theWise incontra: Il Polemista Misterioso

Per la nuova puntata della nostra rubrica più nota abbiamo intervistato il creatore de Il Polemista Misterioso, parlando di politica, complotti e web.

Per alcuni il mondo è sempre più allo sbando, per altri invece le dolci illusioni continuano a fare la differenza. La diversità di percezione di ciò che accade è perfettamente tangibile nello strumento di internet, ormai sempre più un tutt’uno con l’essere umano e importante se non decisivo nello sviluppo di un pensiero critico. Come nella vita reale, però, anche sul web spesso si discute alacremente sul senso di tutto, sui temi più scottanti e sulle argomentazioni più disturbanti. E spesso lo si fa prendendosi virtualmente a pugni, o lasciandosi coccolare da un profondo senso d’ignoranza. Nel suo piccolo, però, qualcuno che prova a mettere ordine c’è sempre: Davide Disetti è una di queste persone e la sua creazione, Il Polemista Misterioso, altro non è che la dimostrazione di come si possa ancora costruire uno spazio di discussione persino su temi estremamente dibattuti e delicati.

Nell’intervista, che contribuisce ad arricchire la rubrica theWise incontra, non si è potuto non parlare di tutti gli aspetti principali della cultura web, così come della politica nostrana e – immancabilmente – di complotti. Tutti argomenti ricchi di una certa tensione, che però fanno inevitabilmente contestualizzati nella società moderna e persino in quella futura.

Gli inizi

Innanzitutto, discutiamo della genesi della pagina: quando, come è perché nasce Il Polemista Misterioso?

«Nasce il 1° maggio 2014 a partire dalla mia rabbia, soprattutto nei confronti dei temi politici e scientifici. Ogni qualvolta leggevo o sentivo parlare di tesi che ritenevo particolarmente irrazionali, avvertivo il bisogno di dover dire qualcosa e di condividere il mio pensiero con altre persone. Anzitutto per salvare me stesso dal baratro della pazzia. In pratica, trovo sfogo nella condivisione di polemiche rabbiose e sapere di averle condivise è già di per sé un ottimo anestetico. Questo per quel che riguarda me. Dall’altro lato, nel mio piccolo, mi sento anch’io responsabile delle sorti del mondo e sapere di aver dato un contributo mi fa dormire più tranquillo.
Ma Il Polemista Misterioso è anche dove la gente può incontrarsi e scambiarsi opinioni, il che però avviene soprattutto sul gruppo. Benché abbia le mie opinioni politiche, non ho mai voluto trasformarlo in un bollettino ideologico e per me è molto importante che gli utenti siano lasciati liberi di discutere, per quanto le loro tesi possano sembrarmi insostenibili. Anzitutto perché non mi arrogo il diritto di possedere la verità assoluta e poi perché sono proprio i malati ad aver bisogno del medico».

Nel corso del tempo hai toccato svariati temi, tutti molti sensibili, alcuni oseremmo definirli persino sottovalutati. Quale pensi sia quello a cui tieni di più?

«Sicuramente quello del complottismo, che è il grande cancro dei nostri giorni, soprattutto sul Web.
Molti complottisti sono anche razzisti, omofobi e analfabeti: il problema non è dunque confinato al solo complottismo spicciolo (in effetti, in teoria, se qualcuno crede nelle scie chimiche non sta danneggiando nessuno), ma nel fatto che questa ignoranza porta con sé anche tutta una serie modi di pensare fortemente intolleranti.
Inoltre, la più grave colpa del complottismo è di aver ridicolizzato in blocco qualsiasi opposizione al potere dominante. Fino a 10-15 anni fa si poteva contestare e non essere considerati idioti, oggi è divenuto impossibile, perché non appena si muove una critica vagamente sospettosa si viene subito etichettati come disinformati, populisti e qualunquisti. A questo proposito ci tengo a definire con precisione cosa intendo con la parola “complottismo”. Il problema non è quando qualcuno crede in un complotto: in effetti, la storia umana (e anche quella recente, ad esempio il dopoguerra italiano) ci mostra centinaia di complotti, che esistono innegabilmente. Il problema nasce da un modo di pensare secondo cui tutto sarebbe un complotto e davanti a un qualsiasi evento ci si pone immediatamente con quel tipo di tesi. Per fare un esempio, basti vedere tutti coloro che, dieci minuti dopo un attentato, quando ancora non si sa nulla di cosa è successo, già parlano di False Flag. Ecco: il complottismo ha fatto diventare una pagliacciata anche i veri complotti, confondendo tutto nel grande calderone della chiacchiera.
Per tornare all’esempio degli attentati: se un domani il Governo organizzasse davvero un finto attentato, nessuno presterebbe più il minimo ascolto a chi lo ritiene tale. Logicamente, oserei dire».

