Le conseguenze dell’ingresso nella Nato di Svezia e Finlandia

Dopo aver incontrato il veto della Turchia in seguito alla loro domanda di adesione alla Nato, Svezia e Finlandia sono riuscite a superare anche l’ostacolo Erdogan.

Il presidente turco, infatti, si era subito opposto al loro ingresso nell’Alleanza Atlantica poiché riteneva che i governi dei due Paesi erano sempre stati disponibili a sostenere e a accogliere membri di alcune organizzazioni curde, in particolare del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), che Erdogan e il suo partito considerano organizzazioni terroristiche.

Il leader turco ha ricevuto rassicurazioni dai due Paesi per quanto riguarda l’adozione di misure concrete per l’estradizione di terroristi dai loro confini e per proibire le attività di raccolta fondi e reclutamento del PKK e dei suoi affiliati. Inoltre, Stoccolma e Helsinki hanno promesso di non lanciare nuove restrizioni verso Turchia sull’export di armi.

L’invito formale a Finlandia e Svezia per unirsi alla Nato è così giunto mercoledì, durante l’incontro dei leader dell’alleanza tenutosi a Madrid. L’invito è solo il primo di una serie di passaggi per arrivare all’ingresso, ma è considerato comunque un momento molto importante, soprattutto da un punto di vista simbolico.

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Secretary of Defense Jim Mattis hosts a joint press meeting with NATO Secretary General Jens Stoltenberg at the NATO Headquarters in Brussels, Belgium, Feb. 15, 2017. (DOD photo by U.S. Air Force Tech. Sgt. Brigitte N. Brantley)

La reazione di Putin

La reazione di Putin ha ricalcato quella suscitata dalla domanda di adesione alla Nato di Svezia e Finlandia: finché non verranno installate basi militari sul territorio delle due new entry, non ci saranno troppi problemi. In caso contrario, Putin ha dichiarato che la Russia sarà costretta a rispondere in modo simile e creare eguali minacce per i territori da cui tali minacce provengono.

Il leader russo ha inoltre aggiunto che sarà inevitabile che le relazioni di Mosca con Helsinki e Stoccolma andranno a inasprirsi a causa della loro adesione alla Nato: «Tra noi è andato tutto bene, ma ora potrebbero esserci tensioni. Di certo ci saranno: è inevitabile se c’è una minaccia per noi».

Inoltre, nella giornata di mercoledì è giunta la notizia che gli Stati Uniti rafforzeranno la loro presenza militare in Europa, incluse capacità difensive aeree aggiuntive in Germania e Italia. A dichiararlo è stato il presidente Joe Biden all’incontro di Madrid. In particolare, gli Stati Uniti invieranno in Italia un battaglione per la difesa aerea a corto raggio composto da 65 militari.

La risposta russa a questa nuova postura assunta dall’Alleanza atlantica non si è fatta attendere, ed è in questo caso che sono giunte parole molto più ostili. Infatti, Putin ha condannato le “ambizioni imperialiste” della Nato, accusando l’Alleanza di cercare di affermare la sua “supremazia” attraverso il conflitto in Ucraina.

Se l’idea alla base della scelta di Putin di invadere l’Ucraina era quella di non aver un Paese Nato ai propri confini, il piano è naufragato con l’imminente ingresso di Finlandia e Svezia, due Stati storicamente neutrali, col il primo che condivide con la Russia un’importante linea di confine di oltre 1300 km. La tensione sullo scacchiere internazionale non sembra destinata a scemare, almeno per il momento: si attendono sviluppi dal campo di battaglia in Ucraina per provare a schiarire un po’ un quadro ancora molto fosco.

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