Niente di nuovo sul fronte di Rebibbia di Zerocalcare: sopravvivere e prosperare nel mainstream

Lo scorso venticinque novembre è stato pubblicato da Bao Publisher Niente di nuovo sul fronte di Rebibbia, l’ultimo libro del fumettista romano Michele Rech, in arte Zerocalcare. Complice anche il recente successo della serie Netflix Strappare lungo i bordi, il volume ha venduto moltissime copie, tanto da piazzarsi primo nella classifiche della settimana, sopra autori come Ken Follet e J.K. Rowling. Ma Zerocalcare è un autore politico, attento a cause concrete e specifiche, e questo libro ne è un’evidente dimostrazione. Come si conciliano messaggi sociali e politici con il mainstream e la grandissima distribuzione?

Zerocalcare al Lucca Comics nel 2021. Fonte: Wikipedia Commons.

Le storie di Niente di nuovo sul fronte di Rebibbia

L’antologia Niente di nuovo sul fronte di Rebibbia è la raccolta di cinque storie, in parte già apparse su L’Internazionale e L’Espresso. La scelta editoriale di selezionare proprio questi racconti, e di trattare certi temi, è rilevante. Dice molto, infatti, sulla volontà di continuare a mostrare il volto engagé di Zerocalcare, anche dopo il passaggio attraverso un mezzo di distribuzione come Netflix.

D’altra parte, il primo racconto, Lontano dagli occhi, lontano dal cuore, mette sin da subito le cose in chiaro. L’autore, infatti, racconta le carceri, grande rimosso del dibattito pubblico, attraverso la lente d’ingrandimento di un evento preciso: le rivolte avvenute durante lo scorso lockdown. Dando voce ai protagonisti e ai testimoni diretti di quelle proteste, e riportandone le motivazioni autentiche, Zerocalcare assolve al suo primo compito di intellettuale (anzi, l’ultimo intellettuale). Richiama, infatti, l’attenzione dell’opinione pubblica sui temi e sugli eventi di cui in genere ci si affretta a dimenticarsi.

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La stessa cosa vale per Romanzo Sanitario, sul tema della sanità territoriale. Nel corso della pandemia è stato un tema onnipresente nella sfera del discorso pubblico. Nel campo pratico dei fatti, però, la sanità territoriale è sempre stata lasciata al disagio, al disservizio e al disinteresse politico. Contemporaneamente, Zerocalcare denuncia lo sciacallaggio giornalistico, incapace di uscire dall’equazione periferia uguale degrado, fatta di stereotipi legati al mondo della criminalità o alla retorica del volontariato. 

L’antologia continua con La dittatura immaginaria, intervento dettagliato in merito al dibattito sulla cancel culture, vera o presunta, e con Etichette, reportage dal Kurdistan iracheno, nel quale Zerocalcare torna a parlare del popolo curdo. Lo fa con lo stile e con i modi che avevano già contraddistinto Kobane Calling, fumetto del 2015 che tratta la stessa tematica.

Chiude la raccolta Il castello di cartone, il racconto più lungo (circa la metà dell’intero libro) e l’unico inedito. Lì Zerocalcare racconta le tappe, gli ostacoli e le ansie attraverso cui è dovuto passare per produrre una serie per Netflix.

Dopo il pop

Niente di nuovo sul fronte di Rebibbia era un libro atteso da tutti. Dai seguaci fedeli, che senz’altro avevano già letto le storie edite, ma mai si sarebbero persi le più di novanta pagine inedite. Dagli ammiratori di lunga data più scettici, che nel fumetto di carta riponevano la speranza di un ritorno a temi sociali e politici, inevitabilmente stemperati per un medium come Netflix . Dai fan dell’ultima ora, che raggiunti e catturati dalla serie hanno visto in questo nuovo volume un’occasione per approfondire l’opera di Zerocalcare.

Oltre ad aver portato questo libro al primo posto della classifica, Strappare lungo i bordi ha infatti incentivato anche le vendite degli albi precedenti. La profezia dell’armadillo, opera prima di Zerocalcare, è entrata nella top ten la stessa settimana dell’uscita di Niente di nuovo sul fronte di Rebibbia.

