Stati Uniti e Ucraina: che ruolo sta giocando Washington?

A partire dal secondo dopoguerra, gli Stati Uniti hanno ricoperto il ruolo di prima potenza mondiale, sia dal lato economico, sia da quello militare. Da quel momento in poi, le azioni della Casa Bianca sul piano internazionale hanno destato un forte interesse in tutto il mondo. Non fa eccezione l’atteggiamento assunto dagli Stati Uniti in merito alla crisi in Ucraina. Il rapporto tra Stati Uniti e Ucraina nel corso degli ultimi mesi ha avuto evoluzioni importanti e merita di essere approfondito, anche nella prospettiva della presenza americana sul continente europeo.

In cosa consiste l’aiuto degli Stati Uniti?

Gli Stati Uniti da anni collaborano con l’Ucraina per cercare di rinforzare il governo interno del Paese, e soprattutto per metterlo al riparo da possibili mire espansionistiche della Russia. Proprio in virtù di quest’ultimo punto, Kiev aveva iniziato a chiedere con insistenza di poter entrare a far parte della Nato, visto che già nel 2014 aveva visto invaso militarmente parte del proprio territorio (la Crimea) dall’esercito russo. Tra le principali motivazioni che hanno portato Putin a invadere l’Ucraina a febbraio, vi è proprio il timore di trovarsi un Paese Nato ai propri confini; un’alleanza militare a guida statunitense che agli occhi del Cremlino avrebbe costituito una minaccia nazionale.

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Prima dell’inizio dell’invasione, a più riprese, l’intelligence americana aveva avvisato il governo ucraino della volontà del Cremlino di oltrepassare il confine ucraino. Dal momento in cui è iniziata l’invasione russa, gli Usa hanno iniziato a giocare un ruolo chiave nella resistenza ucraina.

Il Presidente americano Joe Biden (a destra) ospita alla Casa Bianca il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky (a sinistra) nel settembre 2021.

Il sostegno degli Stati Uniti alla causa ucraina, dall’inizio del conflitto, si è declinato in invio di armi, sostegno nei servizi di intelligence e fornitura di apparecchi per comunicazione sicure.

All’inizio del conflitto, le armi inviate da Washington consistevano soprattutto in armi difensive, come i missili anti-tank Javelin e quelli anti-aerei Stinger. Ma con il protrarsi della guerra si sono differenziate anche le forniture militari americane. Insieme ad altri strumenti da difesa, sono state inviate anche le armi offensive: artiglieria pesante, missili a guida laser, blindati Humvees. E non solo, sono stati inviati anche droni di vario genere, da quelli da ricognizione a quelli kamikaze creati su misura dall’aviazione Usa per le esigenze delle forze armate ucraine.

Come scritto in precedenza, l’aiuto statunitense si è manifestato anche attraverso il servizio di sostegno di intelligence; si tratta però di un aiuto che rischia di provocare un’ulteriore escalation del conflitto. Infatti, l’Ucraina in questo modo è riuscita a prevenire alcuni attacchi di Mosca, come il blitz all’aeroporto di Kiev, e a colpire molti bersagli nemici tramite l’utilizzo dei droni. Questa stretta collaborazione tra l’intelligence americana e quella ucraina ha ovviamente infastidito Mosca, che vede in ciò un coinvolgimento diretto degli Stati Uniti all’interno del conflitto, e di conseguenza una serie minaccia per la Russia, che nel peggiore (e al momento molto remoto) dei casi potrebbe dei casi potrebbe allargare il conflitto.

Qual è il vero obiettivo degli Stati Uniti?

Il forte impegno della Casa Bianca nel sostenere la causa ucraina ha fatto sì che sporgesse spontanea la domanda: «Ma cosa vogliono realmente gli Stati Uniti?». Un tale livello di commitment ha fatto credere ad alcuni che l’interesse di Washington andasse oltre il solo aiuto all’Ucraina, anzi, si crede che la strategia dell’amministrazione Biden abbia come fine ultimo un forte indebolimento della posizione interna di Putin.

Alcuni osservatori temono che questa linea seguita dagli Stati Uniti costringa Putin a scegliere tra la resa e l’escalation militare, aumentando il rischio di un’espansione della guerra al di là dei confini ucraini.

La linea dura seguita dagli Stati Uniti potrebbe essere il motivo per cui il ministro degli esteri russo, Sergej Lavrov, ha accusato Wash­ington e i suoi partner occidentali di portare avanti una guerra “per procura” contro la Russia, rischiando di aprire un conflitto mondiale che comporterebbe anche un eventuale utilizzo dell’arma nucleare.

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L’atteggiamento degli Stati Uniti e degli alleati della Nato è figlio soprattutto dei successi ottenuti sul campo dall’esercito ucraino, che hanno costretto Putin a ridimensionare il suo attacco solo nella regione del Donbass. Vedendo il leader russo messo in difficoltà, alcuni osservatori temono che gli Stati Uniti potrebbero ingolosirsi, e cercare di conseguenza di eliminare un attore che negli ultimi anni ha causato loro parecchi problemi, in modo tale da poter rivolgere la propria attenzione verso altre problematiche. Tuttavia, secondo alcuni esperti di dinamiche russe, gli Stati Uniti e gli alleati occidentali stanno assumendo un atteggiamento troppo ostile, rischiando di oltrepassare dei limiti che permetterebbero di circoscrivere il conflitto solo all’Ucraina, e di non portarlo a un livello successivo.

Trarre delle conclusioni definitive su quale sia la reale intenzione degli Stati Uniti, al momento, risulta un po’ complesso anche perché, trattandosi di un conflitto armato, obiettivi e richieste mutano a seconda dell’evoluzione delle dinamiche del campo di battaglia. Ovviamente, la volontà della Casa Bianca è quella di rendere il più difficile la vita alla Russia e di indebolire la posizione di Putin, ma capire fino a dove si spingerà l’amministrazione Biden resta ancora un’incognita.

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