire i tappi con un getto d’aria e successivamente con acqua e alcol prima dell’imbottigliamento potrebbe rappresentare un passo cruciale verso la riduzione dell’esposizione alle microplastiche attraverso il consumo di bevande. Questa pratica, relativamente semplice da implementare, potrebbe avere un impatto significativo sulla nostra salute e sull’ambiente.