Simon Kjær, quando la tattica fa la differenza

Il 24 luglio 2020 si è giocata in un San Siro deserto Milan-Atalanta, una delle ennesime partite di questa folle estate post-Covid. Simon Kjær, come spesso gli succede da quando indossa la casacca rossonera, è risultato uno dei migliori in campo. Eppure, quando il Milan annunciò il suo ingaggio non pochi tifosi storsero il naso. Età avanzata e molte ombre alla corte di Gasperini ne avevano pregiudicato l’appeal: un «ex calciatore», si mormorava sui social di matrice milanista. Ma Simon Kjær in pochi mesi ha stupito tutti e oggi è un punto fermo della rivoluzione di Pioli.

Simon Kjær: gli esordi e l’approdo a Palermo

Simon Kjær è un calciatore danese, classe 1989 e da anni sul taccuino degli appassionati di calcio. Le sue prime tracce sul territorio italiano risalgono al Torneo di Viareggio del 2008, quando con i danesi del Midtjylland si mostrò in tutto il suo talento. Difensore possente (alto 1,91) ma tecnicamente estremamente dotato, si fece notare per il senso della posizione eccellente. Il suo nome finì presto nelle liste dei desideri dei direttori tecnici della Serie A e il più veloce ad accaparrarsi le sue prestazioni fu Rino Foschi, allora d.s. del Palermo di Zamparini. Simon Kjær venne pagato quattro milioni di euro e iniziò la sua avventura nel nostro campionato il 26 ottobre 2008, a nemmeno vent’anni.

Dopo due anni di prestazioni sorprendenti con la maglia rosanero il calciatore danese scelse di tentare il salto di qualità accasandosi al Wolfsburg, società tedesca in quegli anni in rampa di lancio. Nello stesso periodo la prestigiosa rivista sportiva spagnola Don Balón lo inserì nella lista dei migliori calciatori nati dopo il 1989. La sua permanenza nel campionato teutonico durò un triennio, alternata però al prestito non felicissimo alla Roma. La tappa successiva fu invece la Ligue 1, con la maglia del Lille. Due anni in cui Simon Kjær collezionò sessantasei presenze e grande considerazione.

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Le esperienze in Turchia e in Spagna

La carriera del calciatore danese aveva però preso una strada non all’altezza delle aspettative. Posto che Wolfsburg e Lilla sono società di tutto rispetto, probabilmente per un difensore con le sue capacità ci si sarebbe potuto aspettare molto di più. Lo snodo successivo portò Simon Kjær in terra ottomana, precisamente al Fenerbahçe, formazione nel gotha del calcio turco ma non sicuramente appartenente all’élite europea. Di questa avventura si ricordano le cinquantacinque presenze e il duro screzio avuto con Zlatan Ibrahimović in una sfida di Europa League tra Fenerbahçe e Manchester United. Nessuno avrebbe potuto ipotizzare che in un futuro nemmeno troppo prossimo l’approdo dei due duellanti in rossonero si sarebbe rivelato così determinante per le sorti del mondo Milan. Finita l’avventura biennale in Turchia Simon Kjær scelse di ripartire dal Siviglia, dove trascorse ancora due anni prima di fare ritorno in Italia.

Simon Kjær con la maglia del Siviglia. Foto: Wikipedia.

Gli equivoci tattici che hanno frenato Simon Kjær

Scartabellando tra le statistiche di Simon Kjær si nota come il difensore danese, nelle sue esperienze ante-Milan, abbia quasi sempre superato i venticinque gettoni stagionali, arrivando a superare addirittura i quaranta in una stagione al Lille e in due in Turchia. Le uniche due eccezioni riguardano le esperienze italiane dopo il Palermo, ovvero Roma (ventiquattro) e Atalanta (solo sei in mezza stagione). Quindi un rendimento da titolarissimo all’estero e da comprimario in Italia. Come mai? La ragione probabilmente è prettamente tattica. Nell’annata 2011-2012 la Roma affrontò senza molto successo la rivoluzione tattica di Luis Enrique: accenni di tiki taka in salsa catalana e un’indole ultra-offensiva. Un contesto dove il difensore danese faticò a trovare le contromisure. A Bergamo si è recentemente verificata una situazione simile, con l’aggravante di una complicata difesa a tre da interpretare.

Nelle idee di Gasperini, Simon Kjær avrebbe dovuto occupare la casella di quarto difensore, un elemento d’esperienza utile per le rotazioni da turn over. Ma le idee di calcio del tecnico di Grugliasco prevedono un’impostazione propositiva, con tanto di richiesta ai tre difensori di accettare con costanza l’uno contro uno, anche con molto spazio da coprire. Simon Kjær, che tra le sue caratteristiche non ha sicuramente lo sprint, ha faticato enormemente ad entrare nei meccanismi nerazzurri. Incomprensioni che hanno spinto il difensore danese a scegliere altri lidi.

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Il passaggio in rossonero e alla difesa a quattro

Quando agli occhi del suo entourage si è prospettata l’occasione rossonera Simon Kjær non se l’è fatta scappare. Il Milan di Pioli era alla ricerca di un difensore d’esperienza da affiancare a Capitan Romagnoli e Kjær rispondeva pienamente alle aspettative: costo sostenibile (prestito con opzione per il riscatto), background europeo e capacità di guidare un reparto anagraficamente molto giovane. Ciliegina sulla torta: difesa a quattro ritagliata su misura. L’ingresso di Kjær si è rivelato immediatamente determinante per le sorti milaniste. Il centrale danese si trova perfettamente a suo agio se affiancato da un compagno di reparto. Inoltre nelle idee di Pioli vi è un calcio verticale ma senza appostamenti difensivi nella metà-campo avversaria. Questo permette a Kjær di far valere il suo senso della posizione e il suo tempismo, senza doversi avventurare in complicati coast-to-coast in campo aperto. Non solo: l’arrivo di Ibrahimović ha sdoganato anche la buona vecchia palla lunga, fondamentale in cui Kjær è maestro.

In poco tempo Simon Kjær è riuscito a conquistarsi la fiducia di compagni e tifosi. Della sua presenza hanno beneficiato anche Romagnoli e i terzini, i quali hanno alzato di molto l’asticella delle performance. I primi ad accorgersi della bontà di questo calciatore sono stati però i dirigenti, che poco dopo la ripartenza del campionato hanno intavolato le trattative per il riscatto definitivo. Il 15 luglio il Milan è così diventato il proprietario del suo cartellino pagando 3,5 milioni di euro al Siviglia. Ora per Simon Kjær si prospettano ancora due anni da protagonista nel progetto milanista, ben posizionato nella difesa a quattro impostata da Stefano Pioli. Perché è risaputo, a volte la tattica fa tutta la differenza del mondo.

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