Federico Chiesa ha stregato tutti

Dal suo debutto allo Juventus Stadium di due anni fa, quando non ancora diciannovenne esordì in uno degli stadi più complicati in cui giocare, Federico Chiesa ha fatto molta strada. L’ha fatta a modo suo, con quella corsa imperiosa e irruenta che usa quando scende sulla fascia destra. Quella che ha stregato un po’ tutti, in Italia e ormai anche all’estero.

A testa bassa

Federico nasce nel mondo del calcio, figlio di un grande del passato, e a questa realtà si approccia fin da piccolo, nei pulcini di una società vicino a Firenze. Alla Viola passa quando ha dieci anni, ma la sua strada è tutt’altro che in discesa. Tanti dubitano che possa persino arrivare in Primavera. Forse anche per questo Chiesa si concentra molto sullo studio, per darsi un’alternativa in caso la sorte non dovesse sorridergli. Ma oggi, osservandolo giocare e ascoltandone le parole durante le interviste, quasi si può intuire una dualità caratteriale: al di là della sua spontaneità e pacatezza, c’è una percepibile determinazione che lo spinge oltre l’ostacolo, sia esso un avversario o un giudizio stroncante. Così Federico carica a testa bassa i suoi detrattori, come in campo carica verso la porta avversaria; così arriva, a ventun’anni ancora da compiere, a essere il beniamino della sua città e dell’Italia intera.

All’alba della sua settantesima presenza in Serie A, settanta sono anche i milioni che si ipotizza possa valere sul mercato. Nessuno lo sa con certezza perché in estate la Fiorentina ha rifiutato finanche di sedersi a discutere di una sua possibile cessione. Ma l’entusiasmante inizio di campionato ha avvicinato al suo nome anche grandi club inglesi: la voce più recente lo vuole desiderio di Sarri al Chelsea. Chiesa, però, a questo non pensa. La sua riflessiva maturità lo tiene lontano dalle luci della ribalta ma anche dalle scelte affrettate. Per ora ha avuto solo parole d’amore per la Fiorentina e la sua volontà dichiarata è sempre stata quella di rimanere a lungo. Queste, unite al suo incredibile talento, gli hanno guadagnato un posto speciale nel cuore dei tifosi. Anche i media e gli addetti ai lavori sono stati generosi nei complimenti. Tutti assolutamente guadagnati.

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Lo straripante entusiasmo

Oltre alle ottime capacità a livello tecnico, Federico Chiesa ha un buon tiro e per questo cerca spesso la porta. In queste prime sei partite del campionato, ha segnato due reti – tre, se contiamo quella all’Inter, poi tradotta in autorete di Skriniar nei referti della Lega. Ha una buona fisicità ed è generoso anche in fase difensiva, torna spesso in copertura e accetta il contatto senza paura. Ma la sua più evidente qualità è l’incredibile entusiasmo con cui gioca ogni partita. Chiesa insegue senza tregua ogni possibilità di recuperare un pallone, di creare un’occasione, anche in occasioni in cui altri si fermerebbero. È molto veloce e questo gli permette di saltare quasi ogni avversario che punta. E lui, c’è da dirlo, li punta tutti senza alcun timore reverenziale.

È anche questo suo modo di approcciarsi alla partita a far impazzire gli appassionati di calcio. Chiesa gioca con un entusiasmo, con un ardore, che è raro e davvero difficile da non apprezzare. «È una furia Chiesa, una furia!» grida Caressa nella telecronaca di Inter-Fiorentina quando Federico si lancia e in area in mezzo a tre avversari, recuperando un pallone e riuscendo a prendersi un tiro. Questo sembra essere il costante stato d’animo di Chiesa nei novanta minuti. E, di conseguenza, lo stato d’animo di chi lo guarda giocare.

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Cosa manca a Federico Chiesa?

Nel trasporto di una nuova scoperta, può capitare di dimenticarsi di guardare un giocatore con oggettività. Nonostante un inedito clamore intorno al ragazzo, è Federico stesso a rendersi conto e a dichiarare di avere ancora moltissimo da dimostrare. Per ora, ad alcune lacune a livello tattico può supplire il suo incredibile stato di forma. La sua resistenza, unita alla foga agonistica, lo portano a essere sempre scattante e veloce nonostante i minuti sulle gambe. Nel lungo termine, però, sarà necessario limitare un po’ quella inarrestabile corsa a testa bassa, rallentare, alzare la testa, ragionare. Sostenere i ritmi che Chiesa si impone potrebbe essere davvero estenuante, se non nell’arco di un’intera stagione sicuramente nel corso degli anni.

Per tutto questo, comunque, il tempo certamente non gli manca. Tutto ciò che non si può imparare, Federico ce l’ha e lo ha dimostrato in quel poco che abbiamo potuto vedere della sua neonata carriera. Le sue potenzialità sono davvero impressionanti e quello che manca dovrà solo arrivare con l’esperienza. Una vecchia canzone diceva che «è meglio bruciare che spegnersi lentamente». Chiesa non sembra certo di quelli che si spengono lentamente. Dovrà essere bravo anche a non bruciarsi.

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