Doctor Strange nel Multiverso della Follia, la recensione – theWise@theCinema

Questa recensione di Doctor Strange nel Multiverso della Follia è divisa in due parti, la prima senza spoiler e la seconda – opportunamente segnalata – con spoiler.

Prima parte, senza spoiler

Overview

Bello è un eufemismo: questo film è Raimi.
Non che il regista de L’armata delle tenebre sia particolarmente noto per la sua avvenenza ma i suoi film – di norma – lo sono eccome.
Primo nel suo genere, questo è il debutto dei Marvel Studios nel filone dei film horror e alla regia c’è forse la persona più adatta sulla piazza.

Horror sì, quindi. Ma è pur sempre un film Mcu, quindi scanzonato per la maggior parte del tempo e serio dove serve. Cioè la cifra stilistica di Raimi, un maestro dell’horror che sa tenersi in perfetto equilibrio tra la risata e l’ansia, senza cadere mai da una parte o dall’altra nel momento sbagliato.

Intrattenimento, prima di tutto

Questo film è dannatamente divertente.

È un horror e l’ansia è sempre presente: fin dall’inizio è un film “di corsa”, un inseguimento continuo e martellante, intervallato solo dagli scontri.

Combattimenti che sono tanti, anzi, tantissimi e uno più bello dell’altro. Uno in particolare è forse lo scontro più geniale e innovativo mai visto nel Mcu, ma ne parleremo nella sezione spoiler. D’altra parte, Strange è il personaggio con le caratteristiche migliori per dare vita a scontri niente affatto convenzionali: dopotutto, la magia è un materia molto più versatile dei muscoli di Cap, giusto per citare uno dei supereroi più stereotipati.

Dicevamo, intrattenimento. Se siete di quelli che ogni tanto guardano l’ora per vedere quanto manca alla fine del film (segnale di una pellicola non particolarmente coinvolgente) beh, qui vi dimenticherete addirittura di essere al mondo. Questo è un film che rapisce.

Un livello tecnico eccellente

È una pellicola frenetica, senza tempi morti. La quantità di informazioni che veicola è abnorme e richiede molta attenzione, soprattutto se non siete seguaci sfegatati di film e serie Marvel. Non che non si capisca nulla: è un film comprensibilissimo anche a chi non è un seguace granché attento del Mcu, ma chi lo è parte di gran lunga avvantaggiato è coglie un’infinità di layer che gli altri non possono nemmeno immaginare.

Ciò non toglie che la frenesia è forse troppa: una mezz’oretta in più di minutaggio avrebbe permesso di approfondire meglio alcune parti – e soprattutto alcune scelte di alcuni personaggi – che ne avrebbero avuto davvero bisogno. A livello tecnico rasenta comunque la perfezione. La regia di Raimi è una delle cose più fresche viste nel Mcu dopo il debutto di James Gunn con Guardiani della galassia.

Anche la scrittura è di gran livello. Certo non è questo mostro di complessità, ma a un certo punto del film le cose avvengono contemporaneamente in più luoghi pur rimanendo chiare e ben definite. Merito sia di una scrittura ordinata che di una regia molto precisa.

A proposito della sceneggiatura, c’è un aspetto che – se non è già stato affrontato – andrà chiarito, perché di primo acchito è un possibile plot hole. Non tanto di questo film in particolare, ma per la continuity del Mcu. Ne parleremo nella sezione spoiler.

Molto Strange

È un film che scava a fondo nel personaggio di Strange. Qui emerge in tutta la sua forza il suo lato paterno, molto più di quanto visto in Spiderman: No Way Home nei confronti di Peter Parker.

Leggi anche: Spider-man: No Way Home, la recensione – theWise@theCinema.

È l’occasione per Strange di mettere da parte una volta per tutte la sua vita precedente, legami già sviscerati soprattutto in What if…? e vero tallone d’Achille del personaggio.

