Ostia 2023: cosa è l’Associazione Nazionale Carabinieri?

Dal 5 al 7 maggio 2023 si tiene il raduno nazionale dell’Associazione Nazionale Carabinieri a Ostia. Tutti probabilmente li abbiamo visti svolgere servizi, magari in collaborazione con gli Alpini in congedo o con la Protezione Civile. Ma chi sono?

Con l’Unità d’Italia del 1861 iniziarono a prosperare le Società di Mutuo Soccorso, che provvedevano all’assistenza economica dei propri consociati in caso di morte o di malattia degli stessi. In questo scenario, anche i Carabinieri in congedo diedero vita ad un contesto associativo: l’Associazione di Mutuo Soccorso fra Congedati e Pensionati dei Carabinieri, che ben presto raccolse in un unico corpo tutte le realtà nate nella penisola.

Dopo una serie di trasformazioni (e con due conflitti mondiali nel mezzo), si approvò un nuovo statuto nel 1956, che cambiò il nome in Associazione Nazionale Carabinieri (ANC). 

Secondo i dati del 2011, l’Associazione Nazionale Carabinieri conta millesettecento Sezioni, di cui ventisette all’estero, e oltre duecentomila iscritti. I soci possono essere effettivi, ovvero Carabinieri in servizio e in congedo, familiari o simpatizzanti.

Le linee guida dell’associazione sono quelle della solidarietà, dell’assistenza morale e dell’assistenza all’Arma dei Carabinieri. L’Associazione opera poi sui territori tramite servizi di vigilanza con autovetture d’appartenenza, in ausilio alle forze dell’ordine, e propone iniziative ricreative e culturali. Negli ultimi anni molte sezioni hanno costituito nuclei di volontariato che operano nell’ambito della protezione civile.

Oggi theWise Magazine ha incontrato il cavalier Ciro Di Girolamo, carabiniere in congedo, presidente della Sezione di Scandiano e coordinatore provinciale della provincia di Reggio Emilia dell’Associazione Nazionale Carabinieri.

associazione nazionale carabinieri
Il cavaliere Di Girolamo. Foto per gentile concessione dell’intervistato.

Cosa è l’Associazione Nazionale Carabinieri? Quali sono i suoi scopi?

 «L’Associazione Nazionale Carabinieri è la prima associazione d’arma per data di nascita: era il 1886. Questa è nata come Società di Mutuo Soccorso dei Reali Carabinieri, per sostenere economicamente le vedove e i figli dell’Arma. Qui a Reggio Emilia, addirittura, è nata la “Pro Patria” nel 1917, una delle prime affiliate.

Il patrimonio dell’Associazione Nazionale Carabinieri, nel mio pensiero, è costituito dagli associati, che sono carabinieri prevalentemente in congedo di ogni ordine e grado: dal carabiniere ausiliario al generale. A seguire, i soci familiari e i soci simpatizzanti, che sono un valore aggiunto al nostro sodalizio.

I due grandi scopi sono quelli da un lato di mantenere vive l’amore per la patria e i valori dell’Arma dei Carabinieri, dall’altro promuovere solidarietà, ovvero continuare ad offrirsi alla popolazione nel quotidiano anche una volta smessa di indossare l’uniforme. L’Associazione Nazionale Carabinieri è parte integrante della grande famiglia dell’Arma: il comandante generale è socio onorario, inoltre l’associazione ha in custodia il Medagliere dell’Arma».

Parlando d’Arma, lei è figlio d’arte. Perché non ha seguito la carriera militare? Cosa, invece, l’ha spinta a rimanere vicino ai Carabinieri in servizio, tramite l’associazione?

 «Sono figlio d’arte e figlio d’Arma. Mio padre era un tenente colonnello (ruolo d’onore), arruolatosi come sottufficiale e diventato ufficiale per meriti di guerra. Fu anche internato sedici mesi in un campo di lavoro in Germania durante il secondo conflitto mondiale. Come si può ben immaginare, ho vissuto diversi anni in caserma, girando l’Italia. I trasferimenti dei militari dell’Arma erano molto frequenti all’epoca.

Ho fatto il carabiniere ausiliario come servizio militare e successivamente vinsi il concorso per diventare ufficiale. Passai lo scritto, ma all’orale ebbi qualche ripensamento: erano anni difficili, gli anni del terrorismo per intenderci, e feci una scelta legata alla famiglia e al lavoro, rimanendo in una ceramica del territorio. Mio padre, ricordo, in famiglia c’era poco e niente, era sempre in giro per lavoro. Lo ammetto però, oggi mi pento un po’ di non aver intrapreso la carriera militare nell’Arma!

