Milano, Fridays For Future lancia la sfida a Cop26

Il lunghissimo e colorato serpentone di Fridays For Future ha attraversato il centro di Milano, per quella che è una delle più grandi manifestazioni sul clima realizzate post-Covid.

Il corteo è la risposta di Fridays For Future a Youth4Climate e soprattutto alla PreCop26 che si sta svolgendo nello stesso momento e nella stessa città.

Cosa sono le Cop? E le PreCop?

Le Cop, o Conferenze delle Parti, sono dei meeting nati in seno alle Nazioni Unite che hanno lo scopo di coordinare le politiche sul clima a livello globale tra tutti gli aderenti. Si svolgono ogni anno, tranne per l’anno scorso la cui edizione è saltata per via della pandemia. Le Cop sono molto importanti e sono l’incubatrice da cui è nato il Protocollo di Kyoto prima e gli Accordi di Parigi poi.

Foto: Giacomo Stiffan.

Durante i pochi giorni di una Cop non c’è il tempo materiale per fare concreti passi avanti. Per questo motivo esistono le PreCop, delle conferenze preparatorie in vista della vera e propria Cop, nella quale di norma ci si limita a definire i dettagli di quanto deciso in precedenza.

La PreCop di Milano è l’ultima prima della Cop di Glasgow che si svolgerà a novembre. Motivo per cui i riflettori sono puntati qui, dove si gioca la partita vera, soprattutto dopo il fallimento della scorsa Cop.

Appena prima della PreCop26 di Milano si è tenuta Youth4Climate, una conferenza di quattrocento giovani da tutto il mondo con lo scopo di portare le istanze e le proposte dei giovani fino alla Cop26 di Glasgow.

La manifestazione

Mars sucks. Foto: Giacomo Stiffan.

La manifestazione di Fridays For Future ha visto la partecipazione di attivisti da tutto il mondo, comprese Greta Thumberg e Vanessa Nakate. Incerto il numero di partecipanti: cinquantamila per gli organizzatori, settemila per la questura. Probabilmente la verità sta nel mezzo.

Il corteo si è fermato nei pressi del MiCo, il Milano Congressi, dove si stavano tenendo nel frattempo le riunioni dei delegati alla PreCop.

Greta Thunberg. Foto: Giacomo Stiffan

Dal palco sono intervenuti vari attivisti di Fridays For Future da Europa, Africa e Sud America, rappresentando una visione del cambiamento climatico a trecentosessanta gradi. In particolare la testimonianza dell’ugandese Vanessa Nakate è stata particolarmente forte e ha illustrato chiaramente come le conseguenze del riscaldamento globale siano qui e ora, e colpiscano in particolare i Paesi del terzo mondo, che non hanno i mezzi economici per affrontare la transizione energetica necessaria.

Vanessa Nakate sul palco del Friday For Future di Milano. Foto: Giacomo Stiffan.

theWise Magazine ha partecipato al corteo e intervistato organizzatori e attivisti con l’obiettivo di raccogliere le loro speranze e i motivi che li spingono a manifestare.

Leggi anche: Fridays for Future, fra cambiamenti climatici e Covid-19. theWise incontra Laura Vallaro.

Martina Comparelli, portavoce di Fridays For Future Italia

Martina Comparelli, portavoce di Fridays For Future Italia. Foto: Giacomo Stiffan.

Martina è una dei sei portavoce di Fridays For Future Italia nonché una delle tre persone ad aver incontrato Mario Draghi al termine della Youth4Climate. Le altre due erano Greta Thunberg e Vanessa Nakate, le due personalità principali di Fridays For Future.

Martina, come ti è sembrata la Youth4Climate?

«Youth4Climate è stata una simulazione della Cop per cercare di coinvolgere i giovani ma evidentemente non basta, altrimenti non ci sarebbero così tante persone in piazza. Tutta questa partecipazione fa capire che riunire quattrocento ragazzi e ragazze non è sufficiente».

Secondo te è stata un vero tentativo di coinvolgere i giovani nei processi decisionali o un contentino per farli stare buoni?

«Secondo noi è stata più che altro un tentativo di youthwashing. Poi magari le proposte saranno accolte e scolpite sulla pietra, ma ne saremmo davvero stupiti».

Siete soddisfatti delle conclusioni a cui sono giunti i giovani di Youth4Climate?

«Studieremo il documento che ne è uscito e lo elaboreremo come tutte le proposte politiche inerenti il clima con cui ci dobbiamo rapportare».

Ritieni corretto che venga chiesto ai giovani di darsi da fare per cercare delle soluzioni, quando c’è già chi è preposto a farlo?