A tal proposito, una parola è il mantra di tutta la pellicola: felicità. Parola ripetuta in maniera ossessiva e che il film vuole sviscerare. Cosa significa essere felici? La felicità è un diritto? Dove sta la linea rossa tra ciò che si può e ciò che non si può fare per raggiungerla?

Gli altri personaggi

La new entry America Chavez (Xochitl Gomez) è una presenza fresca, con la quale si empatizza subito. Certo, nell’economia del film è poco più di uno strumento, ma si tratta comunque di un casting particolarmente felice. Dopo aver introdotto Eli Bradley in The Falcon And The Winter Soldier, Yelena Belova in Black Widow e Kate Bishop in Hawkeye, si allunga la lista di supereroi giovanissimi e piano piano una nuova formazione (è probabile che siano gli Young Avengers) sta vedendo la luce.

Non altrettanto lusighiera la gestione del personaggio di Wanda Maximoff. Senza entrare nei dettagli (per quelli c’è la sezione spoiler), a fronte di una prestazione spettacolare di Elizabeth Olsen la scrittura del suo personaggio ha qualche lacuna ed è uno di quegli aspetti che mezz’ora in più di minutaggio avrebbe permesso di risolvere.

Ultima cosa, le scene post credit sono due.

Faq

Serve vedere gli altri film?

Non ci sono legami con gli altri film che inficino davvero al visione, basta sapere a grandi linee cos’è successo nella Infinity War. Aver visto Spiderman: No Way Home e almeno il primo film del dottor Strange però aiuta molto.

E le serie?

Wandavision è quasi obbligatoria, questo film è di fatto la sua seconda stagione. Per carità, è visibile e comprensibile lo stesso ma si uscirebbe dalla sala frastornati dalle domande. Anche What if…? è particolarmente consigliato, sebbene non necessario in senso stretto. Aiuta anche Loki, per meglio comprendere il multiverso.

Le pagelle

Regia

Raimi fa Raimi, e lo fa da dio. Salti e voli, primi piani stretti, inseguimenti, scene d’azione frenetiche ma ben comprensibili, mostri, una grande – davvero grande – quantità di violenza splatter (cosa inedita nel Mcu) e sempre con un sottofondo scanzonato: Feige voleva tinte horror ma con la consueta leggerezza Marvel, un connubio di cui Raimi è maestro indiscusso. Ricordate L’armata delle tenebre? Ecco (c’è tanto di spassoso cameo). Molto bello l’uso delle transizioni e il linguaggio dei colori. Tantissima l’azione: gli scontri sono continui, uno dietro l’altro, e magistralmente diretti. Degne di nota alcune tendine tra una scena e l’altra, davvero molto belle.

Gli hanno dato molta libertà e in cambio hanno ottenuto un signor film.

Bravissimo.

Voto: 9,5

Fotografia

La fusione tra scenografia reale e cgi ormai è perfetta, le luci sono gestite magnificamente. Ma sotto l’aspetto della fotografia rimane un tutto sommato normale cinecomic. Il compitino è fatto bene.

Senza infamia e senza lode.

Voto: 7

Sceneggiatura

È lo stesso autore di Loki e si vede. I personaggi sono ben delineati (a parte Wanda, molto più sfaccettata e profonda in Wandavision che qui). Anche le new entry hanno una back story, uno scopo, delle motivazioni e una degna chiusura. La struttura è peculiare: fin dall’inizio l’intero film è un inseguimento continuo, ansiogeno, in perfetto stile horror, con al centro Strange e America.

Giunti circa a metà pellicola la trama si ramifica, saltando freneticamente da una sottotrama all’altra, che si intrecciano a vicenda e si contaminano grazie al concetto del multiverso e dei portali. Tutto viene gestito bene e si sa sempre chi sta facendo cosa e dove, merito anche di scenografie univoche che fanno subito capire il filone narrativo. Molti all’uscita della sala si sono lamentati dei numerosi vicoli ciechi che la trama imbocca. È vero, ci sono e anche belli grossi, ma non sono disfunzionali: servono a trasmettere la giusta sensazione di frustrazione, ineluttabilità e ansia. A parte un singolo, grande dubbio (nella parte spoiler la spiegazione) la sceneggiatura è un solido diamante che Raimi incastona con sapienza nella struttura del film attraverso la sua magistrale regia.