Sei sempre stato molto battagliero per quanto riguarda la questione dei vaccini, che di base nasconde un po’ il succo di tutte le polemiche complottiste: non fidarsi del potente. Un’affermazione giusta a prescindere, sbagliata a prescindere o nel mezzo delle cose?

«In questo caso la verità sta nel mezzo. Io, a onor del vero, sono stato per anni un contestatore del Potere (fino al 2015 ero anche un sostenitore del Movimento 5 Stelle, poi pian piano ho cambiato idea), e in una certa misura lo sono ancora sotto certi aspetti.
Dalla mia esperienza personale ho imparato che è quasi impossibile far cambiare idea ad un ideologo, che basa la verità non sui fatti ma sui suoi pregiudizi. Un vecchio aforisma diceva: ‘Può essere difficile avere ragione con una persona intelligente, ma è impossibile averla con una persona stupida’.
Oppure, potremmo riferirci alla vecchia metafora del giocare a scacchi con un piccione.
Davide Gramellini, il noto giornalista e scrittore, qualche anno fa da Fazio pose una domanda che mi è rimasta impressa: “In politica, fa più danni un ladro, o un imbecille?”
Personalmente preferisco dare il potere a una persona competente, che a una non competente. E tra la supposta stronzaggine del potente e l’irrazionalità dell’imbecille, preferisco di gran lunga la prima».

Il Polemista Misterioso
Immagine celebrativa per i 200.000 “mi piace” – FOTO: Il Polemista Misterioso

Come combattere la disinformazione

Secondo te qual è la causa reale di tutta la disinformazione presente sul web? Ricondurre tutto soltanto all’ignoranza e alla non istruzione sembra quasi limitante.

«La ragione principale, dal mio punto di vista, va ricercata nel fatto che Internet è un pozzo senza fondo dove chiunque può scrivere qualsiasi cosa, anche senza possedere nessun titolo di studio e competenza specifica. Gli ignoranti si rinchiudono in gruppi stagni in cui si danno ragione a vicenda, senza alcun contatto col mondo esterno, e coloro che provano a farli ragionare vengono subito accusati di essere “disinformatori pagati dal sistema”. Per tornare alla domanda numero 1, sullo scopo del Polemista, direi che ho tentato di mettere in contatto tante persone con tante diverse idee, in modo tale che coloro che sono ignoranti perché non hanno mai avuto la possibilità di confrontarsi con qualcuno possano tornare a vedere la luce.
Un’altra ragione della diffusione della disinformazione sul web è che molta gente (soprattutto di una certa età, sopra i 40 anni, quindi nata e cresciuta in un mondo senza internet) è stata abituata alla televisione, dove non può concepire che vengano dette bugie troppo grosse, tendendo così a ritenere che anche sul web debba avvenire lo stesso. Certo, anche la televisione racconta molte sciocchezze e falsità, ma sono sempre limitate a un qualcosa di verosimile: un giornalista non potrebbe mai dire che la Boldrini ha detto che dall’anno prossimo tutti gli italiani dovranno imparare il Corano a memoria».

Quali sono, invece, le strade concrete da percorrere per “educare” la gente a un buon utilizzo dei social network?

