Il Concilio Vaticano II è stato il più recente concilio ecumenico della Chiesa Cattolica, ed è ricordato come quello che ha rivoluzionato il volto della Chiesa contemporanea.
Il Concilio Vaticano II, spesso abbreviato in Vaticano II, fu annunciato nel 1959 da papa Giovanni XXIII, nato Angelo Giuseppe Roncalli, e vide il suo inizio nell’ottobre 1962. Il 3 giugno del 1963, papa Giovani XXIII morì, e al soglio pontificio venne eletto papa Paolo VI, nato Giovanni Battista Montini, che nel suo primo discorso pubblico annunciò di voler proseguire il concilio. Vi furono quattro sessioni, e il Vaticano II terminò l’8 dicembre del 1965, nel giorno dell’Immacolata Concezione.
L’atteggiamento complessivo dei padri conciliari fu riformista, ma era presente una minoranza, riconoscibile nel cardinale Giuseppe Siri, che era ostile all’apertura progressista che la Chiesa si proponeva di dimostrare. Paolo VI voleva però che si tenesse conto anche della minoranza e che tutti potessero esprimere la propria opinione riguardo ai documenti conciliari da approvare. L’obiettivo del pontefice era quello di evitare malumori e scismi.
Paolo VI fu un grande riformatore per la Chiesa Cattolica, guidando quest’ultima verso un volto più materno, all’insegna della carità e della promozione umana. Il suo magistero è stato ripreso da papa Francesco, improntando una Chiesa più vicina agli indigenti e ai meno fortunati. Non a caso, Giovanni Battista Montini è stato proclamato santo da papa Francesco nel 2018.
Nelle varie sessioni, furono approvati diversi documenti. In ordine di importanza decrescente vi sono le quattro costituzioni, tre dichiarazioni e nove decreti.
Questa è la prima delle quattro costituzioni. Promulgata il 4 dicembre 1963, ha come oggetto la riforma della liturgia. L’obiettivo è quello di aumentare la partecipazione dei fedeli durante la celebrazione della Santa Messa. Questa costituzione esprime il desiderio della Chiesa secondo il quale tutti i fedeli debbano essere formati alla partecipazione attiva delle celebrazioni liturgiche in forza del loro essere battezzati.
Nel tempo si era creato un doppio livello di partecipazione. Accadeva che, durante la celebrazione del rito, il sacerdote celebrasse la funzione in latino, mentre i fedeli pregavano in italiano in disparte.
La prima grande rivoluzione del Concilio Vaticano II fu quella di tradurre la messa dal latino all’italiano. Nella Costituzione si legge che la liturgia è una ricca fonte di istruzione per i fedeli e si impose poi una formazione liturgica sia per i fedeli che per il clero stesso.
Papa Paolo VI istituì nel 1964 un’ apposita commissione, denominata Consilium ad exsequendam Constitutionem de Sacra Liturgia, che lavorò alla revisione della liturgia dalla chiusura del Concilio fino al 1969.
Promulgata il 21 novembre 1964, è la seconda costituzione in ordine temporale. In questo documento si prende in esame l’ecclesiologia, cioè la consapevolezza che la Chiesa ha di se stessa.
Si legge nel testo che come Gesù spogliò sé stesso e si fece povero, così deve fare la Chiesa, per rendersi vicina agli uomini che soffrono. Si esorta quindi ad una vera imitazione di Cristo, in ottica di una Chiesa povera per i poveri. Non si parla più di una Chiesa verticale e piramidale, ma di una Chiesa orizzontale e comunitaria, fondata sull’uguaglianza battesimale di tutti i membri. L’unico vero capo della Chiesa è Gesù.
Infine si parla del sacerdozio. Si legge che ogni battezzato deve portare avanti, insieme agli altri battezzati, un sacerdozio comune. Accanto a questo ci sarà poi un sacerdozio ministeriale, riservato ai religiosi che hanno preso effettivamente i voti. Le due modalità di sacerdozio sono diverse, ma sono collegate strettamente e partecipano al sacerdozio di Cristo, l’unica vera fonte di salvezza.
