La nuova Russia nel mondiale delle polemiche

Finisce così il mondiale per la Russia: un’esperienza fantastica andata fin oltre le aspettative di tifosi e addetti ai lavori, che ha portato i padroni di casa a un passo dal traguardo storico di giocarsi una semifinale mondiale al cospetto dell’Inghilterra di Gareth Southgate, in quel momento vista come una delle favorite, ma successivamente eliminata dalla Croazia. Il percorso che ha portato a questo trionfo – seppur modesto – per la Russia è però tortuoso. Sembra ormai lontano il 2014, anno in cui scoppiò lo scandalo del doping di stato, che portò non solo alla squalifica di diversi atleti – con annesso ritiro delle medaglie olimpiche – nella rassegna olimpica invernale di Sochi, ma in seguito anche ad altre sanzioni sempre rivolte al comitato olimpico russo. L’andare avanti di questa inchiesta ha fatto venire a galla una verità terrificante, in cui quasi mille atleti olimpici di bandiera russa hanno fornito dei dati falsificati alla WADA in un periodo che va dal 2011 al 2015. Per via di questo scandalo, a Rio 2016 la Russia dovette partecipare ai giochi olimpici brasiliani con una rappresentativa ridotta, mentre a Pyeongchang il comitato russo venne proprio bandito: gli unici atleti non finiti in mezzo allo scandalo doping di stato erano ammessi a partecipare come atleti della bandiera a cinque cerchi. Perciò diventa importante per i russi e per la Russia dare un’immagine diversa della propria lunga tradizione sportiva: il mondiale del 2018 doveva essere ed è stato proprio il palcoscenico adatto.
La cornice dello stadio Luzhniki, nella partita inaugurale tra Russia e Arabia Saudita. Foto: Matthias Hangst/Getty Images.
La cornice dello stadio Luzhniki, nella partita inaugurale tra Russia e Arabia Saudita. Foto: Matthias Hangst/Getty Images.
La nazionale di Cherchesov è riuscita a riportare la Russia tra le prime otto del mondo addirittura dal lontano Messico ’70, quando faceva ancora parte dell’Unione Sovietica. C’è però da dire che non è la prima volta che la nazionale dei Medvedi si fa sentire come una vera e propria realtà. Nel 2008 la Russia infatti arrivò in semifinale degli europei, finendo al terzo posto in coabitazione con la Turchia. In quel torneo la nazionale di Hiddink arrivò seconda nel girone dietro la Spagna, eliminando una ben più accreditata Olanda nel quarto di finale. Quello è stato il primo grande acuto della nazionale russa dopo lo scioglimento dell’Unione Sovietica: la Russia arrivò anche in finale degli Europei quando era ancora sotto l’URSS , ma venne fermata dalla temibile Olanda di Van Basten e Gullit.
Come detto in precedenza, il mondiale russo è stato un importante banco di prova per la Sbornaja, dato che si presentava alla rassegna più importante di tutte come la nazionale col ranking più basso tra tutte le trentadue partecipanti. La nazionale di Cherchesov prima della partita contro l’Arabia Saudita infatti viaggiava al settantesimo posto di questa classifica: perfino gli avversari del match inaugurale stavano più in alto nel ranking rispetto ai padroni di casa. C’era molto scetticismo e poca fiducia nei confronti di questa nazionale che comunque arrivava al mondiale tra mille problemi. Tra le tante critiche feroci della stampa nazionale, c’è stato un notevole problema legato agli infortuni. Diversi giocatori della nazionale russa sono stati costretti al forfait: tra questi spicca Aleksandr Kokorin, attaccante dello Zenit San Pietroburgo che era considerato – prima del mondiale – uno degli elementi di spicco che poteva dare qualcosa in più in questa nazionale, costretto a tifare da casa da una distorsione ai legamenti crociati del ginocchio. Problema infortuni che si estende anche ad altri reparti della formazione di Cherchesov. Con il ritiro dalla nazionale dei leggendari fratelli Beresutzkij, la difesa ripone tutte le speranze nei nomi di Vasin e Dzhikiya, ma anche loro saranno costretti a saltare l’appuntamento con il mondiale russo.
Aleksandr Kokorin, uno dei grandi assenti per la squadra di Cherchesov a Russia 2018. Foto: Getty Images.
Aleksandr Kokorin, uno dei grandi assenti per la squadra di Cherchesov a Russia 2018. Foto: Getty Images.
