L’Olivetti non faceva solo macchine da scrivere!

Chi di voi in casa non ha (o non ha avuto) una macchina da scrivere della Olivetti? Un vero simbolo, un mito che conserva ancora oggi un certo fascino. L’azienda produceva anche calcolatori, come l’Elea 9003, il primo computer a transistor commerciale prodotto in Italia (e uno dei primi al mondo).

Oggi theWise Magazine ha incontrato il signor Mauro Adami, fiorentino, classe 1938,che nei primi anni Sessanta è stato un tecnico proprio della Olivetti.

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La sede centrale della Olivetti a Ivrea.

«Il lavoro prevedeva la turnazione a tre turni di otto ore per sei giorni alla settimana in un ambiente piuttosto pesante, il reparto di produzione» racconta il signor Mauro, «con tanto di esame settimanale del sangue per controllo del saturnismo».

«Avuta notizia che la Olivetti Divisione Elettronica ricercava tecnici per la manutenzione di elaboratori elettronici dei quali aveva iniziato la produzione nello stabilimento di Caluso (Torino) e la commercializzazione (Elea 9003 ed Elea 6001) con la sede del servizio tecnico a Milano, feci domanda di assunzione. Fui convocato per un colloquio presso lo Stabilimento di Borgolombardo, quindi visita medica a Ivrea, successivo colloquio con l’ingegner Mario Tchou, uno dei progettisti degli elaboratori che la Olivetti aveva creato presso l’Università di Pisa e confermato nell’assunzione per il 2 gennaio 1962».

Dopo un corso di otto mesi per neoassunti per la specifica formazione sull’elettronica e sulla logica binaria, Mauro fu inserito nel settore dell’assistenza tecnica per la zona di Milano e provincia, inizialmente come tecnico per la riparazione dei guasti e successivamente come capogruppo per gestire il parco dei tecnici che erano assegnati, uno per ogni elaboratore consegnato in clientela, nella zona di Milano e provincia.

I prodotti principali erano essenzialmente due: l’Elea 9003, per svolgere compiti gestionali amministrativi, e l’Elea 6001, dedicato al calcolo scientifico. «Contemporaneamente venivano sviluppati, nel laboratorio di Pregnana Milanese (Rho) nuovi elaboratori che avrebbero sostituito i modelli precedenti, serie G100 e serie 4001, e nuove periferiche, come unità a dischi magnetici, lettori di banda perforata, lettori di schede perforate. Altre periferiche, come nastri magnetici e dischi magnetici di produzione americana, venivano collegate alle unità centrali con opportune interfacce elettroniche che permettevano l’adattamento e l’interscambio dei segnali  necessari al funzionamento».

Un esemplare di Elea 9003. Foto: Wikimedia Commons.

Il lavoro di progettazione era svolto a Pregnana Milanese; la produzione di piastre elettroniche, memorie magnetiche, lettori e stampanti seriali a Caluso; l’assemblaggio delle parti elettroniche e delle componenti per le configurazioni richieste per il cliente e la spedizione si svolgeva a Borgolombardo.

Mauro ricorda la formazione interna del personale, un settore già all’epoca molto sviluppato e di grande importanza: «Tramite il Servizio Scuole interno, ho partecipato ai corsi di formazione dei nuovi elaboratori che venivano posti in commercio (serie 100, serie 4000, G50) e delle periferiche collegate per poter gestire l’assistenza tecnica alla clientela e per essere di supporto ai tecnici impegnati negli interventi più difficoltosi, recandomi anche in zone fuori dalla mia competenza territoriale».

«Nel 1969, prima di essere trasferito su mia richiesta al Servizio Commerciale per la vendita, la società mi ha incaricato di tenere un corso di formazione per tecnici neoassunti per la formazione specifica sull’Elea 6001. Quindi, a mia volta ho seguito un corso interno di formazione a Milano e sono stato trasferito alla filiale di Bari, per seguire i clienti della zona assegnatami e per implementare la vendita dei nostri prodotti e ampliare il parco con nuovi clienti».

«Successivamente fui trasferito su mia richiesta alla filiale di Firenze (con ufficio a Livorno) come commerciale per le zone di Livorno, Siena e Grosseto. Ho avuto poi modo di lavorare alla vendita di prodotti ausiliari e prodotti per la realizzazione di infrastrutture necessarie all’installazione degli elaboratori, come impianti di climatizzazione, pavimenti sopraelevati, sicurezze antintrusione e spegnimenti incendi».

Lavorare in una grande azienda come la Olivetti è motivo di grande orgoglio: «Il mio lavoro si svolgeva presso la clientela, una clientela evoluta da un punto di vista della formazione (ingegneri, progettisti, analisti, programmatori) con la quale dovevamo interagire in maniera corretta, dimostrando anche un approccio corretto nelle relazioni interpersonali in quanto, essendo dislocati presso il cliente, eravamo diretti rappresentanti della società».

«Per quanto riguarda il rapporto con i superiori, l’atmosfera era quella di un rapporto di cordiale collaborazione nella quale ognuno era autonomamente conscio della proprio posizione in un clima di totale collaborazione e autonomia».

«Non c’erano cartellini di presenza da timbrare e ognuno svolgeva il proprio lavoro con coscienza, in autonomia. Inoltre, a volte (anzi spesso) il tecnico addetto alla manutenzione e alla riparazione si elaboratori elettronici in  clientela non aveva orario!».

Cristiano Vitagliano Stendardo

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