Buone pratiche di felicità: piccolo manuale per una vita (davvero) più felice

Che cos’è la felicità? È qualcosa di effimero o piuttosto una conquista che può durare nel tempo? E, soprattutto, come possiamo fare a raggiungerla? Queste sembrano domande molto banali e, allo stesso tempo, del tutto astratte e lontane dalla nostra realtà. Ogni giorno, infatti, siamo impegnati in mille faccende, ci alterniamo fra casa e lavoro (o studio) come una trottola, rincorriamo il prossimo appuntamento senza fermarci mai, e alla sera siamo così stremati che il massimo che possiamo fare per divertirci e buttarci sul divano e guardare una serie TV. Va da sé che, in una vita così frenetica e stressante, il tempo per pensare alla felicità non esiste e le giornate si susseguono sempre uguali, una dietro l’altra.

Purtroppo, però, in questo modo la vita passa – e arriva quel momento in cui dobbiamo fare i conti con la nostra insoddisfazione galoppante, con i nostri sogni dimenticati nel cassetto, con la solitudine derivante dal non aver saputo curare le relazioni che contavano. Ma se fosse possibile introdurre un pizzico di felicità in ogni nostra giornata per tornare a guardare alla vita con fiducia e ottimismo, come facevamo quando eravamo piccoli?

La ricerca della felicità nella vita di ogni giorno

È da questa riflessione che è partita Elisa Amprimo, giovane psicologa autrice del saggio Buone pratiche di felicità (casa editrice Scatole Parlanti). Il libro contiene dieci piccoli spunti di riflessione, ciascuno connesso a una specifica buona pratica, che possono aiutarci nel percorso verso la felicità. Come ci tiene a precisare l’autrice, non si tratta di terapie e strumenti scientifici, ma semplicemente di buone pratiche che lei stessa ha sperimentato in prima persona per migliorare la sua quotidianità e per fare qualche passo in più verso la felicità.

Il bello di questi consigli è che possono essere messi in pratica ogni giorno e che è sempre possibile ricominciare – non importa se, a causa di un periodo stressante o di difficoltà, ci siamo momentaneamente allontanati dal nostro percorso verso la felicità.

Buone pratiche di felicità
La copertina del libro. Foto: Scatole Parlanti.

Dieci consigli per essere felici

Ma qual è la chiave per la felicità? Secondo l’autrice, è importante acquisire consapevolezza – o, meglio, ritornare in contatto con la parte più intima di noi, quella sotterrata dagli impegni e dalle cose da fare. Solo in questo modo possiamo compiere passi concreti in direzione di una felicità autentica e duratura. Fermiamoci un momento e chiediamoci: cosa ci piace davvero fare? Quali sono i nostri sogni giovanili, quelli che abbiamo dimenticato per rincorrere la carriera e l’indipendenza economica? Come vorremmo davvero trascorrere il nostro tempo libero? E infine, quali sono le persone importanti della nostra vita, quelle che sentiamo vicine nel momento del bisogno e che vorremmo abbracciare alla fine di una giornata lunga e difficile?

Ognuno dei dieci capitoli di questo manuale è dedicato a un aspetto della quotidianità, dimostrando come anche solo un piccolo cambiamento qui è là possa avere un impatto enorme sulla nostra concezione della vita e, di conseguenza, sulla nostra percezione della felicità.

Si inizia parlando della necessità di abbandonare lo spirito competitivo che ci lega a doppio filo agli altri e che ci porta a spiare le loro mosse, a cercare di equiparare i loro standard, a rincorrere la loro felicità piuttosto che la nostra. Ma si parla anche di sogni – quelli che avevamo da bambini e che con il tempo sono stati sommersi da impegni e scadenze – e di come riscoprirli e inseguirli, indipendentemente dalla nostra età anagrafica, possa aiutarci a vivere una vita più soddisfacente e felice.

L’autrice suggerisce poi di introdurre un pizzico di follia nelle nostre giornate – soprattutto in quelle troppo serie e ingrigite da incombenze e cose da fare: camminare sotto la pioggia senza l’ombrello, provare un’attività nuova mai fatta prima, ammirare un paesaggio all’alba. Le possibilità sono infinite, ma dietro tutte c’è un comune denominatore: la voglia di ritrovare quella spensieratezza e quella curiosità che un tempo, quando eravamo piccoli, ci appartenevano e che ora sembriamo aver perduto.

Collegata a questo vi è poi la necessità di essere sempre aperti e ben disposti al cambiamento: per essere felici, la parola chiave è crescere. In questo, guardare il mondo da una prospettiva diversa (“a testa in giù”, come suggerisce Amprimo) può aiutare. Siamo così abituati a vedere le cose sempre dallo stesso punto di vista e addirittura a prevedere il modo in cui le situazioni avverranno o le persone si comporteranno che nulla riesce più a sorprenderci.

L’autrice punta poi i riflettori sulla differenza fra “felicità vera” e “felicità effimera”: non bisogna avere fretta di arrivare, rincorrere il famoso “tutto e subito” tanto protagonista della società contemporanea. La ricerca della felicità, di quella vera, è un processo lungo e lento. Ma, del resto, solo la felicità raggiunta con lentezza resta con noi nel tempo. Al contrario, un’effimera iniezione di felicità – derivante dall’acquisto di un nuovo oggetto, dal raggiungimento di un agognato traguardo o di uno status sociale – va via veloce come è arrivata.

Perché Buone pratiche di felicità è efficace

Il successo di questo piccolo manuale sta nel modo in cui le buone pratiche vengono presentate. Non si tratta di dogmi scollati dal tempo e dallo spazio, ma di consigli pratici calati in un presente fatto di casa, famiglia, lavoro, studio, incombenze e di tutto quello che impegna le nostre giornate.

L’autrice, oltre a essere una psicologa, è anche una mamma, e introduce la sua esperienza di vita alle prese con un bambino piccolo proprio per dimostrare che la felicità è possibile e va cercata sempre, anche se si hanno mille cose da fare. Tutto quello che ci viene chiesto è di fermarci un momento a riflettere e cercare la felicità dentro di noi. Tramutarla in azioni concrete, poi, è un passaggio che verrà da sé.

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