Pimpernel. Una storia d’amore e morte

Pimpernel. Una storia d’amore è il nuovo romanzo di Paolo Maurensig, edito da Einaudi. Con la cornice di una Venezia tinta dei colori più vari, il racconto segue la storia d’amore tormentata, quasi evanescente, tra lo scrittore emergente Paul Temple e la giovane lady Annelien Bruins. Sullo sfondo, la ricerca della Bellezza: concetto astratto e perfetto racchiuso nell’arte da indagare, sui toni gotici a cui l’autore è uso sin dalle prime pubblicazioni.

Maurensig, goriziano di nascita, esordì nel 1993 con La variante di Lüneburg, seguito da Canone inverso nel 1996. Ad oggi si conferma voce forte e cruda all’interno del panorama narrativo contemporaneo: un linguaggio elegante che tuttavia non risparmia immagini vivide e riflessioni a tratti brutali. E qui proprio la lingua si adegua alle voci che sta riportando, dalla contemporaneità a un raffinato Henry James [autore di “The Portrait of a Lady”, N.d.R.], trascinandoci sul palco tragico di questo romanzo.

Il gioco narrativo

Pimpernel è titolo di un gioco di incastri. Il primo narratore che incontriamo è uno scrittore con aspirazioni da regista, approdato a Venezia. Si imbatte in un manoscritto inedito di Henry James, Pimpernel: e Pimpernel è anche il libro del giovane scrittore protagonista, Paul Temple. È il nome di una donna, una figura femminile archetipica e opprimente. Le diverse voci letterarie si inseguono, cambiando registri e lessico, con sapiente uso dello strumento linguistico. Eufonie, costruzioni sintattiche ricercate, ritmo quasi poetico permettono all’autore di fingersi un Henry James da manuale.

Del resto Maurensig ripropone il suo classico ventaglio narratologico: abbiamo un espediente narrativo filologico (il ritrovamento del manoscritto, con conseguente “edizione”) molto caro alla romanzesca italiana, da Manzoni a Eco; abbiamo una matrioska di narratori e voci protagoniste; abbiamo corrispondenze di esiti dell’intreccio che possono inizialmente confondere il lettore, salvo poi risolversi e concludersi al momento opportuno.

 

Pimpernel
Henry James ritratto da John Singer Sargent. Foto: Wikimedia Commons.

La figura femminile

Una coppia di donne si intreccia nel romanzo: Constance Woolson, amica intima di James morta suicida, e Annelien Bruins, innamorata di Temple con simile destino.

Si lascia intuire che la prima, reale, abbia colto l’ispirazione alla morte dalla seconda, letteraria, leggendo il manoscritto e sentendosi chiamata in causa dal finale. Abbiamo in entrambi i casi una figura femminile fragile, quasi instabile, ma risoluta nella conclusione della propria vita, governata da un fatalismo potente.

Appare un poco stantia come immagine, vista anche la ricorrenza nelle opere di Maurensig: si pensi alla violinista aspirante suicida di Canone inverso, o alle muse disperate e adultere di Venere lesa. Vero è anche che esse sono funzionali a un amore che diventa astratto e ritratto di se stesso, senza speranza, letterario, e possono essere lette semplicemente come simboli di un inevitabile destino umano alla solitudine, tema caro all’autore.

Sono donne che hanno potere, sembrano esserne consapevoli, ma non riescono a dominarlo: compiono scelte sbagliate, o capitolano di fronte alle proprie emozioni distruttive. La nostra Annelien, in Pimpernel, aggiunge però un carattere interessante: quello di guida, Persefone che illumina il percorso del viandante verso la Bellezza tanto agognata.

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La Bellezza

Altro tema caro a Maurensig e che in Pimpernel ritroviamo è appunto il valore creativo e distruttivo dell’arte. Abbiamo letto di scacchisti, musicisti, scrittori distrutti dalla propria tecnica: quest’opera non è da meno, approfondendo però un valore assoluto di bellezza che viene descritto come pericolosissimo e accecante.

Paul Temple, come nuova ispirazione, decide di mettersi alla ricerca del quadro che contenga quest’espressione ultima di perfezione; Annelien è la sua compagna. Un aiuto inaspettato e decisivo verrà da un personaggio defilato e misterioso, ma una volta scoperta l’opera d’arte che aveva tanto desiderato, il mondo di Temple si spegne. Non messo in ombra da tanta bellezza ormai consumata, ma ingrigito dall’assenza di Annelien: e quindi le paure legate a quest’Arte distruttiva si legano a una solitudine esistenziale e sentimentale inevitabile. Si legge quasi uno sguardo disincantato verso i bei discorsi dei salotti aristocratici del tempo, in cui si discute d’arte e di estetica e si vivono piccole tragedie quotidiane: essi sono anche il simbolo delle convenzioni, delle regole sociali che segneranno la condanna a morte della nostra eroina.

Contrasti e alter ego

L’incastro narrativo mostra diversi passaggi di testimone: Paul Temple è autore del suo Pimpernel e ne diventa personaggio grazie a Henry James, che a sua volta è oggetto del racconto nell’epilogo: è affascinante il rapporto tra i due, alter ego l’uno dell’altro ma anche rappresentazioni del rapporto tra arte e realtà visto spesso in Maurensig. La diversa natura del suicidio delle loro dame (e il diverso esito, se così vogliamo chiamarlo) mostra il processo di idealizzazione che l’arte può comportare; e viceversa, come la realtà sia fatta di imprevisti e crudeltà necessarie. Annelien, letteraria, è una novella Ophelia, che mantiene la sua virtù e la sua eleganza anche nella morte; Costance Woolson, dura realtà, conclude la propria vita con uno spettacolo impietoso a causa di un piede in fallo.

Antitesi d’autore probabilmente, e molto riuscita. La chiave del romanzo sembra essere lì, in una svolta finale che giunge alla fine di una storia drammatica ma rilassata, stiracchiata al sole, un po’ come la sua Venezia.

 

Pimpernel
Vista sul Canale della Giudecca. Foto: Wikimedia Commons.

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L’ambientazione

E Venezia è dove Maurensig colloca i suoi amanti un poco naïf. Uscendo dai tipici paesaggi mitteleuropei dei suoi racconti, l’autore dipinge una città che è personaggio essa stessa, descrivendone i colori, i profumi, i suoni. Paul e Annelien si conoscono in vaporetto, passeggiano per il Lido, si inoltrano per le calli più infime alla ricerca del loro quadro. I riferimenti a luoghi, nomi, atmosfere sono disseminati lungo il percorso narrativo e arricchiscono enormemente l’esperienza di lettura. Sembra essere questa la parte più riuscita del romanzo, che restituisce modi di vita e spezzoni cinematografici di Venezia con la giusta poesia.

In conclusione, l’ennesima prova di Maurensig grande narratore di riflessioni: Pimpernel ha un respiro breve ma cadenzato, e in meno di duecento pagine racchiude un piccolo dramma teatrale. Si procede lentamente, interrotti da postille, note su Venezia e su elementi del racconto, flussi di coscienza; ma lo si fa piacevolmente, con la stessa anima giovane e triste della laguna.

Fonti bibliografiche:

P. Maurensig, Canone inverso [Mondadori 1996];

P. Maurensig, Venere lesa [Mondadori 1998};

P. Maurensig, Pimpernel. Una storia d’amore [Einaudi 2020].

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