Chi non vincerà?
Siamo giunti alla vigilia delle elezioni: domani, 4 marzo, saremo tutti chiamati a mettere una croce sul futuro del nostro Paese, con la consapevolezza che chiunque vinca non vincerà davvero. Sì, perché con la desolante bocciatura del referendum del 4 dicembre 2016 il popolo (che sarà pure sovrano, ma non sempre capisce per cosa vota) ha preferito lo status quo al cambiamento, giusto o sbagliato che fosse. Con il perdurare dello status quo, nonostante il neonato “Rosatellum”, si va quindi incontro a un futuro post elettorale già noto a chi come me ha potuto vivere solo governi della “Seconda Repubblica”: grandi coalizioni, maggioranze instabili e ostaggio delle correnti, promesse elettorali mai mantenute; colpa (o merito) di una eterna diatriba sulla legge elettorale, di corsi e ricorsi costituzionali paralizzanti e di limiti storici della “costituzione più bella del mondo”, talmente bella che nessuno pare abbia intenzione di cambiarla…
“La campagna elettorale più brutta di sempre”
Questa definizione, molto diffusa nel web, descrive con discreta approssimazione la situazione che i fruitori della politica (noi) si sono trovati di fronte in questi mesi di campagna elettorale: meme brutti, proposte di riforme ai confini del ridicolo, botta e risposta surreali e, soprattutto, la totale assenza di confronti TV fra i candidati premier dei principali schieramenti politici. Agli elettori non è stata data nemmeno una volta la possibilità di vedere i leader politici affrontarsi l’uno contro l’altro armati delle loro idee e del loro carisma, non c’è mai stata la possibilità di vederli confrontarsi pubblicamente con il contraddittorio (il sospetto è che alcuni di loro non ne sarebbero nemmeno stati in grado…): abbiamo assistito invece a interviste in prima serata ai singoli leader dove gli aitanti giornalisti hanno fatto da tappetino-megafono alle proposte politiche dei vari schieramenti senza aggiungere nulla di buono al dibattito politico. Una prospettiva desolante per chi, indeciso, avrebbe voluto vederci più chiaro prima di fare la propria scelta.
Il valzer delle alleanze
Con buona probabilità, considerando i possibili scenari post elettorali, al termine della contesa assisteremo alla rottura di alleanze che già oggi sembrano troppo leggere e alla formazione di grandi coalizioni molto, molto simili a quelle che abbiamo visto dominare la legislatura che domani giunge al suo crepuscolo: il silenzio elettorale ci impone di non far nomi o allusioni dirette, ma la prospettiva di assistere a un Nazareno-bis sembra molto più realistica rispetto a un governo dei partiti “populisti” coalizzati o della Destra unita; i primi non avrebbero i numeri per ottenere la fiducia parlamentare (e in ogni caso Salvini è impegnato in governi di coalizione di Destra in tutto il Nord Italia), i secondi sembrano troppo attraversati da divisioni significative al loro interno.
Comunque vada, sarà un insuccesso. E a pagare saremo noi.