Neofascismo extraparlamentare italiano: il reato ignorato – seconda parte

Forza Nuova e CasaPound sono le principali formazioni di estrema destra extraparlamentare che esistono in Italia.

Nate entrambe negli ultimi venticinque anni del secolo scorso, dichiarano di avere migliaia di iscritti e simpatizzanti in tutto il Paese. Dopo esperienze elettorali piuttosto deludenti, entrambe le organizzazioni hanno deciso di abbandonare la strada della politica istituzionale. Hanno optato per la realizzazione dei loro programmi attraverso la via civica. Significa che la loro lotta politica si esprime attraverso l’organizzazione e/o la partecipazione a manifestazioni e incontri di piazza.

I loro manifesti ideologici si basano su un’idea di Stato organico, per cui il corpo della collettività ingloba i singoli. La loro felicità e il loro scopo si realizza tutto nella partecipazione sociale. Lo Stato deve essere poi indipendente e sovrano, anche economicamente. La società omogenea, culturalmente e (se possibile) etnicamente. Forza Nuova aggiunge una componente religiosa molto importante, sostenendo che la Chiesa cattolica di Roma è la guida del popolo. Proprio il popolo italiano è al centro attorno al quale ruotano gli sforzi civici delle due organizzazioni.

La retorica del popolo sovrano, dello Stato come corpo civico, dell’individuo realizzato nella collettività, dell’autarchia assoluta e della lotta all’immigrazione vista come contaminazione negativa ricorda la retorica del Fascismo mussoliniano. Anche le azioni di Forza Nuova e di CasaPound seguono lo stesso solco. L’ultima in ordine cronologico è l’assalto forzanovista alla sede nazionale della Cgil e la dichiarazione dello stesso movimento secondo cui i sindacati sono servi di un Governo (quello Draghi) corrotto e dispotico, anti-popolo. Il Fascismo sosteneva e ha promosso la sostituzione dei sindacati con corporazioni vicine al Regime, proposta presente anche nel programma di Forza Nuova appunto.

Nonostante queste evidenti similitudini, Forza Nuova e CasaPound non dichiarano in modo esplicito la loro vicinanza al Fascismo del Ventennio. Non possono farlo. Forse perché risulterebbero esposti a una certa critica sociale (proveniente anche da destra), di sicuro perché è reato.

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Il reato di neofascismo

In Italia, infatti, esiste il reato di riorganizzazione del partito fascista – dentro al quale ricade anche la tanto considerata apologia di fascismo. Le norme di riferimento sono diverse. In ordine di importanza, si inizia con la XII disposizione transitoria e finale della Costituzione, che vieta la “riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”.

La legge che ha attuato questa disposizione è la n.646 del 20 giugno 1952, denominata anche “legge Scelba”. Il primo dei suoi dieci Articoli chiarisce che si parla di ricostruzione del partito fascista quando un gruppo di persone “non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, princìpi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista”. L’Articolo 4 prevede il reato di apologia del fascismo, punendolo con una reclusione dai sei mesi ai due anni.

Ma è l’Articolo 3 che prevede la possibilità di scioglimento per tutti quei gruppi la cui ideologia, propaganda, azione minaccia di resuscitare l’organizzazione partitica che vedeva in Benito Mussolini il suo vertice e ideologo principale. In particolare, l’Articolo 3 della legge Scelba prevede due vie per sciogliere enti neofascisti. Secondo la prima, il Ministero dell’Interno lo dispone dopo una sentenza di un giudice che accerti la effettiva volontà di ricreare il partito fascista. La seconda ha carattere di emergenza e prevede che l’abolizione avvenga senza sentenza e per decreto-legge. La prima soluzione è stata già applicata nel corso degli anni Settanta contro movimenti di estrema destra extraparlamentare, specialmente che avevano natura potenzialmente sovversiva e terroristica. La seconda, mai.

Negli anni, il potere della legge Scelba è stato molto diluito. Usato subito contro diversi esponenti del Movimento Sociale Italiano, questi si appellarono ai diversi tribunali italiani contestando il fatto che l’Articolo 4 della legge Scelba contrastasse con la libertà d’espressione contenuta nell’Articolo 21 della Costituzione. Nel 1957, la Corte costituzionale chiarisce che l’Art. 4 non viola la libertà d’espressione, ma precisa anche che apologia al fascismo è solo quando si verifica “un’esaltazione [del fascismo] tale da poter condurre alla riorganizzazione del partito fascista”. Lo stesso principio è applicato all’Articolo 5 della legge Scelba, che vieta in principio le manifestazioni fasciste. In questo modo, finché un giudice non ritiene che gli atti (verbali e fisici) di un gruppo di persone siano tesi alla ricostruzione del partito fascista, è possibile supportare il fascismo. Si può insomma essere “come i fascisti”, ma non “fascisti” e basta.

Nel 1993, è approvato come decreto-legge quella che è conosciuta come “legge Mancino”, la principale disposizione italiana contro l’incitamento all’odio e alla discriminazione. Stabilisce aggravanti per i reati aventi finalità razziste o discriminatorie, punisce chi diffonde odio e genera discriminazione su qualunque base, proibisce di creare organizzazioni a questo scopo e ne impone lo scioglimento. Il suo Articolo 4 in particolare sancisce pene per “chi pubblicamente esalta esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche”, con un’ulteriore aggravante per sfondo razzista. Anche in questo caso, si profila la possibilità di una sostanziale incompatibilità tra questa norma e la libertà di espressione. La Lega ha chiesto un referendum per abolirla, nel 2014. Non ha avuto successo. Ma l’applicazione della legge Mancino è sempre soggetta alla sensibilità del giudice.

