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L’ordinanza che ha ucciso il Natale

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Matteo Antiga

Per molti italiani che risiedono e vivono nel Regno Unito, questo Natale è stato sinonimo di abbandono. Il 20 dicembre il ministro degli Esteri Luigi Di Maio annunciava, rigorosamente sui social, l’intenzione di firmare in concomitanza con il ministero della Salute un’ordinanza che avrebbe sospeso i voli con la Gran Bretagna. Un annuncio improvviso che anticipava un’intenzione, che non era ancora definita. La firma del ministro Speranza è arrivata ore dopo, lasciando famiglie e viaggiatori nel caos e nell’incertezza per ore, prima di ricevere conferma dalle compagnie aeree.

Non biasimiamo né condanniamo la preoccupazione delle istituzioni per la “variante inglese” del Covid-19, all’origine del blocco aereo. Ciò che va duramente criticato alle autorità, e non solo ai ministri e ministeri in questione, è il processo che ha portato incertezza e solitudine nelle giornate di migliaia di italiani.

Questo post su Facebook di Di Maio è stata l’unica fonte ufficiale del blocco dei voli per ore.

La reazione degli italiani in UK

“AZIONE COLLETTIVA ITALIANI BLOCCATI IN GRAN BRETAGNA” è solo uno di diversi ritrovi sui social network di italiani che si sono messi in moto con l’annuncio dell’ordinanza dei ministri Di Maio e Speranza. La descrizione del gruppo recita: «Gruppo di azione collettiva per le migliaia di italiani bloccati nel Regno Unito in seguito al provvedimento anticostituzionale firmato il 20/12/2020 da Luigi di Maio e Roberto Speranza». La descrizione si riferisce al fatto che l’ordinanza possa essere in contrasto con l’articolo 16 della Costituzione, come spiegato da un post del fondatore del gruppo.

Le domande sono centinaia, un susseguirsi di richieste di aiuto, dubbi e sfoghi personali. Quasi duemila persone confuse sul da farsi e sulle direttive, arrivate solamente ore dopo l’annuncio del ministro degli Esteri. I voli vengono cancellati man mano, mentre i viaggiatori che non sono al corrente dell’atteggiamento delle compagnie aeree raggiungono l’aeroporto inutilmente. E il caos non cede nemmeno i giorni successivi, a ordinanza firmata e messa in atto, perché il processo di rimpatrio promesso dal governo non è ancora stato chiarito e garantito.

Un post che denuncia l’incostituzionalità del provvedimento del ministro Luigi Di Maio.

Oltre al danno, anche la beffa

Non ci sono dubbi che l’ordinanza abbia portato disordine e perplessità. Sono tantissime le testimonianze di italiani rimasti bloccati riportate dai giornali. Non è servito a nulla l’invito della Commissione Europea a levare i blocchi aerei con il Regno Unito, frettolosi e che hanno portato disguidi agli scambi commerciali. Alcuni utenti del gruppo Facebook sopraccitato commentano i prezzi esorbitanti di Alitalia per il rimpatrio: «Oltre il danno la beffa». Si può tornare con altre compagnie low-cost, ma non è raro che queste cancellino i voli a causa dei passeggeri ridotti drasticamente nell’ultimo anno.

Se vogliamo parlare di beffe e assurdità, allora è giusto notare che l’ordinanza che si è apprestata ad avere effetto immediato non garantiva il controllo di chiunque abbia transitato da un terzo Paese prima di viaggiare dal Regno Unito all’Italia ma si basa unicamente sulle autodichiarazioni. Insomma, un annuncio frettoloso, confuso e impreciso, il cui unico effetto è stato garantire che solo chi avesse i soldi potesse tornare a casa in tempo per le festività.

Leggi anche: Alla ricerca dell’affetto stabile.

Oltre al presidente del Consiglio Conte, il presidente della regione Campania si è reso protagonista nell’ultimo anno per via delle sue dirette Facebook talvolta criticate per i modi schietti.

Leggi anche: Task force e commissari: la Politica appalta ad altri la propria crisi.

La politica sui social network

Il post su Facebook del ministro Di Maio che ha proclamato il blocco dei voli dal Regno Unito prima ancora che l’ordinanza fosse attiva non è un caso isolato. La politica oggi vive di promesse e post esagerati sui social network. La priorità è il lustro personale, l’orgoglio di aver fatto qualcosa anche quando, in realtà, non si è ancora fatto nulla.

Un esempio molto più eclatante di questo 2020 sono le comunicazioni del Presidente del Consiglio, che ha preferito spesso le dirette su Facebook piuttosto che i media tradizionali. Giuseppe Conte si è anche occasionalmente macchiato di affermazioni frettolose, come quelle sui nuovi posti di terapia intensiva e sulle mascherine garantite a cinquanta centesimi.

Purtroppo Luigi Di Maio e Giuseppe Conte sono solo la punta dell’iceberg del rapporto morboso tra politica e social network. Notizie false, imprecise, date al pubblico per il solo scopo di narrare una realtà a proprio favore sono all’ordine del giorno per la politica italiana. Questa soggezione dei politici italiani ai post provocatori, impossibili, con l’unico scopo di raccogliere consenso, è l’ennesimo cruccio della Seconda Repubblica. Una politica che si preoccupa sempre meno di essere competente e dipinge l’Italia come un Bel Paese che non ha bisogno di niente, perché gli uomini di buona volontà abbondano. Ma l’Italia rimane indietro a forza di raccontare il falso, e sono rimasti indietro in tanti in Regno Unito, perché a forza di ostentare competenza purtroppo non lo si diventa.

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Matteo Antiga

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