La locandina della serie Netflix Strappare lungo i bordi.

Questo fenomeno fa sorgere diversi quesiti in merito al rapporto fra mainstream e nicchia, spesso più complesso e sfumato di come si tende a raccontarlo.

Zerocalcare è infatti la dimostrazione che le contronarrazioni possono beneficiare dei megafoni più grandi di cui la società odierna dispone, senza per forza pervertirsi aderendo alle narrazioni dominanti. Non è la prima volta che un fumetto di Zerocalcare finisce primo in classifica. Era successo nell’ottobre del 2020, con Scheletri. In quel caso, però, si trattava di un fumetto in cui le critiche sociali e politiche trasparivano fra le righe del racconto. In primo piano restava una storia adolescenziale connotata da contestazioni intime. Per di più in un contesto pulp, che ha sempre un certo appeal.

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Niente di nuovo sul fronte di Rebibbia è un’altra cosa: è critica attiva e militante, è giornalismo onesto. Da questo punto di vista è senz’altro interessante che Netflix abbia giocato un ruolo nelle vendite. La nota piattaforma di streaming, sia per l’ampia diffusione che riesce a ottenere, sia per i contenuti che negli anni ha scelto di produrre, è il sistema. Sulla piattaforma, anche i prodotti celebri che trattano temi sociali o politici (Sex Education, Squid Game, La casa di carta) lo fanno sempre grattando appena la superficie, per forza di cose.

I personaggi omosessuali danno sicuramente un contributo alla lotta all’omotransfobia, in termini di rappresentanza mediatica e trasformazione culturale della società. Ma appiattiscono inevitabilmente questa stessa rappresentanza, generano tipi fissi e stereotipi. Il racconto di un conflitto dualistico ricchi-poveri pone senza dubbio il tema delle diseguaglianze economiche, genera narrazioni alternative semplici da recepire e diffondere, e per questo utili. Allo stesso tempo, però, si rischia di ridurre il dibattito, perdere le sfumature e sfiorare il qualunquismo. Non è una colpa, e neppure una responsabilità; è l’inevitabile limite di un mezzo di distribuzione così popolare.

Attraverso il pop

Zerocalcare ha sempre comunicato con il fumetto, mezzo pop e popolare per eccellenza. Inoltre, ha sempre optato per un registro leggero e umoristico, a prescindere dalla profondità o dalla complessità dei temi trattati. Non ha dovuto fare dunque grandi sforzi per adattarsi a un mezzo di comunicazione che parlava alle masse. Il passaggio attraverso l’ultra pop non ha cambiato l’autore, ma ciò che gli spettatori e i lettori si sono ritrovati a guardare e leggere. È innegabile che attraverso il megafono Netflix Zerocalcare abbia portato nelle librerie di migliaia di italiani un punto finalmente onesto sulla fantomatica dittatura del politicamente corretto, un’attenzione concreta e pragmatica a temi come sanità territoriale e carceri, addirittura un reportage sul popolo curdo.

Non è un caso se gran parte dell’ultimo racconto è dedicata proprio al tema della coerenza e del compromesso, all’opportunità di veicolare messaggi politici nel mainstream e all’eventuale edulcorazione di questi stessi messaggi. Zerocalcare scrive di porsi continuamente il problema , di vivere sulla sua pelle il peso di una perpetua valutazione dei pro e dei contro. Stare fuori dai due estremi dogmatici, da una parte inseguire successo e popolarità a tutti i costi, dall’altra rifiutare ogni accordo con il pop, dimostra la presenza di un pensiero critico vivo e profondo, che lo rende un intellettuale di cui questo Paese ha molto bisogno.

Insomma, Niente di nuovo sul fronte di Rebibbia è un mosaico, un collage degli stili che abitano l’autore. È una sintesi bilanciata di ciò che, fino a questo momento, Zerocalcare ha dimostrato di volere, potere e dovere raccontare.

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