Sono rimasto nell’Associazione Nazionale Carabinieri su spinta di un amico appuntato della provincia di Reggio Emilia. Sono entrato e rimasto in associazione, ricoprendo vari incarichi negli anni, tra cui trasformare, con l’aiuto di tutti gli associati, la nostra sottosezione in sezione vera e propria, divenendone presidente. Dall’anno scorso sono coordinatore provinciale, con grande orgoglio da parte mia: questo vuol dire fare da ponte tra i vari presidenti di sezione e il presidente regionale, che è a Bologna. Devo dire che c’è sempre molto rispetto e coordinazione reciproca tra noi e l’Arma in servizio.

Sono rimasto in associazione fondamentalmente perchè qui ho ritrovato i valori che mio padre mi ha sempre insegnato fin da bambino e che ancora porto nel cuore, cioè l’amore per la Patria e la grandissima importanza della solidarietà».

Le associazioni d’arma sono generalmente poco conosciute, o conosciute in modo superficiale. Come si può fare “divulgazione” in questo senso?

 «Purtroppo è vero, noi (come tante altre associazioni d’arma) non siamo ben noti alla gente e i nostri scopi sono spesso sottovalutati. Come dicevo, non solo accogliamo carabinieri che hanno prestato servizio, detti soci effettivi, ma anche soci familiari e soci simpatizzanti. Proprio quest’ultimi sono, come cita il nostro statuto, “coloro che condividono i valori, lo spirito e le finalità statutarie dell’ANC”.

Qualcosa si sta muovendo e un po’ la gente inizia a conoscerci, soprattutto grazie al volontariato e ai servizi di Protezione Civile. La nostra collaborazione con la Protezione Civile è nata dopo il Terremoto del Friuli del 1976: collaborando con gli Alpini, già esperti in questo, l’Arma comprese l’importanza di questo tipo di servizio e anche l’Associazione Nazionale Carabinieri entrò nei nuclei di Protezione Civile».

Qual è il valore del volontariato oggi, soprattutto alla luce della recente situazione?

 «Alla luce di una recente pandemia e di un’attuale crisi umanitaria, il volontariato oggi è fondamentale. Posso dirlo anche grazie a un’esperienza di venticinque anni come volontario in Croce Rossa.

Fare volontariato vuol dire arrivare sul posto e non pretendere nulla, ma dare soltanto. Solo dare. La vera solidarietà è questo. Quando uscivo con la Croce Rossa, il ringraziamento più bello era sempre la persona che mi diceva “Grazie per essere qui”».

La Sezione di Scandiano in visita all’Accademia Militare di Modena. Foto per gentile concessione di ANC Scandiano.

A conclusione dell’intervista, ci raggiunge Fabio Ferrari, vicepresidente della Sezione di Scandiano (RE), della quale il cavalier Di Girolamo è presidente. Inoltre Ferrari coordina il nucleo dei volontari della Sezione sui comuni di Scandiano e Viano, coadiuvato dal consigliere Marco Cassinadri sul comune di Casalgrande.

Vicepresidente Ferrari, a livello territoriale, cosa significa Associazione Nazionale Carabinieri?

 «Come ANC, svolgiamo diverse attività fra cui compiti di monitoraggio e osservazione del territorio in occasione di eventi pubblici, manifestazioni locali e calamità. Tutto questo sempre sotto indicazione di riportare eventuali segnalazioni all’Arma dei Carabinieri in servizio e/o alle autorità competenti.

In questi anni abbiamo svolto servizi di vario genere, in particolare durante la pandemia, dando supporto alle Forze dell’Ordine locali e regolamentando la viabilità presso la sede della Croce Rossa, che è stata (ed è ancora) area per tamponi drive – in.

quando abbiamo dato un appoggio alle forze dell’ordine e alla polizia locale quale supporto sul controllo del territorio.

Fare servizio significa fondamentalmente prestare attenzione alle esigenze dei cittadini e dare un supporto alle Forze dell’Ordine. Prima di ogni servizio richiesto ci rapportiamo con le autorità competenti, per definire il piano operativo e le necessità che ogni situazione richiede, sempre in concerto e in ottimo rapporto reciproco con la Croce Rossa e la Protezione Civile.

Ad oggi abbiamo a disposizione due automezzi, una Alfa Romeo station wagon, donata da un imprenditore locale, e un pick – up, donato dalla Protezione Civile, oltre che a delle bicilette.  Tutti i mezzi sono in livrea dell’Associazione Nazionale Carabinieri, per cui ben identificabili. Per noi è molto importante anche il rapporto con i privati cittadini, che ci stimano e ci aiutano quando possibile».

Il vicepresidente Ferrari in tenuta del Centro Sportivo Carabinieri Sciatori. Foto per gentile concessione dell’intervistato.
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