«Occorre educare alla cultura scientifica, insegnare le basi del ragionamento, le varie fallacie logiche, e principi cardine della scienza come il Rasoio di Occam ed il Falsificazionismo di Popper.
Ma non credo che il nostro sistema scolastico sotto questo punto di vista sia particolarmente deficitario: il problema a cui dobbiamo venire incontro è che la natura umana è quello che è, quindi al mondo ci sono persone molto intelligenti e molto stupide. L’educazione non potrà mai risolvere del tutto questo problema, perché alla base c’è la biologia. Occorre inoltre considerare che molte idee irrazionali traggono il loro fondamento nel nostro essere animali fortemente emotivi, e l’emotività non potrà certo essere distrutta in nome della Verità. In un certo senso, ritengo che la cultura scientifica moderna ci abbia fatto diventare troppo ottimisti (o meglio, troppo pretenziosi) sulle reali possibilità di educare l’essere umano alla ragione».

Hai recentemente aperto un canale Youtube, evidentemente anche per raggiungere un’altra tipologia di pubblico rispetto a quella che già ti segue. Quali pensi che siano i benefici di questa piattaforma?

«Il grande beneficio è che potrò fare discorsi molto più lunghi e articolati, che sulla pagina mi erano preclusi per mancanza di spazio. Se scrivo 10 pagine non le legge nessuno; se invece parlo per 5 minuti mi ascolteranno.
Un altro motivo per cui ho deciso di iniziare questa nuova avventura è che ho ormai imparato i meccanismi di Facebook, e ho bisogno di nuovi stimoli; anche tenuto conto che, da fuori, Youtube mi pare un mondo diverso e affascinante, pur coi suoi difetti, che sono proprio ciò che mi attrae maggiormente».

Credi che il tuo apporto – così come quello di tanti altri ragazzi come te – possa davvero generare qualcosa di positivo per quanto concerne la guerra alla disinformazione? Oppure la reputi, nonostante tutto, una battaglia persa in partenza?

«La battaglia ha avuto inizio agli albori della storia umana e avrà fine quando l’ultimo uomo sarà morto. Il progresso della conoscenza è lento ma inesorabile, e anche se la storia umana segue i suoi ritmi, alla fine la Verità non potrà che trionfare: semplicemente perché ha dalla sua parte i fatti, laddove invece i suoi avversari (sebbene più numerosi in partenza) possono basarsi soltanto sulle chiacchiere.
Certo, è molto difficile far cambiare idea a gente troppo ottusa; occorre tuttavia considerare che ci sono moltissime persone che vivono in una sorta di “zona grigia”: non sono del tutto irrecuperabili e possono cambiare. Io personalmente son riuscito a far ragionare qualcuno sul tema delle scie chimiche e sui vaccini, e spero di avercela fatta anche grazie alla pagina.
Inoltre, anche le persone più irrecuperabili alla fine moriranno e saranno sostituite da nuovi esseri umani, che cresceranno in ben altro clima. Può sembrare un’affermazione fuori contesto, ma sono convinto che il ricambio generazionale sia alla base del progresso umano».

Il questionario

Siamo soliti chiudere molte delle nostre interviste con il questionario di Bernard Pivot. Dunque, per cominciare: la tua parola preferita?

«Cazzo».

La parola che ti piace di meno?

«Figa».

Cosa ti stimola, in termini generali?

«Avere un obiettivo chiaro e circoscritto».

Cosa invece ti abbatte?

«L’ignoranza, l’arroganza, l’irrazionalità».

Quale professione avresti voluto svolgere, se non potessi scegliere quella attuale?

«Il pilota di Formula 1. O, più in generale, il pilota automobilistico, essendo un grande appassionato fin da bambino».

Quale mestiere invece non faresti mai?

«Il boia».

Se il Paradiso esistesse, cosa vorresti che Dio ti dicesse al momento del tuo arrivo?

«Che le mie bestemmie creative l’hanno stupito e lusingato»

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