“Calinifta”, il nuovo romanzo di Daniele Bolognese ambientato in una città senza eroi

In un’immaginaria città del Meridione, Calinifta, una serie di personaggi, ognuno con i propri turbamenti, si scontrano intrecciando le loro vite dapprima sfiorandosi appena, e poi legandosi a un filo sempre più stretto. Con Calinifta, un romanzo ricco di sorprese e dallo stile essenziale, Daniele Bolognese ricostruisce un universo fatto di segreti, rancore, delitti e speranze.

La trama del romanzo

Calinifta è una piccola cittadina che fa da sfondo alle vicende di personaggi molto diversi tra loro ma uniti da un sentimento di rivalsa e lotta al proprio destino. Tra questi troviamo il trentenne Thomas che, nonostante una laurea e un dottorato, è costretto a vivere con il padre e a lavorare come cameriere; Don Giuseppe, il parroco del paese con il vizio dell’alcol e un passato ricco di oscurità che ancora lo tormenta; Luigi e Roberto, una coppia di amici di mezza età e operai del Comune. Ognuno di loro è immerso nella propria personale battaglia per la sopravvivenza in un mondo che non risparmia colpi mancini a nessuno.

Una storia senza eroi

Attraverso inaspettati balzi temporali entriamo nell’intimo dei protagonisti della storia e scopriamo le radici della loro infelicità e dei loro comportamenti a volte rabbiosi, a volte indolenti.

Thomas, ad esempio, soffre ancora per l’abbandono da parte della madre quando era solo un bambino e osserva a malincuore la trascuratezza in cui il padre passa le sue giornate. Nel ristorante dove fa da cameriere si ritrova, inoltre, a sopportare i rimproveri del proprietario per via della sua distrazione e goffaggine.

Anche i clienti maleducati non aiutano, come Luigi e Roberto. I due amici sono una coppia che, se da una parte condivide una sorta di complicità in stile il gatto e la volpe, dall’altra nasconde anche delle profonde differenze. Questo, però, non impedisce di sopportare l’uno le mancanze dell’altro e di mantenere un rapporto di fiducia declinata in maniera del tutto personale.

La copertina del romanzo.

Sicuramente qualcosa che accomuna i due amici è una certa propensione all’alcol che li aiuta a sopportare le lunghe giornate lavorative scandite dalla noia e dalla fatica fisica. Questa loro passione è condivisa dal prete della comunità, Don Giuseppe, un uomo che, nonostante il ruolo che ricopre, è tutt’altro che un esempio per i suoi fedeli. Molti, infatti, sono i pensieri e i ricordi che lo tormentano e, quando viene richiesto il suo aiuto da parte di una vecchia conoscenza, sono molti i suoi momenti di incertezza.

Un puzzle complesso dove tutto prende forma nel finale

Il particolare intreccio con cui lo scrittore costruisce la narrazione, grazie al quale il lettore rivive le stesse vicende da diverse angolazioni, rende lo sviluppo della storia particolarmente interessante. Infatti, l’effetto riprodotto è quello di un puzzle in cui ogni pezzo esce lentamente dall’oscurità e si colloca nella sua corretta posizione fino a ricreare un disegno unitario che acquista la sua completezza solo nel capitolo finale.

Ognuna delle realtà descritte ha la sua visione di cosa sia giusto perseguire nella vita e in che modo sia legittimo farlo. Tutti i personaggi della storia, dunque, hanno le loro zone d’ombra che saranno costretti ad affrontare assumendosi le responsabilità delle proprie azioni.

A fare da sfondo a tutta la storia c’è Calinifta, una piccola cittadina le cui dinamiche sono facilmente comparabili a quelle di qualsiasi realtà provinciale. Tutti sanno di tutti, ma nessuno conosce mai a fondo la verità dietro le persone. In un dispiego di narrazioni corali, ogni piccola esistenza svolge il suo ruolo che finisce poi per influenzare la storia di tutta la comunità.

Un racconto dallo stile asciutto tra suspense e salti temporali

Nonostante l’idea di fondo sia molto stimolante, non è sempre facile riuscire a orientarsi all’interno dei vari paragrafi per via dei continui sbalzi temporali che rischiano in alcuni momenti di generare confusione. Anche la grande ricchezza di momenti descrittivi all’interno del romanzo, che hanno il pregio di rivelare molto dello stato psicologico dei personaggi, contribuisce, in alcuni punti, ad appesantire alcune scene a scapito della fluidità nel ritmo generale.

Sicuramente, però, la caratterizzazione di alcuni personaggi, tra cui gli amici Luigi e Roberto, è davvero riuscita ed è capace di riportare nella scrittura quelle piccole sottigliezze che restituiscono una grande autenticità alle loro personalità. Le loro piccoli e grandi miserie si innestano nelle dinamiche di grandi slanci e profonda negligenza in una storia dove nessuno è un eroe, ma tutti fanno delle scelte discutibili senza mai arrivare a una vera e propria catarsi.

Ed è questo scenario che rende evidente come l’origine del male spesso si manifesti in situazioni e contesti banali. Anche le circostanze più semplici portano a galla quel substrato di insofferenze e rancori che trovano, finalmente, il modo di prendere forma e fuoriuscire in tutta la loro pericolosa essenza. Le azioni più terribili sono accettate con un senso di ineluttabilità che è alla base dello spirito di vita di molti personaggi.

Daniele Bolognese è un giovane scrittore nato ad Anzio nel 1986. Dopo la laurea in Scienze Archeologiche e Storiche del Mondo Antico e dell’Oriente presso l’Università La Sapienza, ha conseguito un diploma di specializzazione in Beni Culturali. Ha già pubblicato altri due romanzi, tra cui Apologia per un modesto spacciatore (2013), che narra la storia di un giovane studente universitario, nonché spacciatore a tempo perso, che viene preso di mira da un ambiguo e corrotto carabiniere.

Calinifta è edito da Scatole Parlanti ed è disponibile nelle librerie dal 1 gennaio 2021.

Impostazioni privacy