Into the web: introduzione alla scienza dei meme

Definire e studiare un particolare periodo della storia dell’uomo appare sempre più complicato man mano che ci si allontana da esso. Ci è relativamente semplice comprendere la seconda metà dello scorso secolo, le decisioni degli stati e gli usi sociali, ma abbiamo molta più difficoltà a fare lo stesso per l’umanità di cinque secoli fa. Anche il presente è difficilmente analizzabile in maniera distaccata, se non comparandolo al passato: quante volte avrete sentito che l’attuale situazione geopolitica globale assomiglia a quella che in Europa precedette la prima guerra mondiale? Per poter studiare adeguatamente gli eventi e le conseguenze di un’epoca sono necessari anni di distacco e un’immensa eredità di informazioni, dati e reperti. Di certo, quando verranno studiati i primi decenni del ventunesimo secolo non mancheranno fonti: con internet il deposito di informazioni è andato oltre ogni umana aspettativa. È proprio internet che non solo concederà al futuro questa mole immensa di dati sul presente, ma che andrà proprio a definire cosa siamo stati. I primi vent’anni, o forse più, del ventunesimo secolo sono l’era dell’origine della cybercultura.

Il termine cybercultura viene utilizzato in maniera estremamente flessibile, ma dal nome stesso possiamo ricavare le fondamenta della materia: cultura del mondo cybernetico, dell’insieme delle nuove comunicazioni istantanee. Si tratta di cultura in quanto non comprende, come si potrebbe fraintendere, solamente contenuti di materia informatica, ma perché rappresenta qualsiasi concetto scaturisca dalle relazioni umane tramite le nuove tecnologie, prime fra tutte, ovviamente, internet. La rete ci ha evoluti come specie, permettendoci il contatto istantaneo con regioni del mondo che arrivavamo ad ignorare data la loro distanza, esportando tradizioni, tendenze, notizie. L’origine della globalizzazione viene spesso erroneamente attribuita alla nascita del world wide web, quando in realtà nasce già prima dell’inizio del ventesimo secolo; tuttavia è impossibile negare che internet ci abbia globalizzato più di qualsiasi altro fenomeno nella storia dell’uomo. TheWise Magazine vi propone una serie di articoli per scoprire la cybercultura, una materia ancora ignorata nonostante il peso che abbia sulle relazioni umane di questi decenni, e tutti le sue ramificazioni. In questo primo articolo, anziché trattare esclusivamente delle origini della cybercultura, di cenni storici e teorie sociali partiremo introducendo generalmente la memelogia e il meme, per approfondirlo nei prossimi numeri.

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Tutto iniziò qui.

Lo studio di quelli che vengono comunemente definiti “meme”, ma che sarebbe più corretto chiamare per intero come “meme di internet”, può essere descritto in maniere diverse rispetto all’approccio che si intende avere nei confronti della materia: molti ripescano la parola “memetica” per parlare di meme e internet, termine per la prima volta usato da Richard Dawkins nel 1976 nel suo Il gene egoista. Nel suo lavoro Dawkins utilizza e forgia il termine meme (ricavato da mimeme, greco per “imitazione”) per introdurre un concetto nuovo nell’ambito dello studio delle interazioni tra gli uomini e di conseguenza un nuovo campo di studi, la memetica. Il meme sarebbe tutto ciò che nelle relazioni e negli scambi culturali si replica, un concetto che richiama nelle meccaniche quello del gene. Le tesi di Dawkins non ebbero l’impatto che egli si aspettava, e l’idea della memetica venne sottovalutata, per non dire ignorata, universalmente. Gli attuali meme di internet richiamano splendidamente alle idee di Dawkins, data la loro struttura di rinnovo continuo, come se fosse nella loro stessa natura il bisogno di evolversi per sopravvivere, e il loro fattore di condivisione: per questo per molti è appropriato riciclare la parola “memetica” per definire lo studio dei suddetti meme. Altri preferiscono non ripescare il termine di Dawkins, e non per motivi scaramantici: la memetica definiva esclusivamente la natura evolutiva dei meme, ma non analizzava i dettagli dei singoli fenomeni (anche perché sia Dawkins che discepoli faticavano a trovare esempi non criticabili); il termine memelogia potrebbe invece definire il campo di studio degli specifici meme di internet e della loro influenza sui rapporti tra gli uomini sia nel mondo cybernetico che in quello reale.

