Storia del pensiero filosofico: Epicuro

La filosofia di Epicuro (341-271 a.C.) è un sistema completo e interdipendente, che coinvolge una visione finalistica della vita umana (la felicità, per il filosofo di Samo, derivante dalla assenza di dolore fisico e disturbi mentali), una teoria empirista della conoscenza (le sensazioni sono criteri infallibili), una descrizione della natura basata sul materialismo atomistico (ripreso con alcune modifiche minori da Democrito, pensatore che non abbiamo ancora mai toccato) e un resoconto naturalistico dell’evoluzione che parte dalla formazione del mondo fino alla nascita delle società umane.

Molto di quanto sappiamo della vita e del carattere di Epicuro ci arriva direttamente da Diogene Laterzio, che trascrisse tre lettere e alcune opere conservate dai suoi discepoli. Nato, come già detto, a Samo nel 341 a.C. da genitori ateniesi, proprio ad Atene si trasferisce nel 306 a.C. e là fonda una scuola, in un giardino poco fuori le mura della città. È nel giardino che i discepoli e le discepole (fatto inusuale per l’epoca, che considerava le donne come forme imperfette dell’uomo che potevano pure restare in casa), nonché gli schiavi, seguivano le lezioni del maestro, studiavano quanto egli scriveva ed emulavano il suo stile di vita semplice e spartano.

Epicuro muore nel 271 a.C. Lascia i suoi beni a due amici ateniesi, con la condizione che questi continuino ad occuparsi della scuola sotto la direzione di Ermarco, poiché costui, non essendo cittadino ateniese, non poteva diventarne legittimo proprietario. Comunità epicuree si diffondono, col tempo, in tutto il Mediterraneo, anche secoli dopo la morte del filosofo: si consideravano epicurei, tra gli altri, Cassio il tirannicida e Attico l’amico di Cicerone.

L’articolo completo è disponibile sul nostro magazine alle pagine 33-35.

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