TFR non pagato: con questo documento il datore di lavoro è obbligato a darti tutti i soldi

Il datore di lavoro è obbligato a pagare il TFR ai lavoratori: presentando questo documento, non ci saranno più dubbi. 

Nel contesto lavorativo italiano, la gestione e la certificazione dei redditi e dei trattamenti di fine rapporto (TFR) assumono un’importanza cruciale sia per i datori di lavoro che per i lavoratori.

Documenti, due uomini

C’è un documento in particolare che, se presentato, non lascia spazio a dubbi: il datore di lavoro dovrà pagare il TFR al lavoratore. Ecco di quale si tratta.

Il documento da presentare per farti pagare il TFR dal datore di lavoro

La Certificazione Unica (CU), precedentemente nota come CUD, gioca un ruolo fondamentale nel pagamento del TFR, attestando i redditi percepiti dal lavoratore e le ritenute effettuate. Tuttavia, emergono spesso dubbi e perplessità riguardo alla valenza probatoria di tale documento, soprattutto in situazioni di liquidazione giudiziale dell’azienda.

Cartellina con documento passa da una mano all'altra
Il documento da presentare per farti pagare il TFR dal datore di lavoro – thewisemagazine.it

La CU è una dichiarazione fiscale obbligatoria per i sostituti d’imposta, che certifica i redditi da lavoro dipendente, autonomo e altri redditi diversi per il pagamento dell’Irpef. Questo documento è essenziale per attestare le somme erogate al lavoratore e le relative ritenute versate all’erario. La CU deve essere rilasciata dal datore di lavoro o dall’ente previdenziale entro il 31 marzo dell’anno successivo a quello di riferimento dei redditi certificati. In caso di cessazione del rapporto di lavoro, la CU deve essere fornita entro 12 giorni dalla richiesta del lavoratore.

Una questione spesso dibattuta riguarda il valore probatorio della CU e delle buste paga nel dimostrare l’effettivo pagamento delle somme indicate. Le buste paga e la certificazione del datore di lavoro, in assenza di altri elementi probatori, non dimostrano il pagamento delle somme in esse indicate. Questo significa che, sebbene la CU e i prospetti paga attestino il diritto del lavoratore agli importi ivi indicati e la loro corretta quantificazione, non provano di per sé l’avvenuta corresponsione di tali somme.

In contesti di liquidazione giudiziale, come nel caso di aziende sottoposte a fallimento, la questione assume contorni ancora più complessi. Se il credito per TFR di un lavoratore non viene ammesso al passivo perché il Curatore ritiene provato il pagamento del relativo importo sulla base della CU depositata dal lavoratore, sorge il dubbio sulla correttezza di tale valutazione. La CU, infatti, può essere utilizzata per dimostrare il proprio credito in contesti legali, ma non attesta direttamente l’avvenuto pagamento.

In conclusione, è fondamentale che i lavoratori comprendano la natura e il valore probatorio della Certificazione Unica e delle buste paga. Questi documenti sono cruciali per attestare i diritti ai redditi e al TFR, ma richiedono ulteriori elementi probatori per dimostrare l’effettivo pagamento delle somme. In situazioni di liquidazione giudiziale, la comprensione di questi aspetti diventa ancora più essenziale per tutelare i propri diritti e navigare efficacemente le complessità legali.

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