NBA League pass: le migliori partite del decennio

Uno dei pochi aspetti positivi della pandemia in corso è la grande abbondanza di contenuti di intrattenimento resi disponibili gratuitamente da varie piattaforme online. Tra queste, anche l’NBA ha deciso di fare un regalo ai propri fan offrendo trenta giorni di prova gratuita del proprio servizio di video on demand; anche se al momento la lega è in pausa, nel servizio sono incluse molte partite del passato. Tra le più emozionanti partite da riguardare ci sono le cosiddette elimination game ovvero le partite che hanno decretato l’avanzamento di una squadra nei Playoffs o l’assegnazione di un titolo. Ecco le migliori dell’ultimo decennio in ordine cronologico.

Chicago Bulls @ Brooklyn Nets. Gara 7 – Primo turno playoff Eastern Conference, 4 Maggio 2013

I Nets del 2013 sono al primo anno nella loro nuova sede al Barclays Center, stadio inaugurato lo stesso anno per accogliere la franchigia che, fino a quel momento, era di casa nel New Jersey. Anche se i nomi più importanti (Pierce e Garnett) sarebbero arrivati solo l’anno successivo, i Nets hanno un discreto roster, con Deron Williams nel suo punto migliore, Joe Johnson con ancora molti punti sulle mani, un giovane Brook Lopez e la grinta di Gerald Wallace. Dall’altra parte, i Bulls sono al primo anno senza il loro MVP, Rose, che si era infortunato ai Playoffs della stagione precedente. A roster un giovanissimo Jimmy Butler, al suo secondo anno nella lega, Noah nei suoi anni migliori, Nate Robinson, il nostro Belinelli e una panca veramente lunga con Boozer, Deng, Hinrich e  Taj Gibson tra gli altri.

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Il Barclays Center, sede dei Brooklyn Nets. Foto: Wikimedia

La serie è molto combattuta, come ci si aspetta per uno scontro quarta contro quinta al primo turno di Playoffs. I Nets vanno in vantaggio vincendo di quasi venti punti la prima gara, ma i Bulls reagiscono vincendo le successive tre gare (gara 4 arriva addirittura al terzo overtime). Brooklyn riesce poi a vincere gara 5 e 6 arrivando a giocarsi il passaggio del turno in casa. Gara 7 vede i Bulls condurre per tutta la gara, con i Nets che però non si arrendono facilmente e arrivano a quattro punti di distacco nell’ultimo minuto di gioco. Un gran Belinelli mette gli ultimi sei punti per i Bulls che portano a casa la partita e la serie andando poi a incontrare i futuri campioni di Miami al secondo turno.

San Antonio Spurs @ Miami Heat. Gara 7 – NBA Finals, 20 Giugno 2013

LeBron James era riuscito, nella stagione precedente, a portare a casa l’anello tanto desiderato, dopo aver portato Wade e Bosh a Miami. Per questo motivo, nel 2013, gli Heat non hanno addosso tutta la pressione dell’anno precedente, ma sono sicuramente la squadra da battere. Oltre ai big three, Miami può contare su Ray Allen, Shane Battier, The Birdman Anderson, Mario Chalmers e Rashard Lewis, una squadra con molto talento e molto profonda. San Antonio invece viene da una buona stagione dove è riuscita ad arrivare al secondo posto della Western Conference dietro solo ai Thunder. L’organico degli Spurs ruota ancora attorno la vecchia guardia con Duncan, Parker, Ginobili e Boris Diaw. San Antonio può inoltre contare su un Kawhi Leonard al suo secondo anno nella lega, Danny Green e Patty Mills.

Per arrivare in finale gli Spurs hanno vita relativamente facile, completando due sweep contro i Lakers e i Grizzlies ed eliminando i Warriors in sei partite. D’altro canto Miami deve faticare di più, specialmente in finale di conference, dove i Pacers riescono a portare James e i suoi compagni a gara 7 dopo una serie molto combattuta sia fisicamente che mentalmente. Anche le Finals sono molto combattute con gli Spurs che per tre volte si portano in vantaggio nella serie senza però riuscire a portare a casa il risultato. Indimenticabile anche gara 6, con gli Spurs in vantaggio di tre punti a pochi secondi dalla fine: in un momento da molti criticato, coach Popovich decide di non fare fallo sui giocatori di Miami, dando così la possibilità a Ray Allen di portare la gara all’overtime dove gli Heat riuscirono a vincere e forzare gara 7. Anche quest’ultima partita è molto combattuta e il titolo viene deciso proprio negli ultimi minuti di gara; Duncan e LeBron stanno capitanando le rispettive squadre, con il giocatore delle Virgin Islands che però sbaglia un tiro relativamente facile nell’ultimo minuto della partita dando la possibilità a James di portare a casa il suo secondo titolo.

