Retrogaming: il ritorno all’amore per i videogiochi retrò

È difficile dare un vero e proprio significato alla parola retrogaming, poiché è già molto difficile distinguere quali videogiochi siano effettivamente retrò e quali appartengono ancora alla generazione corrente. La definizione classica è però una soltanto: retrogaming è un neologismo inglese che sta a indicare la passione per i videogiochi del passato.

Ma è davvero così semplice? A sentire gli esperti, e coloro che si definiscono retrogamer, assolutamente no. È chiaro che il retrogaming sia l’effettiva passione per i videogiochi ormai considerati “vecchi”, ma quando un gioco può essere considerato effettivamente datato? C’è una data di scadenza? Ci sono delle generazioni di console che non possono essere ancora considerate retrò? Vi sono molte divergenze a riguardo.

Alcuni giocatori sostengono infatti che qualsiasi console fuori produzione possa essere considerata retrò, così come i giochi prodotti per essa, mentre altri considerano retrò soltanto ciò che appartiene ad almeno due generazioni passate rispetto a quella corrente. Per alcuni, quindi, giocare videogiochi usciti per la Playstation 3 è considerato retrogaming, mentre per altri bisogna scavare molto più a fondo, fino alla ricerca di console tanto vecchie da contare numerosi videogiochi introvabili e considerabili ormai rari.

L’effetto nostalgia

Il retrogaming è un mondo che è sempre esistito. Inizialmente, si emulavano i giochi anni Novanta, Ottanta e addirittura alcuni anni Settanta, ma adesso si sta sempre più considerando retrogaming anche l’utilizzo e l’emulazione di console molto più recenti, come l’Xbox 360.

Cosa spinge quindi un videogiocatore ad abbandonare l’innovazione delle ultime uscite videoludiche per iniziare a giocare a un titolo uscito molti anni prima e con una grafica quasi sempre invecchiata? In alcuni casi si può parlare di effetto nostalgia.
Questo fenomeno colpisce principalmente coloro che si ritrovano a pensare ai videogiochi del passato con una certa malinconia e che sentono la necessità di rigiocarli non solo per vedere come sono invecchiati, ma anche per rivivere emozioni già vissute in passato. Questo porta alla ricerca di un modo per giocare a quei titoli che all’epoca conquistarono generazioni di videogiocatori, come Super Mario Bros. o Spyro The Dragon, i quali vengono idealizzati e visti dall’utente di oggi come un passato perfetto e, talvolta, anche migliore se confrontato con il presente.

Eppure, non è soltanto l’effetto nostalgia a portare alcuni videogiocatori a prendere in mano vecchie console. C’è un intero fenomeno che potrebbe essere definito archeologia videoludica e che consiste nel voler provare con mano quei videogiochi considerati leggendari, quelli che hanno fatto la storia e che sono stati descritti e raccontati dalle generazioni precedenti. Alcuni giocatori non si accontentano di ascoltare i racconti: vogliono toccare con mano il mondo dei videogiochi del passato.

L’utilizzo degli emulatori.

Rispolverare i vecchi titoli attraverso gli emulatori

Un argomento molto spinoso e che fa sorgere parecchi dubbi è quello che riguarda gli emulatori.

Cos’è un emulatore? È considerato emulatore un software che permette di riprodurre i vecchi videogiochi su un dispositivo diverso rispetto a quello per cui erano stati creati, a patto che si possegga una ROM leggibile e una copia del BIOS della console originale. Grazie agli emulatori, è facile riprodurre giochi ufficialmente nati per il NES o per il COMMODORE su un PC di ultima generazione, conservandone la grafica originale e, talvolta, anche permettendone qualche miglioria.

L’utilizzo dell’emulazione è il modo più facile ed economico per iniziare a fare retrogaming, dal momento che molte console sono ormai fuori produzione e che l’acquisto di videogiochi retrò è un business parecchio costoso. Gli emulatori sono software gratuiti ed è molto più semplice trovare ROM e BIOS online, piuttosto che acquistare un Atari 2600 e alcuni dei suoi classici, a volte tra l’altro difficilissimi da reperire a un prezzo ragionevole. Ci si chiede spesso, però, se si possa ancora parlare di retrogaming nel caso in cui per videogiocare non si faccia effettivamente utilizzo della console retrò originale in tutta la sua purezza ma al suo posto si utilizzi un emulatore.

Un altro argomento molto discusso è quello della legalità dell’emulazione stessa. È effettivamente legale ricorrere all’utilizzo degli emulatori? La risposta è no, ma è anche un sì. Ci sono dei modi del tutto legali per emulare un videogioco: uno di questi è clonare il BIOS di una console già acquistata in passato e utilizzarlo per configurare dei software che mirano a emulare la medesima console. Un altro è utilizzare e clonare soltanto le ROM di videogiochi già acquistati, per evitare la questione della pirateria.
È assolutamente vietato vendere e/o acquistare ROM illegali su internet, come è illegale reperire BIOS di console retrò su siti che non posseggono il copyright di quelle stesse console.

