Novità importanti per tutti quei lavoratori che per varie ragioni sono arrivati alla soglia della pensione con meno di 35 anni di contributi versati: ecco cosa cambia e quali diritti possono fare valere.
Il panorama previdenziale italiano potrebbe presto accogliere importanti novità, soprattutto per coloro che hanno accumulato meno di 35 anni di contributi lavorativi. Due recenti sentenze della Corte di Cassazione hanno infatti aperto nuove prospettive per molti lavoratori che aspirano a un’uscita anticipata dal mercato del lavoro, segnando potenzialmente una svolta significativa nelle politiche pensionistiche nazionali.

La prima sentenza riguarda il riconoscimento dei contributi figurativi ai fini del raggiungimento dei 35 anni necessari per l’accesso alla pensione anticipata. Fino ad ora, l’interpretazione prevalente escludeva tali contributi dalla computabilità necessaria. Tuttavia, la decisione della Cassazione evidenzia come tutti i contributi figurativi debbano essere considerati validi ai fini del calcolo, ampliando così la platea dei beneficiari potenziali.
Parallelamente, un’altra pronuncia ha esteso l’accessibilità all’Ape Sociale anche a quegli individui disoccupati che non hanno beneficiato della Naspi. Questa misura era precedentemente riservata solo a chi aveva esaurito tale indennità e si trovava in specifiche condizioni lavorative o personali. La nuova interpretazione giuridica apre quindi le porte dell’Ape Sociale a un numero maggiore di cittadini in difficoltà.
Le sentenze sono un punto a favore dei lavoratori, ma cosa cambia davvero ai fini pensionistici?
Nonostante l’evidente impatto positivo che tali sentenze potrebbero avere sui lavoratori italiani, la prudenza rimane d’obbligo. Gabriele Fava, presidente dell’Inps, ha infatti sottolineato come le decisioni della Corte facciano stato solo tra le parti coinvolte e che sarà necessario attendere un orientamento giurisprudenziale consolidato o un pronunciamento delle Sezioni Unite della Cassazione affinché l’Istituto possa valutare adeguamenti normativi.

L’accoglienza delle nuove interpretazioni da parte dell’Inps richiederà una valutazione attenta non solo sotto il profilo giuridico ma anche finanziario. Le misure interessate derivano infatti da normative specialistiche introdotte con lo scopo di contenere la spesa pubblica; pertanto, una loro applicazione più estensiva comporterebbe inevitabilmente riflessioni sulla sostenibilità economica del sistema previdenziale italiano.
Le due sentenze rappresentano comunque un segnale importante verso una maggiore flessibilità nel mondo delle pensioni e offrono uno spiraglio di speranza per moltissimi lavoratori che fino ad oggi si sono visti negare la possibilità di accedere a forme di pensionamento anticipato o sostegno sociale in virtù di criteri interpretativamente restrittivi.
L’impatto effettivo delle decisione della Corte su larga scala dipenderà dall’esito delle future deliberazioni sia giurisprudenziali sia politiche; tuttavia è innegabile che il dibattito attuale abbia già acceso i riflettori su questioni crucialmente importanti quali equità e accessibilità alle prestazioni previdenziali.
Mentre gli addetti ai lavori monitorano attentamente gli sviluppi futuri e attendono indicazioni ufficiali dall’Inps nei prossimi mesi, resta chiaro che il tema pensionistico continuerà ad essere al centro del dibattito pubblico nazionale, con implicazioni significative sia per i singoli cittadini sia per l’economia italiana nel suo complesso.