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Obama si congratula con il coach di Miami, Spolestra, dopo la vittoria del titolo. Foto:  Lawrence Jackson

Portland Trail Blazers @ Houston Rockets. Gara 6 – Primo turno Playoffs Western Conference, 2 Maggio 2014

Come purtroppo da molti anni a questa parte, nel 2014 i Trail Blazers arrivano ai Playoffs con la quinta testa di serie, con un roster troppo forte per puntare al rebuilding e troppo scarso per puntare alla vittoria finale. LaMarcus Aldridge è alla sua stagione migliore, con più di 23 punti a partita, mentre Lillard è alla sua seconda stagione, dopo il titolo di Rookie of The Season conquistato l’anno precedente. A completare il quintetto Batum, Robin Lopez e Wesley Matthews. Anche i Rockets arrivano ai Playoffs “incompleti”, con un buon quintetto (Harden, Howard, Parsons, Pat Beverly e Lin), ma una panchina che lascia a desiderare.

Nonostante i roster non stellari, le due squadre si affrontarono in una serie bellissima e molto combattuta. Portland riesce a vincere le prime due partite a Houston (la prima all’overtime), mentre le due successive gare (a Portland) sono ripartite equamente tra le due squadre, finendo però entrambe all’overtime. In gara 5 Houston riesce a riavvicinarsi portando la serie sul 3-2 in favore dei Trail Blazers che possono giocarsi il match point in casa. Gara 6 segue il copione del resto della serie: una partita molto agonistica con le squadre a meno di due punti di distanza alla fine di tutti i quarti di gara. Nell’ultimo quarto Houston riesce a portarsi in vantaggio di due punti con 0.7 secondi sul cronometro dopo un’azione rocambolesca, prima di venire superati dal buzzer beater di Lillard che inaugura così il suo personale Lillard Time.

Oklahoma City Thunders @ Golden State Warriors. Gara 7 – Western Conference Finals, 30 Maggio 2016

È l’anno dei Warriors dei record. Durante la stagione regolare Golden State riesce ad arrivare all’incredibile risultato di 73 vittorie e 9 sconfitte, spodestando il record dei Bulls di Jordan.  Nel 2016 Curry è stellare e diventa il primo giocatore della storia ad essere eletto MVP in maniera unanime. A fare compagnia a Curry, ci sono, tra gli altri, Klay Thompson, Draymond Green, Andre Iguodala e Andrew Bogut: un roster di altissima qualità. Gli antagonisti, seppure underdogs nella serie, possono contare su buonissimi giocatori come Durant, Westbrook, Ibaka e Steven Adams.

Entrambe le squadre arrivano alla finale di conference abbastanza agevolmente, con i Warriors che liquidano Houston e Portland in cinque gare e i Thunders che hanno bisogno di cinque e sei gare per eliminare rispettivamente Dallas e San Antonio. La serie tra le due squadre è invece molto equilibrata con Oklahoma City che si prende la prima partita alla Oracle Arena e i Warriors che replicano in gara due portando la serie in pareggio. I Thunders riescono poi a vincere entrambe le partite giocate tra le mura amiche, andando a giocarsi il primo match point a Oakland, dove perdono una gara molto combattuta. Golden State riesce a riprendersi il fattore campo vincendo anche gara sei e portando la serie alla partita finale in California. In gara sette i Thunders partono convintissimi e riescono a trovare un massimo vantaggio di 13 punti, vanificato da un terzo quarto stellare dei Warriors che riescono a recuperare lo scarto e mettere la testa avanti, portando a casa la serie. Gara 7 è anche l’ultima partita di Durant con OKC, dato che il cestista del Maryland si unirà proprio a Golden State durante la stessa estate.

Vedi anche: come Westbrook si era ripreso i Thunders, prima di essere scambiato.