Esempio di console retró.

L’emulazione e l’esempio di Nintendo

Non è difficile immaginare cosa un possessore di copyright di un videogioco possa pensare dell’emulazione illegale, considerando anche che per aziende come Nintendo esse rappresentano una perdita di guadagno anche su console ormai datate e fuori produzione.
Ci aiuta a capire il punto di vista di un’azienda produttrice di videogiochi la citazione a giudizio di Jacob Mathias, possessore dei siti web di ROM LoveROMs e LoveRETRO, da parte di Nintendo.

La Mathias Designs LLC, fondata da Jacob Mathias e sua moglie, ha creato i due siti di cui sopra, che vantavano ben diciassette milioni di visitatori al mese e che fornivano l’accesso e l’utilizzo di ROM di videogiochi di vario tipo, tra cui quelli appartenenti alla casata Nintendo. La famosa casa produttrice di videogiochi di Kyoto ha richiesto la chiusura immediata dei due siti e la consegna di qualsiasi tipo di prodotto coperto da copyright posseduto da Mathias e consorte, oltre al versamento di alcune ingenti somme di denaro: più di dodici milioni di dollari di risarcimento più una richiesta di centocinquantamila dollari per ogni gioco Nintendo e due milioni di dollari per ogni marchio utilizzato illegalmente. La Mathias Designs LLC ha ammesso di aver utilizzato illegalmente dei prodotti coperti da copyright e ha quindi portato Nintendo a vincere ufficialmente la causa.

Questa vittoria risalente al 2018, ha portato alla preventiva chiusura di altri siti web contenenti ROM di proprietà di marchi registrati per evitare denunce e l’uscita di ingenti somme di denaro. Inoltre, recentemente Nintendo ha iniziato a bloccare i video che mostrano l’utilizzo di un nuovo prodotto: lo Steam Deck, una console portatile creata da Valve molto simile a un PC che permette non solo di giocare ai videogiochi presi da negozi digitali come Steam o Epic Games, ma anche di utilizzare gli emulatori e di continuare quindi a fare retrogaming anche su questo dispositivo.

L’utilizzo delle console del presente per emulare legalmente i videogiochi del passato

Gli sviluppatori di giochi ormai introvabili e di console ormai in disuso hanno cercato di far fronte all’emulazione illegale portando i veri classici del videogioco sulle console di nuova generazione. Alcuni di questi giochi sono stati migliorati. Basti pensare alla Crash Bandicoot: N. Sane Trilogy sviluppata da Vicarious Visions e pubblicata da Activision nel 2017, che riporta alla luce in versione migliorata la serie di videogiochi di Crash Bandicoot, un prodotto inizialmente sviluppato da Naughty Dog e pubblicato da Sony Computer Entertainment per Playstation 1 nel 1996, 1997 e 1998. Altri invece, sono semplicemente stati emulati e riproposti dagli stessi possessori del copyright su console come la Playstation 4 e su piattaforme per la distribuzione digitale come Steam.

Remastered e remake sono sicuramente un buon modo per cavalcare l’effetto nostalgia ma non sempre il vecchio giocatore prova, giocando a questi titoli, le stesse sensazioni che aveva vissuto da ragazzo e spesso si ritrova soltanto a criticare un videogioco migliorato graficamente ma non fedele all’originale come si sarebbe aspettato, così come l’utente non è sempre propenso a spendere una somma di denaro, anche se irrisoria, per acquistare un titolo retrò che non aggiunge nulla di nuovo all’esperienza passata, apparendo soltanto molto invecchiato.

È facile affermare che il videogiocatore preferisca soluzioni più economiche ma, in un mondo in cui sono presenti molti collezionisti e l’acquisto di videogiochi è all’ordine del giorno, potrebbe esistere sicuramente un buon modo per sfavorire l’emulazione illegale e favorire, quindi, l’acquisto di titoli retrò. Gli sviluppatori e i produttori di console di nuova generazione potrebbero iniziare a recuperare quei vecchi giochi ormai sempre più richiesti e migliorarli non solo graficamente, ma aggiungendo delle features che possano giustificarne l’acquisto, come degli artwork, delle classifiche online o, per alcuni titoli, anche il multiplayer.

Collezionismo.

La rubrica retrogaming nella programmazione Twitch

Con l’avvento di Internet è sempre più cresciuta nel videogiocatore la voglia di condividere la propria esperienza con gli altri, dapprima filmandosi con una videocamera e postando il proprio video su YouTube, e poi, invece, in diretta, tramite una piattaforma che sta spopolando negli ultimi anni e che anche in Italia, specialmente dal primo periodo della pandemia, ha un buon seguito: Twitch.

