“In fumo 10 milioni in poche ore”: il caso di Martina Strazzer e Amabile Jewels, un monito per il futuro del branding digitale
Nel mondo effimero dei brand digitali, la storia di Martina Strazzer e del suo brand Amabile Jewels si staglia come un faro di avvertimento.

In un’epoca in cui i social media possono costruire imperi commerciali quasi dal nulla, la fragilità di questi colossi digitali non è mai stata così evidente. La recente sparizione di Strazzer dai social, in un’eco inquietante del “Pandoro Gate” che ha coinvolto Chiara Ferragni, solleva interrogativi profondi sul futuro del marketing e del posizionamento di marca. Attraverso la lente analitica di Frank Merenda, che si rifà ai principi di Al Ries, esploreremo come la gestione delle crisi possa segnare il destino di un brand, per il meglio o per il peggio.
Il posizionamento perfetto di Amabile Jewels
Quando Martina Strazzer ha lanciato Amabile Jewels dalla sua cameretta a Modena, con un modesto investimento di 300 euro, difficilmente avrebbe potuto immaginare di raggiungere un fatturato di 10 milioni in soli quattro anni.

Il suo successo è stato fulminante, un’applicazione quasi testuale delle “22 Immutabili Leggi del Marketing” di Al Ries, sebbene Strazzer non avesse mai studiato tali teorie. Amabile Jewels ha creato una nuova categoria di mercato, quella della gioielleria emotiva per la Gen Z, distinguendosi per appartenenza e identità piuttosto che per il mero prodotto. Questo focus, unito a un uso sapiente delle PR anziché della pubblicità tradizionale, ha costruito un impero digitale basato su valori di empowerment e inclusività.
Tuttavia, la recente crisi legata alla gestione di una dipendente incinta ha messo in luce la fragilità di questo colosso. La discrepanza tra i valori promossi e le azioni concrete ha creato un cortocircuito nel posizionamento di Amabile, dimostrando come la gestione delle crisi non sia semplicemente una questione di HR, ma tocchi il cuore stesso dell’identità di marca. In un mondo dove l’empowerment femminile è un pilastro, il tradimento di questi valori appare come una macchia indelebile sull’immagine del brand.
Il caso di Amabile Jewels non è isolato. Da Chiara Ferragni a Elisabetta Franchi, fino a Moncler, abbiamo esempi di come diverse gestioni delle crisi possano portare a destini opposti. Ferragni ha subito un duro colpo alla sua reputazione a causa di una gestione percepita come inautentica della crisi, mentre Moncler ha trasformato una potenziale catastrofe in un’opportunità, rafforzando il proprio posizionamento nel luxury responsabile. Questi casi dimostrano che non è tanto l’errore in sé a determinare il destino di un brand, quanto la capacità di gestirlo con autenticità e rapidità.

Amabile Jewels, vivendo quasi esclusivamente sul digitale, si trova in una posizione particolarmente vulnerabile. La Gen Z, il suo target principale, è profondamente sensibile all’autenticità e alla coerenza dei valori. In un’era in cui ogni click passa attraverso un feed social, la gestione della reputazione online diventa cruciale. La crisi di Amabile mostra quanto rapidamente la fiducia possa evaporare in assenza di una risposta adeguata, sottolineando la necessità di un’architettura di marca solida e coerente.
Il caso di Amabile Jewels e Martina Strazzer offre preziose lezioni per i piccoli imprenditori nell’era digitale. Il posizionamento non è solo una questione di marketing, ma un contratto psicologico con i consumatori. La gestione delle crisi, quindi, diventa un test cruciale per l’integrità di questo contratto. Come sottolineato da Frank Merenda, la vera sfida non è solo crescere rapidamente, ma proteggere il brand nei momenti di crisi. La capacità di reagire con autenticità e rapidità può fare la differenza tra il seguire il destino di Ferragni o quello di Moncler. In un mondo dove i brand nascono e muoiono sui social, la lezione di Amabile Jewels è chiara: la coerenza tra posizionamento e azioni concrete è più che mai fondamentale.