Se al problema legato alle grandi assenze si unisce quello che una forma non proprio entusiasmante nelle ultime uscite, si dipinge perfettamente quella che è l’atmosfera Russa prima di uno storico mondiale giocato in casa. La squadra di Cherchesov infatti non vinceva una partita ufficiale dall’amichevole – abbastanza inusuale – contro la Dinamo Mosca che risale addirittura allo scorso settembre. Nelle quattro uscite successive precedenti alla partita inaugurale giocata con l’Arabia Saudita è arrivato solo un pareggio con la Turchia, destando più di una preoccupazione circa le possibilità di fare bene a questo mondiale. La maggior parte delle volte infatti, la squadra di casa passa perlomeno alla seconda fase della competizione, quella a eliminazione diretta. Si pensava che si potesse verificare nuovamente una situazione simile a qyuella del Sudafrica nel 2010, nazionale oggettivamente di minor spessore rispetto a quella russa. In questo caso c’era un forte rischio che il fattore casalingo potesse venire meno. Capita spesso che si cerchi di “avvantaggiare” la squadra di casa in qualche maniera più o meno evidente – vedere mondiali Giappone-Corea 2002, ad esempio – al fine di garantire un certo spettacolo, anche per l’introduzione del VAR che ha dissipato, lungo l’arco della competizione, diversi dubbi e polemiche sul nascere. In questo caso l’unico elemento “casalingo” è stato il tifo sfegatato dei tifosi russi che hanno supportato i medvedi nelle cinque partite giocate a Russia 2018. Il match inaugurale è stato un vero e proprio trionfo: sebbene l’avversario non fosse irresistibile, la squadra di Cherchesov sembrava inarrestabile. Il 5-0 maturato contro l’Arabia Saudita ha messo in luce i talenti di Aleksandr Golovin, ma soprattutto di Denis Cheryshev. Il primo è stato a lungo un obiettivo Juve, ma sembra un promesso sposo del Chelsea, il secondo è un giocatore di scuola Real Madrid e che milita nel Villareal. Questa rassegna però è stata importante anche per altri giocatori come Igor Akinfeev, portiere e capitano di questa nazionale che è sempre stato un’eterna promessa del calcio mai completamente espressa. È la rivincita anche di Artem Dzyuba, attaccante fisico dello Zenit San Pietroburgo, scaricato da Mancini e ceduto in prestito all’Arsenal Tula perché inadatto alle tattiche del Mancio.
Artjem Dzyuba e Stanislav Cherchesov, due valori aggiunti per la Russia. Foto: Carl Recine/Reuters.
Artjem Dzyuba e Stanislav Cherchesov, due valori aggiunti per la Russia. Foto: Carl Recine/Reuters.
In tutto ciò non sono mancate anche le polemiche: dopo quelle legate al gesto dell’aquila in occasione di Svizzera-Serbia, si è verificato un episodio simile nel post partite di Russia-Croazia. Tutto parte da un video pubblicato su instagram da parte di Ognen Vukojevic e Domagoj Vida, rispettivamente collaboratore tecnico e difensore centrale della nazionale croata, che hanno pubblicato un video su instagram in cui esultano per la vittoria maturata contro la Russia con: «Gloria all’Ucraina, questa vittoria è per la Dinamo Kiev e per l’Ucraina». Parole che in terra russa non sono state viste benissimo, dal momento che i rapporti con i vicini non sono proprio rosei. Tutto ciò è risultato in un allontanamento di Vukojevic dallo staff della Croazia e nessuna sanzione disciplinare per Vida, soltanto un’ammonizione. Polemiche che comunque non si sono assolutamente sedate, anzi. La bufera mediatica sulla Russia continua, con il quotidiano tedesco Bild, che lancia un’accusa di doping nei confronti della nazionale di Cherchesov in questi mondiali. La stampa tedesca fa notare come molti giocatori – prima di entrare in campo – inalassero ammoniaca. Tutto ciò parte da delle immagini estrapolate tra primo e secondo tempo di Russia-Croazia, di giocatori che si annusavano le dita. Cosa assolutamente minimizzata dallo staff medico russo, che ribadisce di non essere non solo una sostanza dopante, ma bensì anche una pratica utilizzata da decenni da migliaia di atleti. In realtà pur non essendo una sostanza dopante, l’ammoniaca aumenterebbe la respirazione e l’ossigenazione nel sangue, anche se in maniera decisamente minore rispetto ad altre sostanze proibite. In tutto ciò, la FIFA non si è ufficialmente espressa, sebbene la gogna mediatica stia macchiando quella che fino a prova contraria resta la migliore prestazione di sempre della Federazione Russa ai campionati del Mondo.
I giocatori russi al termine di Russia - Croazia. Il sogno di una nazione intera si ferma a un passo dalla Semifinale. Foto: Getty Images
I giocatori russi al termine di Russia – Croazia. Il sogno di una nazione intera si ferma a un passo dalla Semifinale. Foto: Getty Images
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