Dopo aver definito i confini di ciò che la memelogia potrebbe e dovrebbe trattare è necessario definire la base della stessa: cos’è un meme? Abbiamo appena accennato all’idea di Dawkins, quella di un fattore culturale che, come un gene, cerca il continuo miglioramento per rimanere in vita. Il meme di internet agisce in maniera simile, cercando di continuare a ridefinire un contorno, o template di base, agendo sul contesto e il soggetto del meme, o source. Il meme non è definibile esclusivamente dalla sua struttura (essendo appunto in costante evoluzione e dividendosi in numerose sotto-classi), se volessimo quindi trattarlo in termini generici lo spiegheremmo come un contenuto mediatico diffusosi o potenzialmente diffondibile tramite internet e le nuove tecnologie di comunicazione, quasi sempre per scopi umoristici. È importante sottolineare quel “quasi” nella definizione proprio perché l’unica certezza attuale che si può assumere sulla natura dei meme è che la loro esistenza sia assicurata dalla comunicazione istantanea, mentre il loro contenuto potrebbe evolversi in qualcosa di ben lontano dalla radice umoristica, seppure ora come ora il termine meme si avvicini sempre più al sinonimo di “umorismo istantaneo”.

È quindi importante agire con delicatezza quando andiamo a trattare della natura alla base del meme, perché non possiamo dare per scontato (anzi potremmo forse negarlo dal principio) che le stesse forme che vediamo spopolare oggi saranno costanti per i prossimi anni a venire. Se pensate che questa sorta di premura sia esagerata per qualche buffa immagine su internet, ricredetevi: non solo i meme e le loro sfumature umoristiche sono cambiate radicalmente dagli ultimi anni del primo decennio duemila, ma anche il loro impatto sul real, lo spazio fuori dal mondo cybernetico. Potremmo far risalire la nascita dei meme come li conosciamo a dieci anni fa (se escludiamo qualche archeo-meme dei primi tempi, molti fanno risalire la nascita del meme per esempio a quella degli emoticon nella messaggistica), alla comparsa dei Rage Comics (http://knowyourmeme.com/memes/subcultures/rage-comics): ricordate quelle vignette di personaggi definiti in maniera semplice ma efficace, come Trollface, Cereal Guy, Forever Alone, ecc? I meme moderni e ciò che li caratterizza oggi (dai più banali ai più surreali) derivano in maniera più o meno diretta da loro. I Rage Comics si presentavano in maniera estremamente semplice e altrettanto facilmente erano modificabili. La punchline, la “battuta-firma” della vignetta erano i personaggi stessi che partecipavano al contesto (es. Forever Alone avrebbe esibito il viso deformato e rigato di lacrime alla fine di ogni striscia), e fu la presenza stessa della punchline a rendere così popolari questi meme. Oggi risulta molto, ma molto più complicato a chi non è cresciuto nell’era digitale cogliere l’umorismo di molte immagini (come gli ormai sempre più popolari meme dank), mentre i Rage Comics, una volta identificati i personaggi, erano facilmente apprezzabili. Altri esempi altrettanto validi di meme dello stesso periodo e della stessa facilità di lettura sono i Lolcats e gli Advice Animals, a cui seguirono molti altri template più famosi negli anni successivi. Questi meme della fine primo decennio duemila / inizio secondo decennio erano, come abbiamo detto, facilmente comprensibili, e questo ci permette di collegarci a un altro fondamentale concetto nell’ambito della memologia moderna che affronteremo in un altro numero di TheWise Magazine, quello dei layers di ironia.

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«Fummo ciò che siete, siamo ciò che sarete»

Col passare degli anni e la sempre crescente popolarità dei meme su internet, l’interesse del mondo accademico e mediatico ha dato origine a diverse testate e istituzioni che si occupano dello studio e dell’analisi dei meme. Data la natura introduttiva alla materia di questo articolo citeremo in ogni articolo portali, libri o articoli che il lettore può leggere e approfondire per compiere i primi passi nello studio della memologia. In questo numero consigliamo un libro, un testo italiano: La guerra dei meme, fenomenologia di uno scherzo infinito di Alessandro Lolli, un saggio di poco più di cento pagine, che riesce però a presentare in maniera diretta e chiara come il mondo cybernetico si sia evoluto fino a creare una realtà ancora dipendente da quella materiale, ma che riesce a influenzarne gli eventi.

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