Il passaporto più inutile al mondo: la Transnistria

La forza di un passaporto tendenzialmente si misura sulla base del numero di Paesi che un detentore del documento può visitare senza necessità di un visto formale (quindi escludendo programmi visa-waiver tipo l’ESTA per gli Stati Uniti) da richiedere prima dell’arrivo. Il passaporto più “forte” al mondo è quello degli Emirati Arabi Uniti, che dà diritto alla visita di 179 nazioni senza la necessità di ulteriori procedure antecedenti all’arrivo. L’Italia occupa la terza piazza di questa classifica con 171 Stati, a parimerito con Danimarca, Austria, Stati Uniti, Corea del Sud e Svizzera. In fondo alla classifica si trova l’Afghanistan, con soli 35 Paesi visitabili. Al di sotto, tuttavia, esiste un passaporto con ancora meno forza, appunto perché proprio di uno Stato non riconosciuto. Si tratta di quello della Transnistria, che dà diritto a viaggiare in soli due Paesi (anch’essi non riconosciuti): l’Ossezia del Sud e l’Artsakh.

La bandiera della Transnistria.

In breve, il passaporto transnistriano è un soprammobile nemmeno tanto bello. Per tal motivo la gran parte dei detentori di questo passaporto solitamente ne ha almeno un altro (nella stragrande maggioranza dei casi ucraino, russo o moldavo). Il primo passaporto è stato stampato il primo ottobre del 2001, mentre prima veniva semplicemente inserito un foglio addizionale nel passaporto moldavo, ucraino o russo che indicava l’appartenenza della persona alla Repubblica Moldava del Pridniestrov (il nome ufficiale della Transnistria).

Successivamente alla caduta del muro di Berlino i vari regimi sovietici dell’Europa orientale vennero progressivamente sostituite da repubbliche di stampo occidentale. La maggior parte delle situazioni territoriali venne definita mantenendo i confini precedenti con due sole eccezioni: la Cecoslovacchia, separatasi in due repubbliche diverse, e la Moldavia. Prima della dissoluzione dell’Unione Sovietica, la Repubblica Socialista Moldava era una delle repubbliche facenti parte dell’URSS. In seguito alle riforme di Gorbačëv le differenze di velocità tra politica ed economia portarono a una graduale crescita del nazionalismo. Ora, sul territorio della Moldavia sono presenti diverse etnie: in maggioranza i moldavi, mentre i russi e gli ucraini costituiscono una minoranza concentrata nella regione della repubblica situata oltre il fiume Dnestr.

Transnistria chi?!

La Transnistria iniziò a mostrare segni d’insofferenza già prima della trasformazione della Repubblica Socialista Moldava in Repubblica Moldava, avvenuta il 23 maggio 1991 (l’indipendenza definitiva avvenne a fine agosto). Un referendum tenuto sul territorio della regione a settembre del 1990 portò all’indipendenza de facto, ma la nuova costituzione moldava includeva tra i propri territori tutti quelli che erano parte della precedente repubblica socialista, ivi compresa la Transnistria. La fine dell’Unione Sovietica fece precipitare la situazione, che nel 1992 degenerò in un vero e proprio conflitto armato che durò da marzo a luglio e si concluse con un cessate il fuoco che perdura tutt’oggi e che è garantito da una commissione trilaterale Russia-Moldavia-Transnistria.

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Checkpoint ucraino al confine con la Transnistria. Foto: Wikimedia commons.

Ciò che impedisce alla Moldavia di entrare in forze in Transnistria e riassicurare il dominio sulla regione è principalmente la presenza russa militare a Tiraspol (capitale della Transnistria): considerando la presenza del deposito di armi russe più grande d’Europa (al di fuori dei confini nazionali), vi è presente un contingente di circa duemila effettivi di militari di Mosca, pronti a intervenire in caso di ingresso moldavo nei territori della Transnistria.

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Nel 2014, dopo l’annessione della Crimea, la Transnistria ha chiesto l’annessione alla Russia. Una soluzione del genere porrebbe Mosca ancor più in rotta di collisione con il resto della comunità internazionale. Altro problema di notevole magnitudine è rappresentato dall’assenza di una contiguità territoriale e dalla ridotta capacità di Mosca di integrare un territorio a tutti gli effetti estraneo: a tutt’oggi, dopo sei anni dall’annessione della Crimea (vale la pena ricordarlo, ancora non riconosciuta dalla gran parte della comunità internazionale) i servizi vanno a singhiozzo e si verificano black out praticamente quotidiani. Tali problematiche sarebbero notevolmente amplificate senza una vera contiguità territoriale tra il territorio della Federazione Russa e quello della Transnistria.

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