Non solo criptovalute: gli altri utilizzi della tecnologia blockchain

In queste ultime settimane le criptovalute e soprattutto Bitcoin, la prima e più famosa tra tutte, hanno trovato ampio risalto su televisioni e giornali grazie ai continui record raggiunti in termine di valore e agli endorsement ricevuti da personaggi del calibro di Elon Musk. Per gli esperti del settore, investire nelle criptovalute non è una novità di adesso, ma dopo un lungo periodo di calo, le valute digitali stanno vivendo una vera e propria rinascita. Basti pensare che nel giro dell’ultimo anno Bitcoin ha decuplicato il proprio valore, trascinando le altre valute e trasformandole in veri e propri asset finanziari e fonti di guadagno. Quello che probabilmente non tutti sanno è che le criptovalute sono solo un tipo di utilizzo di un’infrastruttura che viene impiegata in diversi campi dell’innovazione digitale: la tecnologia blockchain. Ma in cosa consiste esattamente?

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La tecnologia blockchain: breve spiegazione tecnica

Nel libro Tecnologie Radicali, lo scrittore e urbanista Adam Greenfield afferma: «Gran parte dei discorsi sulla blockchain cominciano e finiscono allo stesso modo: nella perplessità». In parte perché il concetto di blockchain non è paragonabile a qualcosa di concreto con cui confrontarlo. In parte perché è un’innovazione recente, sviluppata soltanto a partire dal 2008 da un gruppo di ricercatori sotto lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto. Storia con un velo di mistero visto che, tuttora, non si conosce realmente chi ci sia dietro a questo nome.

Come si può vedere dallo schema sottostante, l’infrastruttura blockchain permette ai nodi di una rete (i computer) di scambiare informazioni tra di loro in modo diretto senza passare per un intermediario (come in un sistema centralizzato). Questo avviene grazie a determinate caratteristiche riassumibili nella definizione di fiducia decentralizzata: si passa dalla fiducia verso una terza parte, di solito umana, a una matematica. La mancanza di un garante è sopperita dalla tracciabilità delle transazioni, le quali vengono salvate in ordine cronologico all’interno di registri pubblici comuni a tutti i nodi. I registri a loro volta non si possono modificare o cancellare rendendo i singoli scambi trasparenti. Infine, le parti in causa possono mantenere l’anonimato visto che si scambiano un codice crittografato di cui solo loro conoscono la chiave.

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Differenza fra sistema centralizzato e sistema blockchain.

Le caratteristiche appena descritte ci fanno capire come mai la blockchain ha trovato così ampio utilizzo nel campo delle criptovalute. Venditori e acquirenti possono eseguire transazioni economiche senza pagare le commissioni a banche o piattaforme intermediare e in modo anonimo, preservando le proprie informazioni. Per gli stessi motivi, però, Bitcoin e le altre valute digitali sono considerate una forma di pagamento con luci e ombre. Tra le altre cose, permettono di acquistare beni e servizi discutibili nel dark web e alimentare traffici illeciti. Come vedremo ora, fortunatamente la tecnologia blockchain è molto di più delle sole criptovalute.

Blockchain e moda: l’abbigliamento certificato di Martine Jarlgaard

Secondo solo all’agroalimentare, quello della moda è tra i settori più colpiti ogni anno dal problema del mercato dei falsi, il quale provoca forti disagi sia dal punto di vista del fatturato che della perdita di posti di lavoro.

Questo è uno dei motivi che hanno spinto la stilista Martine Jarlgaad, fondatrice dell’omonimo brand, a impiegare la tecnologia blockchain nelle sue linee di abbigliamento. In collaborazione con la start-up londinese Provenance, Martine si impegna a dare al consumatore un capo che è tracciato durante tutto il processo di produzione e che può essere controllato tramite un’app, scansionando il codice QR stampato sull’etichetta. Lo scopo è di rendere il consumatore più consapevole del proprio acquisto e fidelizzarlo al marchio attraverso il valore della trasparenza. Trasparenza che, secondo quanto affermato dalla stessa stilista, dovrebbe coinvolgere tutte le case di moda, non solo per evitare la contraffazione, ma per favorire un consumo più etico e sostenibile, nel rispetto delle materie prime e dei lavoratori della filiera.

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Homepage del sito web di Martine Jarlgaad.

