Con Enzo Rizzi il fumetto diventa rock

Che l’arte sia un concetto ampio, non ci sono dubbi. Certamente però l’accostamento tra serial killer, fumetto e musica rock non è così scontato. Il fumettista Enzo Rizzi ci ha provato (ed è riuscito) con ottimi risultati.

Creatore di Heavy Bone, il serial killer di rockstar, e dell’etichetta editoriale Heavy Comics, ha collaborato con i fan club italiani di Kiss, Aerosmith, Queen e Metallica nonché con numerose riviste musicali. Nel 2014 vince il Gran Premio Autori ed Editori/Fullcomics & Games nella categoria miglior autore italiano.

Oggi theWise Magazine ha incontrato il fumettista rocker Enzo Rizzi.

enzo rizzi
Enzo Rizzi. Foto per gentile concessione dell’intervistato.

Musica e fumetto. Come unisci un’arte visiva con un’arte “uditiva”?

«Anche se per molti questo connubio sembra insolito, ho sempre creduto che ci fosse un mercato per una fusione. L’idea è nata spontaneamente ed è la conseguenza delle mie più grandi passioni fin da adolescente: musica e fumetti.

Leggevo riviste che parlavano della maledizione del Club 27: Jim Morrison, Jimi Hendrix, Brian Jones… tutti morti a ventisette anni. Era la maledizione della musica rock! Intanto mi avvicinavo alla lettura dei fumetti neri italiani, come Diabolik, Satanik o Zakimort.

All’improvviso queste passioni si sono unite: perché non dare un volto a questa maledizione? Un demone che uccide, al compimento dei ventisette anni, tutte queste rock star».

Chi è Heavy Bone, la tua creatura villain, pubblicata anche sulla rivista Heavy Metal negli Stati Uniti?

«Heavy Bone racchiude in sé tutte le caratteristiche della musica heavy metal: è rozzo, violento e che ha, come dicevo prima, il compito di uccidere le rock star del Club 27. Però, nel corso del tempo, si avvicinerà alla musica e finirà per ribellarsi al suo signore, colui che gli ordina le rock star da eliminare. Di fatto è un “cattivone” che si avvicina alla musica (che tanto doveva odiare) e che arricchisce il suo stesso cuore e quello di chi la ascolta».

Per Edizioni NPE hai pubblicato La grande storia del rock e del metal, una vera enciclopedia ILLUSTRATA e fumetti. Cosa ha in più di una tradizionale enciclopedia “accademica”?

«L’opera ha il suo storyteller: per ogni rock star ci sono due pagine, narrate da Heavy Bone. Questo crea un legame tra il lettore e le storie raccontate. Rispetto a un’enciclopedia scritta è forse più fruibile, perché l’appassionato di musica vede le illustrazioni dei suoi eroi musicali e si avvicina più facilmente alla loro storia.

Secondo me è importantissimo che le raffigurazioni siano il più possibile vicine alla realtà, quasi come fossero fotografie. Diversamente, credo che il lettore potrebbe sentirsi “offeso”. Questo credo sia il punto forte del volume. Inoltre, il disegno penso avvicini anche i più giovani, che spesso tendono a ignorare la grande storia del rock».

Alcune opere di Enzo Rizzi.

Come porti avanti il tuo progetto editoriale, in un mercato non propriamente “rock”, come quelli italiano?

«Il progetto va avanti perchè la passione che ho verso quello che faccio va oltre ogni forma di guadagno. Non mi sono mai chiesto se ci fosse un mercato o meno, anche se fortunatamente abbiamo poi scoperto esserci. Nicola Pesce Editore ha osato credere in questo progetto, unico in Italia nel suo genere. La mia passione è condivisa con tanti lettori della scena underground. Una bella soddisfazione, devo dire!».

Secondo te il rock è morto? Come prevedi evolva la scena musicale, soprattutto in Italia?

«Secondo me il rock è morto. Per questo è nato Heavy Bone. O meglio, il rock è morto, ma continua a riciclarsi e a inventare continuamente sé stesso. Ci sono band attuali che, attingendo dal passato, riescono a creare qualcosa di nuovo, che propriamente nuovo non è, ma per le nuove leve è ottimo come avvicinamento al rock e al metal.

Il rock è morto, ma non lo è: rielaborare il passato con qualche idea nuova fa rinascere il rock, esattamente come Heavy Bone che è un morto… ma vive! Negli ultimi anni il rock per me è tornato in vita con Dave Grohl dei Foo Fighters, grande persona e musicista, che crede in quello che fa. Anche i Green Day, per esempio, hanno saputo rivisitare il punk, rendendolo più orecchiabile, o ancora i Muse, che riprendono molto dai Queen.

Insomma, prendere il passato e creare qualcosa di nuovo, che nuovo nel vero senso della parola non è, ma è di buona fattura».

Beh, questi Maneskin?

«Che dire… di loro salvo l’attitudine. Non è da tutti mettersi in gioco e credere nel proprio progetto, arrivando al massimo partendo letteralmente dalla strada. La loro musica non mi piace, il loro look si rifà a quello di David Bowie o Robert Plant, ma nello stesso tempo bisogna dire che ci sanno fare sul palco. Soprattutto Damiano!

Hanno avuto coraggio: parlare e criticare è facile. Io dico che non propongono nulla di nuovo, ma quanti ragazzi avrebbero la forza di fare tutti i sacrifici che hanno fatto loro per arrivare dove sono?».

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

«A settembre uscirà un nuovo volume in cui Heavy Bone sarà protagonista di un vero e proprio fumetto, quasi trecento pagine, con storie scritte da me e illustrate da disegnatori della Bonelli. La copertina è stata disegnata dall’artista internazionale Glenn Fabry. Una delle più belle soddisfazioni della mia vita».

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