«No, esperti e scienziati ci dicono da tempo qual è la situazione, quanto tempo abbiamo e cosa dobbiamo fare per impedire di superare il punto di non ritorno. Sono ventisei anni che fanno le Cop, è possibile che dopo ventisei anni ora abbiano bisogno dei giovani per trovare delle soluzioni?».

Sembra un po’ uno scaricabarile…

«Quello che ci dicono è “protestate e basta ma non fate mai proposte” quando le proposte dovrebbero farle loro. Il bello è che non è nemmeno vero. Durante il Covid non potevamo manifestare, quindi abbiamo studiato e ci siamo dati da fare per trovare delle soluzioni anche da parte nostra. Proposte, le nostre, mai considerate dalla politica».

Queste proposte sono uscite anche durante Youth4Climate?

«Non lo so, perché non siamo stati invitati».

Jacopo Ciccoianni, Fridays For Future Milano

Jacopo Ciccoianni di Fridays For Future Milano. Foto: Giacomo Stiffan.

Jacopo ha ventotto anni ed è un attivista di Fridays For Future Milano. Si dedica non tanto al lato organizzativo quanto a quello ideologico del movimento. Più che un’intervista, è stata un’esaustiva chiacchierata.

Ciao Jacopo, cosa ti spinge a essere qui a manifestare?

«Il riscaldamento globale è un tema delicato, che tocca tutti e in particolar modo i più svantaggiati. Non è solamente un tema scientifico ma anche sociale, eppure è la scienza che ci dimostra quanto il nostro attuale approccio alla vita sia profondamente sbagliato».

Cosa ne pensi di Youth4Climate?

«Sicuramente è stato un momento molto importante, perché nonostante i tentativi di chi organizzava la PreCop di separare i giovani che partecipavano da quelli che non partecipavano, siamo riusciti a spezzare questo muro e a discutere con loro: una delle proposte che abbiamo comunicato loro è arrivata fino alla fine, ovvero il limite al 2030 per chiudere con l’energia prodotta da origini fossili».

Ti sembra corretto che Fridays For Future non sia stato coinvolto nella Youth4Climate?

«Non eravamo coinvolti in via ufficiale, ma abbiamo trovato lo stesso il modo. A noi non interessa che ci sia il nostro logo, a noi interessa che si passi dalle parole ai fatti. Quello che temiamo, invece, è che sia solo un tentativo di youthwashing: in tal senso è stato iconico il “bla bla bla” di Greta».

Ti sembra corretto che il ministro Cingolani abbia chiesto ai giovani di aspettarsi proposte, oltre che proteste, considerato che proprio lui sarebbe la persona preposta a trovare soluzioni?

«Ovviamente non ci sembra corretto ed è inutile dire che da parte della politica non ci sono proposte concrete: serve terminare quanto prima l’utilizzo di combustibili fossili, dobbiamo ripensare a un nuovo modo di concepire l’agricoltura, serve piantare nuovi alberi per compensare la CO2 che abbiamo già emesso. Sono solo alcuni obiettivi, che possono sembrare semplicistici, ma per chi ci rappresenta sono inarrivabili».

Nucleare: cosa ne pensa Fridays For Future e cosa ne pensi tu?

«Eh, perché mi fai questa domanda… [ride, N.d.R.] Noi non siamo favorevoli al nucleare in quanto non riteniamo che andrebbe a cambiare radicalmente il modello energetico: è sì un’energia che non emette CO2 ma il tempo necessario per riconvertirci al nucleare è troppo lungo e vanificherebbe gli sforzi. Ci tengo a specificare una cosa: ci sono Paesi che hanno già il nucleare e noi non chiediamo che dismettano gli impianti esistenti. Ciò che non vogliamo è che gli investimenti vengano dirottati su nuovi impianti nucleari invece di essere dedicati a forme di energia davvero rinnovabile, soluzioni che ci sono già e sono attuabili. Non solo, sono anche democratiche: gli impianti nucleari possono permetterseli solo le multinazionali, i pannelli fotovoltaici invece sono alla portata di tutti».

Il problema è che di norma le energie rinnovabili peccano di costanza: quando manca il sole il fotovoltaico non produce energia, idem l’eolico se manca il vento. Da lì la necessità delle centrali tradizionali per garantire la continuità nell’erogazione di energia. Cosa proponete per risolvere questo problema?