Blockchain e salute: il tracciamento di medicinali e vaccini

Già da qualche tempo diverse istituzioni progettano di utilizzare la tecnologia blockchain nell’ambito medico-sanitario. Per esempio, il Ministero della Salute afgano, in collaborazione con la startup Fantom, ha fatto un primo tentativo a livello di salute pubblica. Similarmente a quanto visto con il progetto di Martine Jarlgaad, l’utilizzo della blockchain è volto a evitare il mercato dei medicinali contraffatti e a riuscire a garantire ai pazienti cure con farmaci certificati.

L’infrastruttura blockchain, inoltre, sta tornando utile durante questo anno di pandemia, soprattutto per quanto riguarda i vaccini. Pfizer, per esempio, sta usando questa tecnologia per tenere sotto controllo la catena del freddo durante tutto il viaggio delle fiale, dalla fabbrica ai centri di vaccinazione. Come spiegato dal CTO di Everyware, l’azienda produttrice dei sensori per il controllo della temperatura, è di vitale importanza che i vaccini siano mantenuti alla temperatura costante di -80° fino alla loro somministrazione. Un minimo errore di conservazione potrebbe mandare a monte un’intera programmazione vaccinale ed è per questo necessario che i dati raccolti lungo tutto il percorso di consegna siano registrati e, ancora più importante, che non vengano in alcun modo alterati.

È dello stesso avviso anche IBM, pronta a mettere a disposizione la propria infrastruttura blockchain per distribuire i vaccini negli Stati Uniti. Come si può leggere sul sito dell’azienda, l’efficacia del vaccino passa anche attraverso una distribuzione efficiente da parte della pubblica amministrazione, in maniera veloce, trasparente e sicura per tutti i cittadini. La blockchain può garantire la tracciabilità in tempo reale dei vaccini, un pronto intervento in caso di eventi negativi e frodi e un monitoraggio ambientale delle condizioni di trasporto e stoccaggio.

Leggi anche: Guida al vaccino Pfizer, una nuova tecnologia.

L’ultima novità: NFT e Criptoarte

Come abbiamo visto con gli esempi precedenti, la tecnologia blockchain si può applicare a diversi ambiti economici e produttivi. Quello che forse risulterà decisamente curioso è che può essere utilizzata anche nel settore culturale, addirittura nell’arte.

Il 16 marzo scorso la nota casa d’aste britannica Christie’s ha venduto per la prima volta nelle sua storia un’opera d’arte digitale, The Last 5000 days. L’autore dell’opera, Beeple, è un illustratore del Winsconsin divenuto famoso grazie a dei progetti commerciali con marchi rinomati come Nike e Louis Vuitton. La creazione consiste in un file JPEG composto da cinquemila immagini postate e raccolte tra il 2007 e il 2021 dallo stesso autore. Con un prezzo di partenza di cento dollari, l’opera è stata battuta alla fine per quasi settanta milioni di dollari, pagati usando la criptovaluta Ethereum. Nonostante tutto questo possa sembrare una novità, la particolarità di quanto successo risiede in cosa ha ricevuto l’acquirente: non l’opera materiale in sé, ma un certificato digitale basato su blockchain che ne garantisce l’appartenenza.

Nello specifico stiamo parlando di NFT (acronimo per Not-Fungible Token), un prodotto digitale che non può essere fungibile, cioè non può essere sostituito con un altro identico. Uno dei vantaggi dei prodotti digitali, infatti, è la serialità, cioè la possibilità di replicarli potenzialmente all’infinito, senza differenze con la copia originale. Questi token, invece, certificano la singolarità di quanto rappresentano. Il fondatore di Twitter, Jack Dorsey, ha messo all’asta il suo primo tweet, usando questa stessa modalità, con lo scopo di devolvere in beneficienza quanto guadagnato. Come per l’opera di Beeple, chi si aggiudicherà l’asta non diventerà possessore materiale del primo tweet di Jack, ma riceverà un NTF dal valore di milioni di dollari a certificarlo.

Una nuova frontiera?

Come abbiamo potuto vedere da questi esempi, la tecnologia blockchain non si ferma al solo settore finanziario, ma copre molti altri ambiti diversi fra loro. C’è chi afferma che le criptovalute, gli NTF e altri prodotti cripto siano solo una moda e che con il tempo esauriranno il loro interesse. Quello che realmente sta accadendo è che, come ogni nuova innovazione tecnologica, anche la blockchain necessita di tempo per essere sviluppata e utilizzata e, soprattutto, per essere conosciuta. Giorno dopo giorno i settori di applicazione di questa tecnologia si moltiplicano. Le potenzialità dimostrate dalla blockchain aprono a una serie di nuove possibilità e alternative che prima non avevamo e che potrebbero diventare necessarie con il periodo storico che stiamo vivendo.

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