Ferrari e Ford, agli occhi dei comuni mortali, sembrano non avere nulla in comune. La seconda produce auto per la massa ed è un marchio visibile ovunque, che occupa le prime posizioni per quanto riguarda la vendita di auto in Europa, mentre la prima produce automobili di lusso, sportive e ad alte prestazioni, destinate a un pubblico di nicchia e facoltoso.
Fino agli anni ‘60 le due società viaggiavano su due binari paralleli. Enzo Ferrari viene descritto dai suoi discendenti come un sognatore: anche durante la seconda guerra mondiale, nonostante la sua azienda fosse dedita alla manutenzione dei mezzi per i campi da battaglia per dar lavoro ai 12 impiegati, continuava a progettare automobili. Per quanto riguarda Ford, invece, essa si occupava di produrre bombe (e può anche essere che la vecchia sede Ferrari, prima di spostarsi a Maranello, sia stata bombardata proprio con ordigni prodotti da Ford), mentre in seguito iniziò a dedicarsi ad auto per la massa.
Ford, nel frattempo, aveva sfondato negli Stati Uniti (ed era accesa la competizione con Chevrolet e Chrysler), ma il suo obiettivo era quello di far breccia nei cuori degli europei. E qual è il miglior modo per convincere i consumatori ad acquistare le proprie auto, se non quello di associarle ad un marchio vincente? All’epoca, un’automobile si acquistava perché era famosa e nelle gare aveva successo. La sfida con Ferrari si aprì proprio nel corso degli anni ‘60, con Henry Ford II che desiderava entrare nel mondo delle competizioni: la “24 Ore di Le Mans”, all’epoca la più pericolosa ed entusiasmante corsa automobilistica, era il luogo perfetto. Da lì ebbe inizio una lunga e appassionante guerra tra il cavallino rampante e l’ovale blu americano che cercava in tutti i modi di avere successo.
L’articolo completo è disponibile sul nostro magazine alle pagine 14-17.
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