Lady Macbeth: la difesa della libertà sessuale si macchia di sangue

Lady Macbeth (2016) è il debutto del regista britannico William Oldroyd, presentato per la prima volta al Toronto International Film Festival l’anno scorso e ora nelle sale italiane. Non è tratto dalla tragedia Macbeth, ma dal racconto Una Lady Macbeth nel distretto di Mtsensk (1864) di Nikolaj Leskov.

Lady Macbeth

È inevitabile, tuttavia, pensare alla fonte shakespeariana e osservare come si stia parlando di due dark ladies che condividono alcune caratteristiche di fondo. Secondo molte interpretazioni, infatti, Lady Macbeth non spinse il marito al delitto perché serbava un’uguale ambizione e sete di potere. In qualità di profonda conoscitrice dei suoi desideri più reconditi, lo spinse a prendere la corona, a costo di versare sangue, solo per poterne vedere realizzate le ambizioni. Non si tratta di un sentimento di fierezza e orgoglio materiale davanti alla possibile posizione sociale del marito, ma della consapevolezza che una volta indotto in tentazione, la mancata azione avrebbe reso Macbeth infelice e frustrato. Il rapporto tra i due all’inizio della pièce infatti è di amore appassionato.

Ciò che accomuna Katerina/Katherine di Leskov e Oldroyd al personaggio di Shakespeare non è la spinta al male in sé, bensì al male come “la via più breve” per qualcos’altro, e il desiderio del potere non è a vantaggio della donna stessa, bensì di suo marito. È un gesto, quindi, di perverso amore. Si tratta di un amore che per affermarsi ancora è disposto a macchiarsi di sangue, a estromettere il senso morale dalla propria coscienza con grande e spietata padronanza di sé, compiendo azioni che svestono il sesso femminile degli abiti più riconoscibili. Proprio per quest’ultimo punto Lady Macbeth e Katherine sono legate. Posto ciò, non si è in affatto in torto a vedere le profonde differenze che costituiscono Lady Macbeth come storia autonoma, la cui protagonista e le cui dinamiche interne hanno delle caratteristiche soltanto in parte comuni con il classico shakespeariano.

L’articolo completo è disponibile sul nostro magazine alle pagine 26-30.

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