Questa costituzione, approvata il 18 novembre 1965, ha come oggetto le modalità con cui far comprendere la parola di Dio. Si veniva da una tradizione in cui era stato visto con diffidenza il fatto di mettere la Bibbia nelle mani della gente comune. Solamente Lutero aveva parlato di libera interpretazione, mentre nel mondo cattolico era rimasta la convinzione che le Sacre Scritture dovessero essere lette in modo tradizionale, con la necessaria mediazione del sacerdote. Complessivamente, regnavano ignoranza e analfabetismo biblico fra i fedeli cristiani.
Il documento vuole risolvere questo problema, rimettendo la liturgia e la parola di Cristo al centro della vita del fedele. Si parla di una vera e propria educazione, definita pedagogia divina, che collega in modo logico e critico i contenuti della Bibbia. Diventa allora necessario che tutti i fedeli apprendano le scritture in modo diretto e che i sacerdoti conservino contatto con le scritture, ascoltando la parola di Dio dall’interno dei propri cuori.
Questa è l’ultima costituzione e la sua promulgazione indica anche la fine del Concilio Vaticano II. Approvata il 6 dicembre 1965, è un documento ampio, che non era previsto, ma che fu comunque pubblicato. Esso Riguarda la Chiesa nel mondo contemporaneo e la visione che la Chiesa ha della società.
Nel documento si afferma che il dovere della Chiesa sia quello di «scrutare i segni dei tempi ed interpretarli alla luce del Vangelo». Diventa quindi necessario conoscere e comprendere il mondo in cui la Chiesa stessa opera. Altro compito della Chiesa è quello di individuare ed eliminare i peccati, che sono presenti, essendo la Chiesa formata da uomini peccatori.
Si sviluppa poi un discorso sulla partecipazione. Ne deriva il bisogno di una conoscenza verso se stessi, per essere educati alla socialità e alle relazioni. La giustizia diventa condizione necessaria per poter avere un’educazione al senso sociale e alla responsabilità, che porta al pieno sviluppo della personalità di ciascuno.
La missione della Chiesa diventa allora quella di promuovere il progresso culturale. Ogni uomo deve imparare a formare un proprio giudizio personale sugli avvenimenti e sui fatti che lo circondano, e deve sempre essere informato su ciò che accade.
Si parla poi di promozione della pace, sottolineando il dovere del superamento di ogni pregiudizio, odio e guerra, che deve essere alla base delle politiche estere di ogni paese.
L’ultimo punto della costituzione riguarda il dialogo. Questo deve avvenire tra la Chiesa e il mondo e all’interno della Chiesa stessa, promuovendo la mutua stima, il rispetto e il riconoscimento delle diversità.
Riprendendo la costituzione Gaudium et Spes e l’importanza che essa attribuisce all’educazione dell’uomo, risulta importante anche la dichiarazione Gravissimum Educationis, sempre del 1965.
Il miglioramento era visto positivamente, tuttavia l’analfabetismo rimaneva un problema per la società. Nel documento si legge che tutti gli uomini hanno il diritto inalienabile di essere educati a una fraterna convivenza per garantire la pace. Senza discriminazioni, l’educazione si fa carico delle differenze e ne tiene conto, adattandosi per sviluppare la personalità di ciascuno in modo pieno.
Si rinnega poi ogni colonialismo culturale, promuovendo il rispetto per le culture locali, senza scontri e senza sentimenti di superiorità.
Analogamente il sinodo dichiara che fanciulli e giovani hanno il diritto di essere aiutati a conoscere Dio, ma al contempo hanno il diritto ad avere strumenti per giudicare in maniera critica gli insegnamenti. La religione è un diritto, e pertanto può essere accettata o rifiutata liberamente. Porsi il problema religioso è giusto, ed ognuno troverà in se stesso le risposte che ritiene più corrette, senza imposizioni.
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