Cleveland Cavaliers @ Golden State Warriors. Gara 7 – NBA Finals, 19 Giugno 2016

Le Finals del 2016 sono tra le più belle della storia recente. Da un lato i sopracitati Warriors dei record, dall’altra i Cavaliers, squadra di una città che da 50 anni non vede un titolo in nessuna lega sportiva americana. LeBron è al suo secondo anno dopo essere tornato a Cleveland e la città, dopo averlo riaccolto a braccia aperte, ha riposto in lui le proprie speranze di vittoria. James non è solo, ma viene accompagnato da Irving, al quarto anno, Kevin Love e altri onesti mestieranti come Thompson, JR Smith e DellaVedova.

Anche grazie ad una Eastern Conference decisamente poco competitiva, i Cavaliers riescono ad arrivare abbastanza agevolmente in finale: due sweep contro Detroit e Atlanta, e la finale di conference vinta in sei gare contro Toronto. I Warriors si presentano alle Finals da super favoriti, e lo dimostrano vincendo entrambe le prime partite in casa e portando la serie sul 2-0. I Cavaliers riescono a reagire vincendo la prima partita in Ohio, ma Golden State riesce a portare a casa gara 4 portandosi sul 3-1 con tre partite a disposizione per vincere il titolo. Ciononostante Cleveland riesce a recuperare lo svantaggio vincendo gara 5 e gara 6 e riportando la serie in parità. La serie è così equilibrata che per la prima volta nella storia due squadre arrivano a gara 7 avendo segnato lo stesso numero di punti durante le partite precedenti. La Oracle Arena è una bolgia per l’ultima partita, che si gioca punto a punto fin da subito (durante la partita ci sono stati venti cambi di vantaggio). Durante l’ultima parte dell’ultimo quarto, le squadre, stremate, non riescono a trovare continuità e in particolare Golden State non segna nemmeno un punto negli ultimi quattro minuti di partita. Con meno di un minuto sul cronometro Irving riesce a segnare una tripla in step-back portando Cleveland in vantaggio; una difesa superba di Kevin Love impedisce a Curry di replicare nell’azione successiva e James chiude le danze portando i Cavaliers a due possessi di vantaggio con pochi secondi a cronometro.

Philadelphia 76ers @ Toronto Raptors. Gara 7 – Eastern Conference semifinals, 12 Maggio 2019

Al primo anno dopo la dipartita di LeBron da Cleveland, la Eastern Conference si ritrova, per la prima volta dal 2004, senza la presenza ingombrante di James. Allo stesso tempo, durante le passate stagioni, molte squadre a Est erano riuscite finalmente a creare dei roster competitivi e nel 2019 i Bucks, Raptors, 76ers (e in maniera minore i Celtics) erano pronte a sfidarsi per il dominio della conference orientale. I Raptors arrivano ai Playoffs con un roster rinvigorito dal mercato di gennaio: a fianco di Kawhi Leonard, ci sono Marc Gasol, Danny Green, Kyle Lowry e Pascal Siakam e soprattutto una panchina molto profonda per rifiatare i titolari senza abbassare troppo il livello di gioco. Anche i 76ers hanno un roster molto competitivo, con le giovani star Ben Simmons e Joel Embid accompagnate da giocatori con più esperienza come Jimmy Butler, Tobias Harris e JJ Reddick e una panchina che, anche se non a livello con quella di Toronto, è sicuramente di buona qualità.

Vedi anche: il mercato di gennaio riporta qualità alla Eastern Conference

Come ci si aspetta, anche questa serie è molto combattuta e le due squadre vincono entrambe due partite in casa e una fuori fino a portare la serie a gara 7, giocata a Toronto. Durante l’ultima partita i Raptors prendono da subito le redini del gioco e conducono per la quasi totalità della prima metà di gara. Nel terzo quarto i 76ers riescono a recuperare lo svantaggio e portarsi temporaneamente in testa, con Toronto che però non si arrende e si riprende la gara trascinato da un Leonard in formato MVP. L’ultimo quarto di gara è bellissimo e le due squadre si affrontano a viso aperto arrivando in parità negli ultimi due minuti della partita. Dopo un primo mini parziale da parte dei padroni di casa, Embid e Butler riescono a pareggiare nuovamente la partita con meno di 5 secondi nel cronometro. Nell’ultimo possesso Leonard fa partire un tiro alla sirena che rimbalza per cinque volte sul ferro prima di entrare e consegnare la vittoria alla squadra canadese.

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