Solida.

Voto: 8

Colonna sonora

Ma di cosa vogliamo parlare? Danny Elfman ha scritto alcune tra le più belle colonne sonore della storia del cinema e qui supera sé stesso. Gioca molto con il pianoforte, guida magnificamente gli archi, gli ottoni entrano potenti nelle scene più d’impatto. In generale, una gestione orchestrale eccellente, che accompagna senza sovrastare. La colonna sonora si fonde con le immagini, letteralmente (nella sezione spoiler i dettagli). Presentissima la chitarra elettrica, che in certe scene la fa da padrone.

Magistrale.

Voto: 9,5

Effetti speciali e trucco

C’è ben poco da dire, il risultato è impressionante. La cgi ha raggiunto un livello epico. Il trucco e i costumi ormai si fondono in tutto e per tutto con essa. Pochissime e quasi impercettibili le sbavature nelle creature full cgi.

Ottimo lavoro.

Voto: 9

Cast

Benedict Cumberbatch

Non sbaglia un colpo. Convincente anche quando deve fare ghirigori con le mani davanti a un green screen. Intenso, profondo, paterno. E interpreta anche le sue varianti in maniera unica e personale. Ha finalmente trovato la chiave per far suo il personaggio.

Che je voi dì?

Voto: 8,5

Elizabeth Olsen

Che era brava l’aveva dimostrato in Wandavision. Ma cavolo, va pure oltre. La sua interpretazione è struggente e regge da sola un personaggio che per come è scritto è forse l’unico punto debole della sceneggiatura. Lei se ne fa comunque carico e con la sua bravura porta a casa il risultato.

Oltre le aspettative.

Voto: 9

Xochitl Gomez

Vista la giovanissima età è davvero degna di nota. In realtà non ha tantissimo screen time (i veri protagonisti sono Strange e Wanda), eppure in pochi secondi risulta davvero convincente.

Sedici anni. Ha sedici anni. Wow.

Voto: 8

Benedict Wong

È più convincente del solito. Nella nuova veste di stregone supremo fa la sua porca figura e il suo personaggio sta venendo su bene.

Bravo.

Voto :8

Rachel McAdams

Se Cumberbatch è in grado di personalizzare l’interpretazione di ogni sua variante, la McAdams fa molta più fatica risultando più piatta del solito.

Bravina.

Voto: 7

Voto al cast ponderato in base al minutaggio: 8,5

Voto globale: 8,5

Pro

  • La regia di Raimi è pazzesca
  • La colonna sonora è parte integrante del film
  • È dannatamente divertente

Contro

  • C’è un dubbio da chiarire nella continuity
  • Una mezz’oretta in più avrebbe fatto bene al film
  • Il personaggio di Wanda è poco approfondito

Seconda parte, con spolier

Gli illuminati

Ok gente, wow. Alla faccia dei camei!

Al di là del Mordo versione buono, negli illuminanti di Terra 838 vediamo lo Xavier di Patrick Stewart, il primo della serie sui mutanti della Fox (qui in veste più simile ai cartoni animati, forse). Magnifica la sua lotta mentale con Wanda e la sua morte per mano di Scarlet Witch è perfetta, e per certi versi ricorda horror giapponesi stile The Ring.

Vediamo poi la Cap versione Peggy Carter con la sempre bravissima Hayley Atwell versione super soldato, un assaggio di quanto già visto in What if…? (e che probabilmente rivedremo ancora dato che Marvel la sta spingendo parecchio). Fa una fine che fa molto Darth Maul nel duel of the fates.

Appare la versione di Captain Marvel interpretata dal personaggio di Maria Rambeau (Lashana Lynch). Brava eh, ma non particolarmente convincente. E muore in maniere un po’ patetica.

