Tu sei il meglio di me: come rispondere alle emozioni umane? theWise incontra Claudio Agave

Nato nel 1991 a Napoli, studente dell’Università degli Studi Parthenope, Claudio Agave ha mosso i primi passi nel mondo della scrittura di fiction con i suoi racconti pubblicati nelle raccolte Scrittori per la pace (Guida Editori), Storie di Napoli. Nei vicoli del tempo (Spazio Cultura Italia, 2017), Notti magiche (Graus Editore, 2018) e Il dolore del silenzio (Edizioni Mea, 2019). Claudio è attivo anche nel mondo del giornalismo e di internet: collabora con Si gonfia la rete di Raffaele Auriemma, con il sito di Chiamarsi Bomber ed è il direttore responsabile di theWise Magazine. Ha appena pubblicato la sua prima raccolta di racconti in singolo, Tu sei il meglio di me (Onereed Edizioni, 2019).

Tu sei il meglio di me è una raccolta di sedici brevissimi racconti, tutti autoconclusivi, che descrivono diversi tipi di relazioni umane e di emozioni, le domande che suscitano e la quotidiana ricerca di una risposta a queste domande. Ne abbiamo parlato con l’autore, Claudio Agave.

Ciao Claudio, e bentornato. Partiamo dall’inizio: qual è stato il tuo primo approccio alla scrittura?

«Per me è difficile scegliere una tempistica specifica. Posso dire, comunque, che sin da piccino ho manifestato attenzione e passione nei confronti dei racconti e degli articoli. In generale, avevo voglia di approfondire tutto ciò che veniva raccontato e spiegato sulla carta stampata, per poterlo meglio comprendere. Crescendo ho poi iniziato a cimentarmi personalmente in qualche racconto, fino a quando non ho avuto la fortuna di vedermene accettati alcuni per dei contest».

Hai già pubblicato racconti in altre raccolte. Come giudichi queste esperienze, rispetto alla pubblicazione di un libro in solitario?

«Scrivere un libro a più mani è un’esperienza che consiglio a tutti. Non solo perché dà l’opportunità di conoscere tante persone splendide ma anche perché consente di ammirare e leggere tante storie di professionisti (o semplici appassionati) ultra-competenti. Io amo sempre dire che lo scrittore è un po’ un ladro, perché deve “rubare” qualcosa dallo stile e dal modo di scrivere di altri e riuscire a farlo proprio, per rendersi riconoscibile. In tal senso ho avuto tanti modelli: chiunque dovrebbe averne».

Qual è stata la genesi di Tu sei il meglio di me?

«Avevo sempre pensato, anche solo per gioco, che avrei voluto scrivere qualcosa di più. Con il tempo mi sono concentrato sull’università e, soprattutto, sul lavoro da giornalista, che richiede davvero un’energia intensa, quindi la cosa sembrava accantonata. A un tratto, però, mi sono detto che era arrivato il momento di provarci. Così, nel 2017, ho iniziato a scrivere i racconti che sono presenti nel libro. Non ho iniziato con un romanzo, lo confesso, perché avevo un po’ paura di non riuscire a tenerne insieme i pezzi. Adesso che ho compreso i meccanismi, però, so che potrei scriverne uno».

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Napoli è lo sfondo di molte storie e personaggi della letteratura italiana contemporanea: mi viene da pensare alle Lenù e Lila di Elena Ferrante, o al commissario Ricciardi di Maurizio De Giovanni, e d’altronde anche tu ne hai già scritto. Quanto è presente la tua città in Tu sei il meglio di me?

«In tutta sincerità, ho cercato di discostarmi il più possibile da questa narrazione, che a tratti trovo molto retorica. Napoli è la città del mio cuore, ci vivo e ne sono innamorato: spesso altrove si ha una percezione distorta del posto e questo mi infastidisce molto. Al tempo stesso, però, ho voluto distanziarmi dal raccontare la città, sia perché c’è chi lo fa molto meglio di me – come gli autori citati nella domanda – ma anche per il fatto che sentivo la necessità di fare qualcosa di diverso, che avesse un respiro e una percezione differenti. Le mie storie non hanno un’ambientazione chiarissima o specifica. Il posto è importante, ma credo che i protagonisti di ogni storia debbano essere sempre le persone. Il resto è un contorno».

Quali sono state le tue influenze letterarie? Ti sei ispirato ad altri autori o racconti nello scrivere le storie di Tu sei il meglio di me?

«Per questo lavoro non mi sono ispirato a nessuno in particolare. Ho preso spunto, più che altro, da episodi capitati ad altre persone o più o meno velatamente appartenenti a una certa cultura pop, soprattutto in fatto di cinema e libri. Sicuramente però, nello stile di scrittura e nel modo di comunicare, ho cercato di prendere qualcosa da autori che stimo molto, in particolare Chuck Palahniuk, Charles Bukowski e Stefano Benni, di cui ho divorato libri e racconti. Posseggono quello stile un po’ sporco, a tratti grezzo se non addirittura molto crudo, che mi ha sempre affascinato tanto».

Qual è il racconto a cui sei più legato?

«In verità ce n’è più di uno a cui sono legato. Ho ricevuto tanti complimenti per Bivio, che parla di un uomo indeciso se tradire o meno la moglie. Ho amato molto scrivere Serena perché racconta un episodio vero di una persona a me vicina. Altri, per quanto difficili da scrivere, sono stati molto intensi e mi hanno regalato sensazioni molto soddisfacenti appena terminati. Penso a storie come Intervista, Dogchat e Taglierino, le quali fanno parte di generi completamente opposti ma che, da lettore, amerei leggere per il loro coinvolgimento».

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Finora hai pubblicato racconti che trattano argomenti molto diversi: dal calcio alla violenza sulle donne, mentre Tu sei il meglio di me mostra la poliedricità dei sentimenti umani. C’è un filo conduttore comune tra questi temi che sembrano molto diversi?

«Sicuramente le emozioni. Le storie sono tutte autoconclusive, non c’è un filo diretto che collega tutto come in un grande disegno. Il mio obiettivo, però, è sempre stato quello di rappresentare le emozioni in tutte le loro sfaccettature nel corso del libro. Mi auguro di esserci riuscito, perché far comprendere o trasmettere un’emozione è forse una delle cose più difficili al mondo, nonostante si possa pensare il contrario».

Forse è una domanda un po’ precoce, ma ci provo lo stesso. Hai altri libri in progetto per il futuro, dopo Tu sei il meglio di me?

«Sto lavorando a due romanzi. Uno di stampo sportivo, l’altro invece parlerà di un tema molto delicato in ambito di malattie maniaco-depressive. Saranno dei banchi di prova importanti. Ma, al di là dei risultati che otterranno, certamente continuerò a progettare anche altro, in futuro».

Grazie di avere risposto a queste domande. Ai nostri lettori ricordiamo che Claudio terrà la seconda presentazione di Tu sei il meglio di me lunedì 2 dicembre, alle ore 18, presso la sala Silvia Ruotolo della Municipalità Vomero-Arenella a Napoli.

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