«Come Fridays For Future ci rivolgiamo agli esperti per trovare le soluzioni. Ti posso rispondere a livello personale: credo nella validità di un sistema misto, a patto che ci sia una fortissima incentivazione alla produzione diffusa di energia, molto più di quanto avviene ora e soprattutto nei confronti delle classi meno agiate, che non si possono permettere un vero efficientamento energetico, figuriamoci la produzione di energia in proprio. Altresì è necessario implementare nella rete nazionale dei sistemi di accumulo dell’energia».

Come stanno andando le cose per Fridays For Future?

«Sono contentissimo, la manifestazione di oggi è l’apice di un percorso iniziato lo scorso marzo. Quest’estate eravamo depressi nel constatare la quantità di disastri naturali in tutto il mondo e in particolare nel bacino mediterraneo, Italia compresa. Con i numeri di oggi, possiamo dire di essere tornati alla grande».

Hai fiducia nelle Cop?

«Sicuramente è meglio che ci siano le Cop piuttosto di non averle, sono comunque strumenti per portare in alto la voce che viene dal basso. Greta stessa è diventata famosa per un discorso fatto a una Cop, in Polonia. Di converso è innegabile che i risultati che ottengono siano piuttosto deludenti. La Cop26 è particolarmente importante, perché è il primo check degli accordi di Parigi, previsto fin dalla loro implementazione».

Qual è il vostro pronostico?

«Negativo. Draghi l’ha già detto: “Bisogna riconoscere che non abbiamo fatto quasi nulla”. E parliamo di Draghi, il nuovo perno dell’Europa nel post Angela Merkel».

Vedo attivisti da tutto il mondo, in particolare Vanessa Nakate.

«Sì, è una scelta ben precisa: c’è bisogno di volti nuovi, che evitino la sovrapposizione tra la figura di Greta Thunberg con quella dei Fridays For Future. Greta in primis crede in questo».

Lorenzo, ventisette anni

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Lorenzo. Foto: Giacomo Stiffan.

Lorenzo è un attivista che partecipa attivamente alla manifestazione, curando il servizio d’ordine che determina il perimetro di sicurezza della testa del corteo. Ha ventisette anni ed è studente universitario.

Lorenzo, perché sei qui?

«Manifestare per il clima è una necessità, dato che le risposte della politica non sono sufficienti».

Cosa ne pensi di Youth4Climate?

«Si tratta di uno scaricabarile. Non ci dovrebbe essere alcuna divisione tra giovani e adulti, tanto che domani ci sarà un altro corteo, giovani e adulti insieme, perché il riscaldamento globale colpisce tutti».

Interviene Christian, un amico di Lorenzo: «Esatto! Anche mio padre, che ha settant’anni, è qui a manifestare con noi».

Cosa ne pensi dei politici che chiedono soluzioni ai giovani?

«Non è giusto. Sono i politici a dover trovare e implementare le soluzioni, è questo il loro ruolo. Mi correggo, non solo i politici, anche l’università deve fare la sua parte: la ricerca non può e non deve essere assoggettata alle dinamiche del mercato».

Però, quantomeno in Italia, l’università è principalmente statale, quindi comunque connessa alla politica.

«Certo, il problema è che la ricerca pubblica è già carente e dove il pubblico arretra il privato avanza. E col privato i profitti entrano nell’equazione».

Quindi sei contrario alla ricerca privata?

«La ricerca privata è sempre vincolata a un ritorno economico, il che non è necessariamente coincidente con il bene collettivo. Ma purtroppo è nel privato che i finanziamenti sono più consistenti. Dico purtroppo, perché si sprecano energie e soldi in progetti che di fatto, per l’ambiente, sono inutili o fingono di essere utili ma a conti fatti non lo sono».

Edoardo, ventidue anni

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Edoardo. Foto: Giacomo Stiffan

Ciao Edoardo. Cosa ne pensi di Youth4Climate?

«Non basta. Sono giovani selezionati dai governi, spesso appositamente per non fare troppo rumore, quando ci sono migliaia e migliaia di attivisti che non hanno accesso a quei tavoli».

E del fatto che Fridays For Future non è stato invitato?

«Non va bene, Fridays For Future si occupa da anni e anni di ambiente e avrebbe portato più competenza di persone prese un po’ a caso».

Che ne pensi del ministro Cingolani e di come ha gestito la Cop dei giovani?

«Ha cercato di scaricare il barile sui giovani. Sostenere che siamo noi a doverci far carico della responsabilità del cambiamento è assurdo. Sono anni che, anche se non sarebbe il nostro ruolo, proponiamo soluzioni. Il che è frustrante, perché prima ci chiedono di creare contenuti e poi non ci ascoltano».

Le Cop servono a qualcosa o sono davvero solo «bla bla bla» come dice Greta?

