President Sanders vs. the World

Il Super Tuesday ha mostrato al mondo un Partito Democratico caotico e un futuro incerto. Nella giornata emblematica in cui negli Stati Uniti si vota in quattordici Stati per le primarie, il vantaggio del senatore Bernie Sanders scompare, rivoltato da un risultato inaspettato dell’ex vicepresidente Joe Biden, che si è aggiudicato otto Stati e abbastanza delegati da superare il suo avversario progressista. Ciò che aspetta gli elettori democratici è un testa a testa in cui tutto è possibile, compresa una Democratic National Convention contesa, senza che alcun candidato abbia raggiunto il numero necessario di delegati per aggiudicarsi la nomination come rappresentante del Partito Democratico. Il partito teme il senatore del Vermont e le sue posizioni decisamente non convenzionali tra i democratici e negli Stati Uniti. I suoi progetti e le riforme del sistema sanitario, della tassazione e del sostegno alle classe meno abbienti sono conosciuti, ma un altro grande timore di chi non vuole Sanders sono i grandi cambiamenti che gli Stati Uniti vedrebbero nei rapporti con il resto del mondo.

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Arabia Saudita e Iran: basta guerre inutili

Ironicamente, il presidente Sanders potrebbe prendere delle posizioni che ricordano molto quelle del presidente Trump, per lo meno nella concretezza dei fatti. L’attuale esecutivo americano è nazionalista e duro. Raramente scende a compromessi con altre nazioni, come dimostrato dalle occasionali decisioni a sorpresa del presidente come l’uscita improvvisa dall’accordo di Parigi o i dazi all’Unione Europea. Sanders potrebbe agire in maniera simile, ovvero decisa e riluttante a scendere a compromessi, ma guidato da ideali ben differenti. Per esempio, Bernie ha criticato duramente l’Arabia Saudita e i rapporti che gli Stati Uniti hanno con essa. Durante un dibattito democratico avvenuto lo scorso novembre, Sanders ha affermato che: «L’Arabia Saudita è una dittatura brutale, che fa di tutto per schiacciare la democrazia e tratta le donne come cittadini di terza classe. Non è un alleato affidabile». Non è la prima volta che Bernie Sanders ha commentato l’alleanza con l’Arabia Saudita negativamente ed espresso l’idea di modificare radicalmente i rapporti. In un’altra occasione, nel 2017, Sanders ha espresso forte disappunto riguardo la vendita di armi all’Arabia Saudita, che ha condotto (e sta conducendo tutt’ora): «Una guerra [in Yemen, N.d.R.] che ha portato a un disastro umanitario in una delle nazioni più povere della regione».

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Il senatore del Vermont inoltre sostiene che la troppa libertà e il sostegno conferito ai sauditi possano degenerare ulteriormente, data la già instabile situazione mediorientale. Sostiene inoltre che il presidente Obama aveva intrapreso la direzione giusta, con l’obiettivo finale di «Dire all’Arabia Saudita e all’Iran che siamo stanchi del loro comportamento, e siamo stanchi di spendere decine di miliardi di dollari per delle guerre senza fine». A proposito di Obama, Bernie Sanders sostenne l’ormai defunto patto sul nucleare con l’Iran promosso dall’ultimo presidente democratico, seppure non lo ritenga un accordo ideale. Sanders è molto critico nei confronti dell’Iran e delle continue violazioni dei diritti umani che avvengono nella repubblica islamica, ma ritiene sia decisamente meglio evitare un altro inutile conflitto in Medio Oriente.

Cina e Nord Corea: negoziare o non negoziare?

Le somiglianze tra gli USA nel mondo di Trump e il possibile futuro di Bernie non si limitano al Medio Oriente, ma toccano anche altri punti caldi dell’Asia. Innanzitutto, Bernie Sanders considera la Cina un rivale commerciale che non può essere ignorato. Nel 2019 il senatore del Vermont ha scritto su Twitter che gli Stati Uniti hanno perso tre milioni di posti di lavoro sin dalla firma, nel 2000, del U.S.-China Relations Act, implicando che non solo sia colpa della Cina ma che per resuscitare quella classe lavoratrice di cui egli è difensore sia necessario modificare gli accordi con il colosso orientale. Bernie ha sottolineato le gravi violazioni di diritti umani portate avanti dal governo cinese, come i campi “di riforma” per musulmani nella regione dello Xinjiang, dove oltre è rinchiuso un milione di cinesi di fede islamica. La Cina è di grande importanza anche nella gestione dei rapporti con la Nord Corea. Sanders ha seguito e commentato la gestione della crisi tra Kim Jong-un e Donald Trump, criticando spesso l’atteggiamento aggressivo di quest’ultimo. Quando i rapporti tra gli Stati Uniti e la Nord Corea hanno iniziato a migliorare, portando addirittura a degli incontri di persona tra i due capi di Stato, Bernie Sanders ha espresso soddisfazione per il cambiamento di comportamento del presidente americano e l’inizio dei negoziati, un primo passo significativo ed essenziale per evitare un conflitto.

Le infiltrazioni russe e il progetto di Putin

Uno Stato che osserva con attenzione la figura di Bernie Sanders è la Federazione Russa. Il senatore è stato avvisato dalle autorità che ci sono già state delle interferenze russe nella sua campagna elettorale. È probabile che la Russia pensi che aiutare la crescita del senatore sia un ottimo modo per gettare il Partito Democratico nel caos (cosa che a quanto pare non necessita alcuna interferenza russa per accadere), assicurandosi che Donald Trump rimanga presidente. È decisamente improbabile che alla Russia e a Vladimir Putin possa piacere il presidente Sanders; lo tzar di Mosca preferisce il clima da “guerra fredda moderata” che la transizione dalla ostile presidenza Obama alla noncurante amministrazione Trump ha creato tra la NATO e la Russia. Se Sanders dovesse vincere contro Trump a novembre, cosa che il governo russo ritiene decisamente improbabile, Putin si potrebbe pentire amaramente del supporto fornito di nascosto a Sanders.

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Il senatore del Vermont è decisamente critico della moderna Russia, della sua natura autoritaria e delle discriminazioni razziali e sociali come quelle nei confronti delle comunità LGBTQ+. Bernie sostiene che la Russia vada tenuta sotto controllo, il suo presidente isolato politicamente ed economicamente e che vadano esercitate pressioni dalla comunità internazionale. Sanders ha criticato l’atteggiamento guerrafondaio di Putin, l’invasione della Crimea e, come l’amministrazione Trump, sembra non curarsi dell’espansione dell’area di influenza del presidente russo e la fuoriuscita dal trattato INF (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty, il trattato con la Federazione Russia che pose fine alla corsa delle due nazioni per l’armamento di missili nucleari a medio raggio). In ogni caso, la priorità assoluta di Sanders rimane quella di non andare in guerra per nessuna ragione, con chiunque, e sostiene che anche il contenimento della Russia, come quello di qualsiasi minaccia nei confronti degli Stati Uniti, possa essere effettuato in maniera efficace senza sprecare vite umane.

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