Principi attivi dei farmaci: come funzionano? – parte prima

In questo articolo vediamo come funzionano i principali principi attivi dei farmaci che assumiamo comunemente, suddivisi per classi farmaceutiche. Come al solito, le informazioni riportate di seguito non sono esaustive e non sostituiscono il consiglio del medico.

Antidolorifici, antinfiammatori e antipiretici

Il dolore è una percezione estremamente soggettiva. Le vie di trasmissione del dolore sono diverse e, talvolta, il corpo può percepire un dolore di entità superiore rispetto a quanto dovrebbe essere. Questo fenomeno si definisce in medicina allodinia. Esistono in commercio diversi principi attivi atti a ridurre la percezione del dolore. La maggior parte dei farmaci antidolorifici che vengono assunti, come il paracetamolo, appartengono alla categoria dei FANS (Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei). Questi hanno generalmente tre azioni: antinfiammatoria, analgesica e antipiretica. Riducono quindi l’infiammazione, un processo fisiologico che il nostro corpo mette in atto di fronte a stimoli avversi (reazioni a batteri, ferite e traumi in generale). Hanno poi un’azione mirata a ridurre il dolore (funzione analgesica) e infine abbassano la temperatura corporea, svolgendo un ruolo antipiretico.

Non essendo tutti i principi attivi uguali, alcuni hanno un’azione più spiccatamente antipiretica, come il già citato paracetamolo e l’acido acetilsalicilico, mentre altri hanno un’azione prevalentemente analgesica e antinfiammatoria, come l’ibuprofene o il ketoprofene. L’altra grande categoria di farmaci analgesici sono i derivati oppiodi, di cui la morfina è il più utilizzato. Di questi, di libera vendita, si segnala il tramadolo.

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principi attivi
Foto: Pixabay.

Antimicotici

Per micosi s’intende la crescita di funghi o lieviti su cute e annessi cutanei (unghie). I farmaci antimicotici a uso orale devono essere necessariamente prescritti da un medico, in quanto si tratta di terapie prolungate e destinate a micosi molto estese. Le lesioni micotiche limitate possono essere invece trattate con farmaci antimicotici topici in pomata, come l’econazolo.

Le onicomicosi, ovvero le micosi a carico delle unghie, si gestiscono in genere con smalti appositi a base di principi attivi antimicotici. I tempi di guarigione sono molto lunghi in quanto è necessario che l’unghia ricresca completamente priva di infezione. Spesso i farmaci che terminano in -azolo sono antimicotici.

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Cortisone

Il cortisone è una molecola di sintesi analoga al cortisolo prodotto dal corpo umano. A seconda dei dosaggi può avere effetti antinfiammatori e/o immunosoppressivi. Per immunosoppressivo si intende la capacità del principio attivo di “spegnere” il sistema immunitario. Normalmente si utilizza per automedicazione in pomata. In questo modo sono estremamente limitati gli effetti indesiderati dello stesso.

L’assunzione di cortisone per bocca deve avvenire esclusivamente sotto prescrizione medica. Il cortisone a lungo termine, infatti, può portare a poliuria (aumento della produzione di urina), polidipsia (aumento della sete), polifagia (aumento dell’appetito) e iperglicemia. Per quest’ultimo motivo è sconsigliata l’assunzione di cortisone ai soggetti diabetici. L’utilizzo del cortisone è generalmente indicato nei pazienti con patologie immunomediate, ovvero dettate dal sistema immunitario stesso. Il principio attivo più utilizzato di questa famiglia è predmisone.

Antipertensivi

Per ipertensione s’intende un aumento patologico della pressione sanguigna. Ai fini di ridurre la pressione, si può agire o favorendo la dilatazione dei vasi oppure riducendo il volume di sangue che vi circola all’interno. I farmaci vasoattivi, che agiscono sul “diametro” dei vasi, sono farmaci salvavita impiegati a uso ospedaliero. Le compresse normalmente assunte e prescritte dal medico di medicina generale rientrano nella categoria di diuretici e ACE-inibitori. Tra i principi attivi ricordiamo per la prima categoria il furosemide e torasemide, per la seconda l’enalapril e il benazepril.

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Foto: Pixabay.

Gastroprotettori

I farmaci gastroprotettori sono i più venduti al mondo. Occorre fare una distinzione. Alcuni sono antiacidi, altri veri e propri gastroprotettori, e altri ancora sono definiti inibitori di pompa.

Gli antiacidi sono farmaci di natura basica, pertanto vanno a diminuire il PH gastrico, riducendo il senso di acidità. Esempi di questi sono composti di alluminio, calcio e magnesio. Questi farmaci sono utili in caso di acidità temporanee e limitate nel tempo, ad esempio dopo un pasto abbondante. Nel lungo termine possono dare un effetto indesiderato di rimbalzo acido. Fisiologicamente il pH dello stomaco tende al basico, come conseguenza dell’introduzione di cibo. Questo porta il nostro organismo a riacidificare lo stomaco. L’assunzione di questi farmaci basici simula l’introduzione di cibo e spinge il nostro corpo a produrre acido cloridrico. Attenzione quindi a non esagerare!

I veri e propri gastroprotettori creano una “pellicola” che protegge le aree infiammate della parete gastrica. Uno di questi principi attivi è il sucralfato. Gli inibitori di pompa sono i derivati dell’omeoprazolo, come il pantoprazolo e l’ansoprazolo. Essi agiscono riducendo l’attività delle cellule dedicate alla produzione di acido cloridrico. Per questo motivo sono farmaci il cui utilizzo è consigliato per periodi medio/lunghi, in quando non hanno un effetto immediato. Vanno generalmente assunti a stomaco vuoto e le capsule non devono essere aperte. L’effetto indesiderato più frequente è la cattiva digestione.

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Anticoagulanti

L’anticoagulante più utilizzato è l’acido acetilsalicilico. Esso appartiene alla già citata categoria dei FANS e possiede tutte le caratteriste della famiglia. Il suo effetto è quello di ridurre l’aggregazione piastrinica, “fluidificando” il sangue.

Insulina

L’insulina è commercializzata sotto forma di liquidi iniettabile e viene prescritta a chi soffre di diabete. I dosaggi sono espressi in unità (U). Le insuline sono suddivise in base alla rapidità di azione e sono utilizzate, generalmente, insuline lente. Esse garantiscono una gestione della glicemia per dodici ore circa. L’assunzione di questo principio attivo deve essere di poco precedente ai pasti, per evitare crisi ipoglicemiche.

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