Insieme a Te: tutti al mare, nessuno escluso

Insieme a Te è una spiaggia inclusiva, pensata per accogliere ospiti con disabilità e poter far vivere loro l’esperienza di una giornata in riva al mare.
Questa spiaggia ha aperto per la prima volta a Punta Marina Terme, in provincia di Ravenna, nell’estate del 2018, ed è nata dalla storia di Dario e della sua famiglia, che insegna a pensare positivo nonostante le difficoltà e spinge ad immaginare che una comunità, se mossa da un forte spirito di solidarietà e di impegno, possa realizzare progetti in grado di migliorare la qualità della vita di persone con malattie invalidanti.

Come si può leggere sul loro sito, l’associazione Insieme a te è aperta a tutti, ed opera senza fini di lucro per scopi solidaristici, con l’obiettivo di promuovere un nuovo punto di vista sulla disabilità in generale e su malattie specifiche come la SLA, promuovendo tra le persone, sopratutto tra i giovani, un coinvolgimento umano, sociale, formativo e la vicinanza verso chi vive malattie invalidanti, donando il proprio tempo.
Con il tempo, l’associazione ha acquistato sussidi e attrezzature di supporto alle persone malate, e ha creato una struttura balneare attrezzata e assistita, per accogliere nel periodo estivo persone con malattie invalidanti e i loro familiari e amici. L’associazione Insieme a Te conta sul supporto delle Istituzioni, degli Enti locali e delle altre associazioni per raggiungere i suoi scopi statutari a tutela delle persone in difficoltà.

Oggi theWise incontra Debora Donati, presidentessa dell’associazione Insieme a Te.

insieme a te
Foto per gentile concessione dell’associazione.

Buongiorno Debora, grazie per essere qui con noi. Come e quando nasce questa iniziativa?

«Buongiorno. Insieme a Te nasce nel dicembre del 2017, dall’esperienza mia e di mio marito Dario, malato di SLA dal 2013. Decidemmo di andare alla spiaggia Io posso di Giorgia Rollo e Gaetano Fuso, anch’egli malato di SLA, in Puglia, a ottocento chilometri da casa nostra. Questa era ed è tutt’ora una realtà attrezzata per persone con malattie invalidanti e totalmente accessibile. In questa spiaggia mio marito ha potuto fare il bagno e vivere una giornata di mare, grazie alle apposite strumentazioni presenti nella spiaggia pugliese.

Da lì è nata l’idea di portare una spiaggia accessibile anche in Emilia Romagna. La spiaggia ci è stata assegnata il Giovedì Santo del 2018, e purtroppo Dario ci ha lasciati il giorno seguente, consapevole però che la spiaggia sarebbe stata aperta. Finalmente abbiamo aperto il servizio a Punta Marina Terme per la prima volta nell’agosto 2018. Dico sempre ai nostri ospiti e ai loro familiari che ogni sorriso è rivolto al cielo, e tutto questo è stato reso possibile grazie a lui.»

Nel primo anno, come si è svolto il servizio? Ad oggi, cosa è cambiato?

«Il primo anno siamo stati aperti solamente nel mese di agosto. Abbiamo fatto un investimento di centomila euro, però è andato tutto bene, e abbiamo così avuto la possibilità di replicare anche durante l’estate 2019. Inizialmente abbiamo aperto con dieci postazioni, con cento ospiti e duecento volontari a rotazione. L’estate seguente abbiamo aperto per due mesi, luglio e agosto, e i numeri sono stati raddoppiati».

Chi sono i vostri utenti? E chi sono i vostri volontari?

«I nostri utenti sono persone che hanno disabilità gravissime come SLA o SMA, tracheotomizzate e paralizzate, ma anche semplicemente persone che per vari motivi possono avere difficoltà a entrare in acqua. Abbiamo ausili per persone completamente paralizzate ma anche sedie per persone che hanno, come dire, disagi minori.

I nostri volontari spaziano dall’infermiere, al dottore, alla parrucchiera, al fotografo o al cuoco. Tutti possono prestare servizio e dare una mano. Il volontario-tipo non esiste, esiste però il volontario che dona il suo tempo e il suo cuore in questa situazione».

Quali sono state le difficoltà più grandi incontrate?

«Fortunatamente di grandi difficoltà non ne abbiamo avute. Abbiamo trovato da subito l’appoggio della Regione Emilia Romagna e del Comune di Ravenna. Siamo però tutti volontari, e il numero degli ospiti cresce continuamente: servirebbe più stabilità da parte di tutti noi, poiché la continuità in un servizio come questo è fondamentale».

Quali sono i vostri punti di forza?

«Il nostro punto di forza è sicuramente il volontariato, che è il motore che fa muovere questa grande macchina. Un altro punto di forza è l’accessibilità che presenta la spiaggia: anche una persona con una patologia gravissima, ha accesso al mare. Abbiamo avuto persone con infermieri a carico, ma sono comunque riuscite a godersi la spiaggia.
Non dimentichiamo il fatto che per i nostri utenti l’accesso è completamente gratuito».

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Foto per gentile concessione dell’associazione.

Come state gestendo gli spazi e i tempi in questo periodo di coronavirus?

«A maggio non sapevamo ancora se avremmo aperto o meno la spiaggia. La situazione era molto difficile, ma abbiamo visto che le prenotazioni non erano diminuite rispetto all’estate 2019. Se loro ci sono, perché non dobbiamo esserci noi? Abbiamo creato allora un protocollo su misura per questa spiaggia, basandoci sulle norme emanate dal Governo. I dispositivi di sicurezza sono la prima cosa che serve, tutti noi volontari indossiamo mascherine e visiere protettive, c’è il distanziamento fra i lettini e tutto viene periodicamente sanificato.
Per noi il lavoro è aumentato, ma abbiamo trovato supporto ancora una volta dal Comune di Ravenna, che fornisce gratuitamente i tamponi sia a noi volontari che a tutti gli ospiti».

Come viene utilizzato lo spazio a voi dedicato durante l’inverno?

«Purtroppo il nostro spazio durante l’inverno è completamente vuoto, perché, al momento, la nostra concessione è temporanea. Alla fine dell’estate la nostra struttura in legno viene smontata e conservata per l’anno successivo. La nostra associazione però non si ferma: facciamo un grande pranzo a Natale, con oltre cinquecento persone che vengo da un po’ tutta Italia».

Quale futuro si prospetta per l’associazione? Cosa diresti ipoteticamente a una persona che voglia creare una realtà inclusiva come la vostra?

«Questa associazione ha tanto da dare, secondo me. Bisogna solo capire come investire e utilizzare le risorse al meglio. La cosa più importante, al momento, è riuscire a capire cosa serva realmente, prima di tutto stabilità e continuità. Speriamo in una concessione definitiva dello spazio: quest’anno i lavori sono andati un po’ a rilento a causa dell’emergenza sanitaria, ma per l’estate 2021 abbiamo tantissime idee e progetti, sopratutto coinvolgendo i giovani.

Tante persone ci stanno contattando, perché magari vorrebbero creare una realtà simile alla nostra in altre regioni. Di fatto noi rimandiamo alla spiaggia Io posso, in Puglia, perché è lei la madre di queste realtà accessibili. Noi ci auguriamo che nel giro di qualche anno ci possa essere almeno una spiaggia accessibile in ogni regione, però sappiamo che non è facile».

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