Il Diesel è morto, l’abbiamo ucciso noi

Il 18 settembre 2015 l’Enviromental Protection Agency (EPA) – l’ente americano preposto al rispetto dell’ambiente – ha denunciato Volkswagen, accusandola di aver taroccato i test sulle emissioni dei veicoli dotati di motori diesel, i quali – secondo le rilevazioni – disperdevano nell’ambiente quantità di sostanze inquinanti nettamente superiori ai limiti imposti. Anche FCA è stata denunciata per un caso simile, con un colpo di coda dell’EPA prima dell’entrata in vigore delle deregolamentazioni proposte dal neopresidente statunitense Donald Trump, in favore di una politica orientata all’uso (e abuso) dei combustibili fossili.

La scomparsa del motore diesel, inoltre, sembra essere stata decretata anche dai recenti annunci dei produttori, dalle nuove regolamentazioni Euro 6 e dai limiti sempre più stringenti che vengono posti nelle città, come il recente provvedimento scattato a Torino o come l’intenzione di alcune città di bandire i motori Diesel dopo il 2025. Questo significa che saranno necessari filtri più potenti per sottostare alle richieste europee e per fermare quante più possibili sostanze inquinanti, il che non farà altro che far lievitare i costi.

Un’interessante infografica sulle emissioni di ossidi di azoto dei motori diesel paragonate a quelle dei motori a benzina. Photo credits @ The International Council of Clean Transportation

Questa decisione, visti gli scandali e le elevate emissioni inquinanti di tali motori, può sembrare quella giusta, almeno finché non si guarda ai prezzi, ai vantaggi e alla diffusione dei propulsori a gasolio, che rappresentano circa il 50% del mercato europeo (percentuale che in Italia sale al 55%). Tutto ciò dimostra che c’è ancora un notevole interesse per questi motori, anche visti i prezzi stellari dei carburanti in Italia.

L’articolo completo è disponibile sul nostro magazine alle pagine 19-21.

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