EUwise: l’adesione di nuovi Stati all’Unione europea

Nelle scorse settimane il Consiglio europeo ha dato il via libera alla concessione dello status di paese candidato all’Ucraina e alla Moldavia. Si tratta del primo passo verso il processo che può portare all’adesione di nuovi Stati all’interno dell’Unione europea. Ma questo processo verso Bruxelles è scontato? Quali sono gli elementi che determinano la buona riuscita del percorso verso l’Unione europea? All’interno di questa nuova puntata di EUwise andremo ad analizzare quali sono i criteri ai quali deve conformarsi lo Stato che intende entrare nell’Ue, e vedremo anche quei casi dove il processo per l’adesione di nuovi di Stati si è arenato.

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Gli elementi necessari per l’adesione all’Unione europea

L’Unione europea prevede che lo Stato che sia interessato a entrare a farne parte rispetti una serie di condizioni. Infatti, qualsiasi Paese europeo che rispetti i valori dell’Ue sanciti dal trattato sull’Unione europea, ovvero il rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani, e che si impegni a promuovere tali valori, può chiedere di diventare membro dell’Ue.

Il Presidente del Consiglio europeo Charles Michel durante un intervento al Parlamento europeo. Foto: WikiMedia Commons.

I criteri di adesione, detti anche criteri di Copenaghen, sono l’insieme delle condizioni essenziali che tutti i Paesi candidati devono soddisfare per diventare Stati membri dell’Ue.

I criteri vengono così elencati:

  • la presenza di istituzioni stabili a garanzia della democrazia, dello Stato di diritto, dei diritti umani, del rispetto e della tutela delle minoranze;
  • un’economia di mercato affidabile e la capacità di far fronte alle forze del mercato e alla pressione concorrenziale all’interno dell’Unione;
  • la capacità di accettare gli obblighi derivanti dall’adesione, tra cui la capacità di attuare efficacemente le regole, le norme e le politiche che costituiscono il corpo del diritto dell’Unione, nonché l’adesione agli obiettivi dell’unione politica, economica e monetaria.

Come è possibile notare, allo Stato intenzionato a aderire all’Unione europea, viene chiesto un forte adeguamento verso l’acquis comunitario. Per gli Stati candidati però questo processo di adeguamento non è affatto scontato, sia perché ciò comporterebbe riforme molto costose – e di solito parliamo di Stati dove le condizioni economiche non sono ottimali – sia perché all’interno di questi Paesi vi sono forte spinte antiliberali, senza un forte interesse a sposare i valori abbracciati dall’Unione europea. Un processo di adesione troppo blando potrebbe portare all’interno dell’Ue nuovi casi Polonia e Ungheria. Ed è proprio per questo motivo che ci sono dei casi dove il procedimento di adesione per alcuni Stati è andato ad arenarsi.

Quando il processo di adesione si arena: il caso emblematico della Turchia

Il processo di adesione all’Unione europea non è un percorso lineare e scontato: i Paesi interessati devono conformarsi all’acquis comunitario e rispettare una serie di criteri (criteri di Copenaghen). Rientrare all’interno di questo quadro di riforme e di cambiamenti non è semplice, e non sempre rappresenta la reale volontà degli Stati candidati.

L’esempio più noto è quello della Turchia. La volontà della Turchia di entrare a far parte dell’Ue è ben nota da ormai quasi venticinque anni. Ha ottenuto lo status di Paese candidato in seguito al Consiglio europeo di Helsinki del dicembre 1999. Passi in avanti furono fatti qualche anno dopo, quando nella riunione del 16 e 17 dicembre 2004 il Consiglio europeo decise che la Turchia soddisfaceva i criteri per l’avvio dei negoziati di adesione.

Erdogan, Yakis, Prodi e Verheugen in un incontro nel 2002. Foto: WikiMedia Commons.

I negoziati procedettero intensamente nei primi tempi, nonostante alcune perplessità da parte dei governi e dell’opinione pubblica europea. Ma recentemente i negoziati sono andati ad arenarsi con l’importante crescita del potere di Erdogan, fino a una loro sospensione sine die a fronte della piega autocratica presa dal regime turco e della sua ostilità nei rapporti con i partner, tanto nell’Ue che nella Nato, e le ambiguità con la Russia. Un tale allontanamento dai valori dell’Ue e la sua ambigua posizione sullo scacchiere internazionale hanno così reso impossibile l’adesione della Turchia all’Unione europea.

Il processo di allargamento Ue coinvolge anche i sei Paesi dei Balcani occidentali: Albania, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia. Anche in questo caso la situazione è piuttosto statica, visto che parliamo di una regione molto instabile politicamente, e sembra difficile che si possa arrivare ad un livello di cambiamento e di riforme socio-economiche tale da poter pensare che il processo di adesione di questi Stati possa accelerare nel breve periodo.

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