«Ha ragione Greta. Dopo gli accordi di Parigi sono seguite solo parole e pochi fatti. Ora il tempo è agli sgoccioli e servono azioni concrete, subito. Per parte nostra parallelamente alla PreCop abbiamo fatto il nostro forum, con tematiche molto più ampie, comprese quelle sociali. Ci siamo resi conto che l’approccio non può essere individuale, sarebbe destinato a fallire. L’azione dev’essere assolutamente sistemica».

Goran, quarantasei anni

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Goran Christiansson. Foto: Giacomo Stiffan.

Goran Christiansson è un biologo e fa parte del cordone di volontari che “protegge” la zona dove si trovano Greta, Vanessa e Martina. Salta subito all’occhio in un corteo composto quasi esclusivamente di giovani.

Ciao Goran, di dove sei? Ma soprattutto, quanti anni hai?

«Sono di origini svedesi ma vivo in Olanda. Ho quarantasei anni».

Come mai sei qui, in una manifestazione di giovani?

«Sono qui con mio figlio, che fa parte della delegazione olandese. Mi sembra doveroso manifestare per qualcosa in cui anch’io credo».

Cosa pensi di Youth4Climate?

«Importantissima. Ma non è abbastanza avere solo i giovani, o comunque separarli dagli adulti. Dobbiamo agire insieme e mi auguro che presto potremo farlo».

Insieme in che modo?

«In maniera collettiva. Dobbiamo smettere di volare in aereo inutilmente, mangiare molta meno carne (una volta al mese è sufficiente), dare un taglio al petrolio. E così via. Così, insieme, possiamo riparare il clima. Non solo, secondo me ci possiamo addirittura divertire facendolo, magari gustando del delizioso cibo vegetariano tutti insieme. Vivremmo tutti meglio, in un mondo migliore».

Lorenzo, diciotto anni

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Lorenzo. Foto: Giacomo Stiffan.

Anche Lorenzo fa parte del cordone che protegge il corteo. Non è tra gli organizzatori ma è qui per manifestare ed è stato reclutato sul campo.

Ciao Lorenzo. Secondo te Youth4Climate serve a qualcosa?

«Secondo me si. Se si è fatto, è proprio grazie alla scossa che è arrivata dai Fridays For Future, quindi ben venga».

Non pensi sia semplice youthwashing?

«Non credo sia un tranello, quanto un esperimento per vedere cosa possono portare i giovani. E i giovani sono il futuro, sono quelli che vivranno il pianeta di domani. Per questo penso sia stata una decisione saggia quella di coinvolgerli nelle scelte».

Ti sembra giusto che venga chiesto ai giovani di proporre soluzioni?

«In parte sì e in parte no. Trovo giusto che anche noi ci diamo da fare, ma è anche vero che la responsabilità è di chi è deputato a prendere le decisioni. La sensazione però è che ai piani alti non si stiano impegnando abbastanza».

Andrea, ventiquattro anni

Andrea. Foto: Giacomo Stiffan

Andrea ha ventiquattro anni e passeggia accanto alla testa del corteo con un cartello che esprime un concetto molto chiaro: «La gente ha bisogno della natura, la natura non ha bisogno di noi».

Ciao Andrea. Perché sei qui?

«Sono qui perché la situazione climatica è quasi irreversibile. Gli esperti ci dicono che abbiamo pochissimo tempo e se vogliamo avere uno spiraglio di possibilità ed evitare situazioni climatiche catastrofiche ci dobbiamo impegnare seriamente. Trovo bellissimo che ci siano così tante persone oggi, persone diverse, di ogni tipo. Questo grazie a Greta, ma non solo a lei: gli attivisti sono tanti e davvero molto bravi, anche quelli che rimangono nell’ombra».

Cosa pensi di Fridays For Future?

«Credo sia un movimento simbolo della sensibilità dei giovani, che sentono l’urgenza di una riconnessione con la natura e di azioni concrete per invertire il trend delle emissioni di CO2 nell’atmosfera».

Cosa pensi delle parole del ministro Cingolani, che ha chiesto ai giovani di Youth4Climate di proporre delle soluzioni?

«La risposta è sottintesa nella domanda. Chiaramente l’azione deve partire da tutti, compresi giovani e giovanissimi ma le risposte concrete spettano alla politica e ai governi. Un ministro che avanza richieste del genere non sta agendo correttamente. La sensazione è che si tratti di un classico greenwashing solo perché c’è la PreCop e i fari sono puntati su Milano».

Qui di seguito una fotogallery della manifestazione.

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