Attraverso una sentenza della Cassazione è possibile capire quanto spetta di risarcimento per il demansionamento, ovvero lo spostamento a mansioni inferiori che fa perdere professionalità
Non sempre un lavoratore dipendente accetta il cambio di mansione. Perché può essere percepito come un peggioramento del ruolo, così come le perdite di competenze valorizzate e le prospettive di crescita professionale. Ma la sentenza della Cassazione n. 24133 di quest’anno, è stato ribadito che può scaturire un danno risarcibile dalla privazione della propria professionalità.
La Corte è giunta a un esito che riconosce il diretto alla tutela della dignità e della carriera. Un lavoratore si rivolse alla magistratura dopo una decisione del datore di lavoro nei suoi confronti per ottenere un risarcimento danni per demansionamento. La Corte d’Appello condannava la società datrice del pagamento di più di 50 mila euro per i danni di dequalificazione professionale, oltre a interessi legali e rivalutazione monetaria.
La società datrice ha fatto ricorso in Cassazione che ha ritenuto dimostrata la dequalificazione patita dal lavoratore. Ma la datrice contestava la violazione e falsa applicazione di varie norme del Codice Civile. Tra questi rientrano la carenza di prova del danno professionale e il mancato rispetto e motivazione dei criteri della sua liquidazione equitativa.
Il giudice d’appello, secondo la Cassazione, ha dato ragione al lavoratore in base alla documentazione fornita in aula e ad alcune testimonianze. La motivazione fornita dalla magistratura del secondo grado è considerata ineccepibile. Si è affermato che: “Senza dubbi di sorta, che le mansioni da ultimo assegnate esulassero del tutto dal bagaglio professionale posseduto, implementato per anni e anni, sviluppatosi nel settore delle Risorse Umane, dell’organizzazione del lavoro, delle relazioni sindacale intessute a livello territoriale e centrale”.
Prosegue dicendo: “E che mai, invece, fosse stato investito il lavoratore di compiti involgenti il differente settore informatico, nel quale peraltro è stato impegnato, senza motivazione alcuna, in compiti modesti, assai lontani dal profilo di inquadramento (Quadro Q7)”. Inoltre, questo demansionamento, secondo quanto riferito dal portale ‘Qui Finanza’ era avvenuto senza formazione diretta una riqualificazione nel settore informatico.
Il lavoratore aveva un bagaglio professionale maturato in 26 anni di esercizio nel reparto HR ed era stato trasferito al settore informatico. Insomma, una situazione molto particolare che la Cassazione ha deciso di risolvere con il risarcimento.
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