A questo punto, nell’ordinamento italiano esistono due leggi che agiscono contro il neofascismo: la Scelba e la Mancino. È il tribunale che ogni volta deve stabile che norma applicare. Per porre fine alla confusione, nel 2017 la Camera dei Deputati aveva approvato una legge (sostenuta dal Partito Democratico) per restringere la possibilità di sostenere il fascismo: il suo unico articolo puniva chiunque facesse circolare i contenuti ideologici, simbolici e/o figurativi del partito fascista e del partito nazista. Aggravante era l’utilizzo di strumenti informatici o telematici. Il Senato non ha mai approvato la legge.

Allo stato attuale allora, permangono in vigore le due leggi Scelba e Mancini e la poca chiarezza su quale applicare e quando farlo.

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Lo scioglimento del neofascismo

Dopo l’assalto contro la Cgil, parte dell’opinione pubblica e delle istituzioni è insorta contro Forza Nuova. È stata organizzata una manifestazione contro i neofascismi italiani. In questo contesto, è stata invocato lo scioglimento di Forza Nuova e dei suoi pari. Una parte della politica si è subito mossa per cominciare l’iter di abolizione secondo la legge Scelba – o Mancini.

Alcuni costituzionalisti interpellati sulla questione hanno affermato che, viste le ultime vicende, si possa passare per uno scioglimento “governativo” di Forza Nuova. L’uso della violenza contro la Cgil si configura infatti come la riproposizione di un metodo di azione politica del fascismo: ossia, l’assalto al sindacato ricalca troppo bene gli assalti alle Case del lavoro portati avanti dagli squadristi fascisti. Un episodio antidemocratico, fascista appunto.

A oggi, sono stati presentati diversi documenti al Parlamento per trattare la questione. Al Senato ne sono stati presentati due che riguardano Forza Nuova: l’ordine del giorno firmato dai vari schieramenti del centrosinistra e dal Movimento 5 Stelle e una mozione del centrodestra. Il primo chiede al Governo di sciogliere Forza Nuova, senza specificare la modalità per farlo. Il secondo chiede al Governo di impegnarsi a valutare come contrastare diverse realtà eversive e a dare seguito a eventuali decisioni dei tribunali sui fatti che coinvolgono Forza Nuova.

Alla Camera sono stati presentati tre documenti che riguardano Forza Nuova. La mozione del centrosinistra è di fatto uguale all’ordine del giorno presentato in Senato. La mozione del centrodestra invita il Governo ad agire, come la relativa mozione presentata al Senato, ma aggiunge che il problema deve essere risolto con urgenza. Alcuni giuristi hanno interpretato questa specificazione come un riferimento alla possibilità di sciogliere Forza Nuova per decreto-legge. L’Alternativa c’è, un gruppo parlamentare di ex pentastellati ed esponenti vicini ai No Vax, ha presentato un’altra mozione, approvata nella sua richiesta di sciogliere Forza Nuova previa sentenza del giudice.

Riassumendo, tutti i partiti sono consapevoli che è necessario affrontare la questione del neofascismo in Italia. I partiti del centrosinistra e della sinistra chiedono lo scioglimento di Forza Nuova. I partiti di centrodestra e destra chiedono di sciogliere Forza Nuova qualora ci sia sentenza che disponga la misura. Aggiunge anche la necessità di considerare l’abolizione di tutte le forza organizzative eversive, comprese quelle di sinistra.

… E quindi?

Nonostante l’urgenza sia percepita da tutti, nessuna forza politica sembra agire di conseguenza. Il dibattito languisce nelle aule parlamentari. Gli ordini del giorno e le mozioni non hanno avuto seguito istituzionale, teorico e pratico. Questo anche se diverse istanze hanno sollecitato le istituzioni ad agire e i gruppi neofascisti hanno dimostrato la loro pericolosità in diverse occasioni. Anpi, Arci, Libera e i sindacati (insieme a PD e M5S, a dire il vero) hanno inviato una lettera al Governo per chiedere l’abolizione delle organizzazioni neofascisti.

Europa Verde ha consegnato alla ministra dell’Interno Lamborgese un esteso dossier che documenta la volontà dei movimenti di estrema destra extraparlamentare di riorganizzare il Fascismo, chiedendone lo scioglimento. La Repubblica ha pubblicato un articolo in cui si sostiene che Forza Nuova sia penetrata in chat Telegram No Vax e abbia incitato i manifestanti di piazza all’uso delle armi, spiegando come procurarsene una illegalmente. E in cui è citata una testimonianza di un ex leader forzanovista, il quale sostiene che il gruppo voleva prendere il controllo delle piazze attraverso l’infiltrazione nei cortei No Vax.

Infine, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato la presenza della matrice neofascista eversiva nell’attentato alla Banca Nazionale dell’Agricoltura di Piazza Fontana a Milano, in occasione del cinquantaduesimo anniversario della strage. Il Presidente ha ricordato che in quell’occasione lo sforzo collettivo della società italiana ha permesso alla democrazia di vincere sul terrorismo nero.

Oggi, basterà la minaccia oppure bisognerà arrivare alla violenza omicida per evitare un altro squallore fascista in Italia?

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