L’azione europea nel conflitto in Ucraina

L’invasione militare russa ai danni dell’Ucraina del 24 febbraio ha riportato in Europa quei venti di guerra che ormai da tanti anni avevano cessato di soffiare. Si tratta di una vera e propria guerra che si consuma alle porte dell’Unione europea, e che rappresenta quasi sicuramente la sfida più importante che Bruxelles abbia mai affrontato: mai come ora si è dinanzi alla necessità di un’azione europea ferma ed unitaria. Se guardiamo la storia dell’Unione europea in materia di politica estera, le previsioni sulla risposta al conflitto in Ucraina sarebbero state, nel migliore dei casi, piuttosto grigie e cariche di un certo pessimismo.

Si potrebbe dire che il primo a scommettere contro una risposta unitaria e coesa dell’Europa sia stato proprio Putin, il quale puntava sui diversi interessi dei vari Stati nazionali per portare l’azione di Bruxelles in una fase di stallo. Le ripercussioni delle sanzioni imposte alla Russia e l’enorme flusso migratorio che avrebbe (e ha) investito l’Unione europea sarebbero stati dei deterrenti ideali per un’azione europea pronta e decisa, ma i calcoli di Putin si sono rivelati errati.

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Vladimir Putin e Ursula von der Leyen. Foto: Wikimedia Commons.

La dichiarazione di Versailles

L’Unione europea ha dimostrato un’importante posizione unitaria e solidale nei confronti dell’Ucraina, e non si è limitata alle solite dichiarazioni di condanna. Con la dichiarazione di Versailles del 10 marzo, ha annunciato che continuerà a fornire sostegno politico, finanziario, materiale e umanitario. Bruxelles è infatti decisa a fornire sostegno alla ricostruzione di una situazione democratica e stabile in Ucraina una volta che sarà cessato il violento attacco russo. Dalla citata dichiarazione si evince la volontà dell’Unione europea di continuare a esercitare una forte pressione sulla Russia ribadendo che, se le sanzioni già in vigore non dovessero bastare, ne verranno attuate delle nuove.

Un altro fronte sul quale l’Ue si è dimostrata pronta è stato quello dei flussi migratori. Bruxelles ha deciso di attivare la protezione temporanea per tutti i rifugiati di guerra provenienti dall’Ucraina. Inoltre, vi è la volontà di dar prova di solidarietà e di fornire sostegno umanitario, medico e finanziario a tutti i rifugiati e ai Paesi che li ospitano. Dalla dichiarazione di Versailles, poi, si legge che verranno messi a disposizione fondi mediante una rapida adozione della proposta relativa all’azione di coesione a favore dei rifugiati in Europa (Care) e mediante React EU.

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Le sanzioni economiche e finanziarie

Come accennato in precedenza, un fronte sul quale l’Unione europea è stata molto attiva è stato quello delle sanzioni economiche e finanziarie, prendendo forse un po’ di sprovvista Putin, il quale si aspettava una risposta meno severa. L’azione europea si sta declinando attraverso l’adozione di un pacchetto completo e solido di sanzioni restrittive volte a indebolire la capacità del Cremlino di finanziare la guerra, infliggere costi economici e politici chiari all’élite politica russa responsabile dell’invasione e ridurre la sua base economica. Si tratta soprattutto delle cosiddette smart sanctions: sanzioni indirizzate a singole persone oppure gruppi, nel caso specifico Putin e l’élite oligarchica del Cremlino.

Infatti, oltre a congelare i beni del presidente russo e del suo ministro degli Affari esteri, l’Ue imporrà misure restrittive nei confronti dei membri del Consiglio di sicurezza nazionale della Federazione russa che hanno sostenuto l’immediato riconoscimento, delle zone non controllate dal governo delle regioni ucraine di Donetsk e Luhans’k quali entità indipendenti. Le sanzioni saranno estese anche agli altri membri della Duma di Stato russa, che hanno ratificato la decisione del governo relativa al Trattato di amicizia, di cooperazione e di mutua assistenza tra la Federazione russa e le due entità.

La scrittrice ucraina Oksana Zabuzhko. Foto: Wikimedia Commons.

Il percorso verso l’Unione europea

La risposta dell’Ue è declinabile anche sotto l’aspetto di un suo possibile ampliamento per venire incontro alla situazione difficile che si è venuta a creare sui suoi confini orientali. Il Consiglio europeo ha riconosciuto le aspirazioni europee e la scelta europea dell’Ucraina, riprendendo quanto già affermato nell’accordo di associazione. Il 28 febbraio 2022 il presidente Zelensky ha presentato la domanda di adesione dell’Ucraina all’Unione europea. Il Consiglio ha accolto con favore la volontà del leader ucraino e ha quindi invitato la Commissione a presentare il suo parere su tale candidatura conformemente alle pertinenti disposizioni dei trattati. Il Consiglio ha inoltre invitato la Commissione a presentare i suoi pareri sulle candidature della Repubblica di Moldova e della Georgia.

Che il conflitto in Ucraina avrebbe cambiato gli equilibri e il modus operandi dell’Unione europea era abbastanza chiaro sin dai primi sviluppi dell’invasione russa. Bruxelles, nonostante alcuni inciampi, è riuscita a rispondere in maniera compatta ed efficace giocando, nei limiti, un ruolo importante nel conflitto tra Kiev e Mosca. Tuttavia, la strada sembra ancora lunga e tortuosa ed è difficile al giorno d’oggi fare previsioni sul futuro dell’Ue.

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