Piero Bartezzaghi, una vita a caselle bianche e nere

Quanti, in Italia, non hanno mai sfogliato un numero della Settimana Enigmistica? Fra le riviste più longeve e note dell’editoria nazionale, La Settimana Enigmistica è un giornale talmente famoso e inquadrato nell’immaginario comune che ormai fa parte della vita di tutti i giorni di migliaia e migliaia di italiani, soprattutto nel periodo più rilassato e libero dagli impegni delle vacanze estive. A questa rivista vi è in particolar modo associato un nome, anzi un cognome, a sua volta per certi versi bizzarro o enigmatico: stiamo parlando di Bartezzaghi. Spesso storpiato Batterzaghi, Bazzertaghi o altro ancora, questo personaggio è diventato famosissimo per i lettori della rivista in quanto per anni lo si è potuto trovare sempre nello stesso posto: pagina 41, fra le ultime del settimanale, a firma del più ostico e difficile schema di parole crociate di quel numero. P. Bartezzaghi, come si poteva leggere sopra lo spigolo in alto a destra dello schema, stava per Piero Bartezzaghi, il cui trentesimo anniversario della morte ricorreva il 9 ottobre scorso.

Forse non tutti sanno che…

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Un rebus con rappresentato lo stesso Piero Bartezzaghi. La soluzione è alla fine di questo articolo.

Nella lunghissima vita della Settimana Enigmistica, che ormai si avvicina ai novant’anni di età, la figura di Bartezzaghi è stata quella che, meglio di chiunque altro, è rimasta impressa nella mente del lettore solutore, tanto da uscire dai confini della carta stampata e diventare sinonimo di un qualcosa di complicato anche nel linguaggio comune. La cosa che è interessante notare è però come Piero Bartezzaghi non fosse un umanista, o quanto meno non abbia effettuato degli studi accademici tali da giustificare il suo vocabolario: il suo talento nell’incastrare le parole è un qualcosa di innato, coadiuvato da una mastodontica cultura generale coltivata parallelamente alla scuola. Già in gioventù, Piero Bartezzaghi inizia a sviluppare una certa passione per l’enigmistica: dopo aver pubblicato il suo primo gioco all’età di tredici anni, Bartezzaghi inizia a collaborare con la Settimana Enigmistica quando ne ha appena sedici. Nel frattempo diventa perito chimico e trova lavoro a Ferrara, pur mantenendo viva la sua collaborazione con la rivista. La vita in azienda però non è la sua strada: Piero è un mago con le parole, capace di incastrare vocaboli ricercati o molto specifici senza però diventare eccessivamente astruso o impossibile da risolvere, tutto questo in un mondo in cui il computer non era ancora a disposizione di tutti.

Nel 1960 diventa l’autore di punta della Settimana Enigmistica, il suo famigerato schema libero di pagina 41 è l’appuntamento fisso per migliaia di italiani pronti a cimentarsi nell’impresa di risolverlo. Impresa ardua sì, ma non impossibile. La grandezza di Bartezzaghi sta proprio in questo: la capacità di, ogni settimana, proporre uno schema di parole crociate che mettesse sì alla prova i lettori, ma che non fosse difficile in maniera fine a sé stessa. C’è l’idea quindi di porla come una sfida impegnativa, ma che affrontata con pazienza e perseveranza consentisse di arrivare al traguardo. A ciò si aggiunge l’intuizione di allargare il campo lessicale da utilizzare: non più le canoniche 21 lettere dell’alfabeto italiano, ma si utilizzano anche quelle straniere; non solo parole italiane, ma anche inglesi, francesi, tedesche; e ancora marchi commerciali, neologismi, tutto ciò che è parola lo si può far rientrare in un gioco. Come strumenti a disposizione solo un vocabolario, un’enciclopedia e un famigerato quadernetto con appuntate tutte le parole bizzarre da poter inserire, come quelle terminanti per consonanti o contenenti lettere straniere. A ciò, ovviamente, si aggiungono i due fondamentali utensili indispensabili per ogni enigmista: carta e matita.

L’eredità di Piero Bartezzaghi

Ora, per chi non ha mai prestato particolare attenzione al mondo dell’enigmistica, sentire parlare in termini così entusiastici di un uomo che nella vita realizzava cruciverba potrebbe sembrare forse esagerato. Niente di più sbagliato: Piero Bartezzaghi è stato per anni un appuntamento fisso nelle famiglie italiane, sinonimo di una sfida in cui ognuno poteva provare a cimentarsi per migliorarsi gradualmente, settimana dopo settimana. Il Bartezzaghi è un elemento che è stato talmente forte nella quotidianità del lettore italiano in un’epoca in cui non c’era la varietà di passatempi (o distrazioni) offerte dalla televisione o da internet, da rimanere ancora oggi scolpito nella memoria e nel vocabolario italiano. A questa attività nota ai più, o comunque ai lettori della rivista, si affianca la passione di Piero per l’enigmistica cosiddetta classica: nel corso della sua vita sono infatti numerose le poesie enigmistiche scritte da Bartezzaghi, firmate con lo pseudonimo Zanzibar, in cui all’interno delle strofe sono presenti dei termini dai diversi significati e quindi con più chiavi di lettura possibile. In questi versi vi è quindi non solo una coerenza tematica su quella che è la poesia in sé, ma ve n’è pure un’altra di strofa in strofa, formando dei tanto complessi quanto affascinanti giochi come quelli della pagina della sfinge. Qua è presente un esempio per comprendere meglio ciò di cui si sta parlando. Tutti questi componimenti enigmistici sono stati raccolti in un volume intitolato Quello che volevo, pubblicato nel 1999.

La fama del cognome Bartezzaghi non è dovuta però unicamente allo stesso Piero: al momento della sua morte nel 1989, il figlio Alessandro era già un collaboratore della Settimana Enigmistica da qualche anno. Dopo aver pubblicato gli ultimi schemi lasciati da Piero, talvolta incompiuti e finiti dagli altri redattori della rivista, nell’agosto 1990 subentra a pagina 41 lo stesso Alessandro come autore delle parole crociate a schema libero di pagina 41, mantenendo quindi vivo il timore reverenziale nei confronti di un cognome che ancora oggi è sinonimo di sfida intellettuale, di gioco erudito fra enigmista e solutore. Nonostante poi nel corso degli anni la Settimana Enigmistica abbia apportato alcune modifiche, fra cui la rotazione degli autori dello schema a pagina 41, Alessandro Bartezzaghi ha raccolto il pesante testimone lasciato dal padre diventando a sua volta uno dei nomi di punta del settimanale e fra gli autori dei giochi più difficili (come la famigerata sinfonia di parole crociate). Anche il fratello Stefano è rimasto molto legato all’attività del padre: giornalista, autore e docente universitario, Stefano Bartezzaghi si occupa principalmente di linguaggio, dedicando una particolare attenzione anche all’enigmistica, ovviamente. Il terzo figlio, Paolo, è invece giornalista per la Gazzetta dello Sport, discostandosi un po’ dal mondo dell’enigmistica ma rimanendo legato a quello dell’editoria e della carta stampata.

La soluzione del rebus è: lo schema N OV redige nera LI = Losche manovre di generali

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