Il parere di un retrogamer: Narpojuri

NarpoJuri è un ragazzo che da due anni ha un canale Twitch in cui, spinto dalla voglia di rigiocare i titoli che più ha amato ma anche di scoprirne di nuovi, condivide la propria passione attraverso gameplay a tema retrogaming. Passando questi due anni su Twitch ha creato una community molto variegata, formata da appassionati di vecchia data ma anche da utenti curiosi, che per la prima volta si approcciano a questo mondo. Questo ci mostra che la community retrogaming di Twitch non è formata soltanto da coloro che vogliono sfidarsi e mostrare i propri record di giochi che conoscono da una vita, ma anche da coloro i quali sono ben lontani da essere degli appassionati e che vengono spinti sulla piattaforma soltanto dalla curiosità.

NarpoJuri sul suo canale mostra il lato meno conosciuto del retrogaming, quei videogiochi che difficilmente vengono giocati dai non appassionati e che sono delle vere e proprie scoperte. Oltre ad aver streammato i vari classici, ha trasmesso sul suo canale delle vere e proprie perle molto interessanti da giocare sia per il loro contenuto ma anche per la loro assenza nel catalogo videoludico italiano. Un esempio è il Satellaview, una piattaforma presente soltanto nel mercato giapponese che permetteva di collegare lo SNES a Internet attraverso una radio satellitare. Sul Satellaview era possibile giocare i remake della famosissima serie di videogiochi The Legend of Zelda che lo stesso NarpoJuri e la sua community hanno apprezzato moltissimo. Sono proprio questi videogiochi, inediti in Italia e difficili da reperire, che hanno portato Narpo a chiedersi cosa ci fosse nel mondo videoludico oltre a quei prodotti conosciuti e classici, e ad approfondirlo.

È lo stesso Narpo a confermarci la difficoltà nel recuperare alcuni videogiochi retrò e a giocarli su una console originale, dichiarandosi a favore di una distribuzione legale da parte dei possessori di copyright a un prezzo fisso che possa mettere a disposizione del videogiocatore una lista di videogiochi da poter recuperare con facilità, senza dover ricercare a prezzi sempre differenti i singoli titoli. L’emulazione può essere, quindi, sicuramente evitata quando si parla di classici molto famosi e quindi reperibili anche su console di ultima generazione, ma quando si parla di videogiochi inediti, di prototipi o di titoli che difficilmente verranno recuperati sembrano non esserci alternative.

L’esempio che porta Narpo è quello di Tombi, la cui licenza dovrebbe essere acquistata per poter portare un publisher a rimettere sul mercato il vecchio videogioco, il cui titolo originale è disponibile soltanto a prezzi poco accessibili. È più facile che l’acquisto di questi videogiochi avvenga da parte di un vero e proprio collezionista, piuttosto che da un retrogamer con disponibilità economiche normali, eventualmente non disposto ad acquistare ogni singolo gioco a un prezzo esorbitante soltanto per poterlo giocare su una console originale, la quale richiede comunque dei costi per essere reperita e utilizzata.

Narpo spiega anche che rendere una ROM accessibile per ill PC è sicuramente possibile, ma anche questa è un’operazione abbastanza dispendiosa e, come tanti altri, preferisce piuttosto l’utilizzo di una console originale con un videogioco originale. A tal proposito si parla anche dell’emozione che si ha nel giocare un vecchio classico sull’hardware originale, di come si viva un’esperienza nuova e particolare, stimolante e immersiva, simile a quella passata ma anche totalmente diversa.

Come streamer ci conferma che la community del retrogaming non è molto vasta in Italia, mentre negli Stati Uniti ne esistono di diverse e sono anche molto affiatate. La presenza di tutti questi videogiocatori desiderosi di giocare a vecchi titoli potrebbe portare i grandi publisher a trovare remunerativo investire nella pubblicazione di videogiochi inediti in alcuni Paesi, accontentando così una fetta di pubblico e portando alla luce dei prodotti visti soltanto da pochi.

Grazie a NarpoJuri e alle sue parole possiamo affermare che il retrogaming è innanzitutto una vera e propria passione. Non ci sono delle regole, non bisogna porre dei paletti né limitare i videogiocatori. Si può essere retrogamer sia giocando su hardware originali, grazie a disponibilità economiche più elevate, sia approcciandosi agli emulatori per poter recuperare videogiochi ora come ora impossibili da acquistare se non a prezzi a volte troppo alti. Non bisogna escludere coloro che non posseggono i mezzi per un retrogaming “vero e proprio” poiché, proprio come ci dice NarpoJuri, se si ha la passione ci si può già definire un retrogamer a tutto tondo.



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