Vediamo anche il Black Bolt interpretato da Anson Mount dalla sfortunatissima Inhumans. Attore, lui, molto più bravo di quello che molti pensano dopo il suo sfortunato debutto nella serialità Marvel. Magnifica la sua dipartita, in perfetto stile Raimi.

Infine, il tanto rumoreggiato Mister Fantastic di John Krasinski si cala nel personaggio alla perfezione. Ne vogliamo ancora!

Tutti davvero molto bravi, nulla da eccepire sulle interpretazioni. In tal senso, vale la pena fermarsi un attimo sul Mordo di Chiwetel Ejiofor. Che sia in versione buona o cattiva è davvero bravo e speriamo di rivederlo con più minutaggio in futuro, se lo merita.

Plot hole?

Ci sono delle possibili incongruenze tra ciò che abbiamo visto del multiverso in questo film e in Spiderman: No Way Home.

In Spiderman vediamo che uno Strange quasi del tutto a digiuno di multiverso e senza Darkhold è in grado di muovere persone tra universi diversi. Lo fa per sbaglio, per carità, ma ci riesce. Significa che Strange ha gli strumenti per viaggiare nel multiverso: lo abbiamo visto, lo può fare.

In Loki abbiamo appreso che non solo la magia ma anche la scienza può farlo: ne è la dimostrazione la capacità di Kang il conquistatore (insieme alle sue varianti).

In Doctor Strange nel Multiverso della Follia il paradigma cambia, non si parla più di quanto successo in Spiderman e Loki e si apprende che l’unico modo per viaggiare nel multiverso è usare i portali di America Chavez.

Nulla di sconvolgente, ma attendiamo la spiegazione.

Le varianti di Strange

Come detto in precedenza, Cumberbatch riesce a regalare interpretazioni uniche a ogni sua variante.

Particolarmente degna di nota è la sua versione sinister, quella plagiata dal Darkhold. Lo scontro tra i due è epico, uno dei più geniali e innovativi visti finora nel Mcu, a base di note musicali e spartiti, accompagnato dalle musiche che essi stessi suonano combattendo.

Curiosa la scelta del colore viola per le magie del sinister Strange, lo stesso colore di Agatha Harkness in Wandavision, anch’essa fruitrice del Darkhold.

Wand-ahi-ahi-ahi

Come accennato in precedenza, l’unico tallone d’Achille della sceneggiatura è il personaggio di Wanda, che risulta un po’ stucchevole. Abbiamo capito che è mamma e che ha qualche problemino a elaborare il lutto, ma se da una parte compie le peggio azioni (e si ritiene comunque in buona fede), dall’altra il tempo è troppo poco per approfondire la sua follia.

Sì, è vero, abbiamo avuto tutto Wandavision per scavare nel suo personaggio, ma qui è scivolata nel lato oscuro un po’ troppo velocemente. Una mezz’oretta in più di approfondimento avrebbe dato il giusto tempo narrativo per motivare meglio la sua follia.

Sebbene per screen time sia protagonista anche lei tanto quanto Strange, alcuni passaggi sono forzati, ad esempio quando esplicita che non si accontenta di farsi accompagnare da America in un altro universo dove può stare con i figli, ma che vuole avere il pieno controllo del multiverso. Ma non faceva tutto solo per riavere i figli? Ok la scusa di avere tutte le cure a tutte le malattie a disposizione, ma è veramente debole come motivazione.

Doctor Strange nel Multiverso della Follia è il miglior film della fase 4?

In questa fase 4, i film che se la giocano davvero quanto a emozioni sono Spiderman: No Way Home e proprio ,Doctor Strange nel Multiverso della Follia. Quale sia il migliore non è scontato: tecnicamente quest’ultimo è una spanna sopra, soprattutto lato regia. Eppure Spiderman forse fa emozionare di più, diciamo che l’occhietto lucido ci scappa, ma si tratta di un giudizio soggettivo: chi ha vissuto gli Spiderman pre-Mcu da giovane ha vissuto No Way Home in tutta la sua potenza emotiva, molto più di chi l’ha visto dopo quale “contorno” all’Mcu.

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