L’influenza politica mondiale della chiesa evangelica

Con il termine ‘chiesa evangelica’ si definiscono una parte delle chiese e comunità che hanno aderito alla riforma protestante e, nella fattispecie, una parte piuttosto radicale, conservatrice e integralista nella concezione della fede. All’interno di questo gigantesco novero si trovano le chiese che fanno riferimento ai “cinque sola”: “sola fide” (l’uomo viene giustificato solo tramite la fede, non le buone opere), “sola gratia” (l’uomo viene salvato solo attraverso la grazia di Dio), “solus Christus” (Cristo è il solo salvatore dei credenti), “sola scriptura” (le scritture stanno alla base della fede) e “soli Deo Gloria” (l’uomo è stato creato per rendere grazie a Dio). Ad oggi i fedeli afferenti ad una chiesa evangelica sono cresciuti fino ad arrivare al numero di 619 milioni di individui, pari ai due terzi della totalità dei protestanti.

Un movimento religioso che cresce con questa forza e questi numeri inevitabilmente finisce per sconfinare anche in ambiti politici, con i propri leader che cercano di perorare la propria causa presso questo o quel partito politico in cambio di voti. Gli esempi in cui gli evangelici hanno influito sulle elezioni negli ultimi tempi sono molti, a cominciare dal recentissimo esempio delle presidenziali del Brasile del mese scorso che hanno visto la vittoria di Jair Bolsonaro, candidato dell’estrema destra legato a diversi gruppi d’interesse tra cui figurava l’unione brasiliana delle chiese evangeliche e, in particolare, la Chiesa Universale del Regno di Dio (Iurd – Igreja Universal do Reino de Deus) del leader Edir Macedo.

Il nuovo tempio di Salomone, costruito dalla Iurd a San Paolo del Brasile.  Foto: BBC.

Macedo fondò la Iurd nel 1977 per espandersi progressivamente e mettere piede sul continente europeo nel 1989, in Portogallo. Nello stesso anno la Iurd acquistò la Rete Record, emittente radio e tv. Fu solo la prima di oltre 50 emittenti brasiliane radio e tv sia nazionali che locali a essere acquistata dalla Iurd. Il potere economico dato delle donazioni non finì solo ed esclusivamente in acquisti nel settore TLC e Media ma anche in progetti di costruzione di volta in volta sempre più imponenti e sfarzosi: il tentativo di trasformare il Coliseu di Oporto in un tempio nel 1995 suscitò notevoli polemiche nel paese, mentre nel 2014 la Iurd portò a termine la costruzione del Tempio di Salomone, copia perfetta del secondo tempio di Gerusalemme eretto stavolta non in Palestina ma a San Paolo del Brasile.

L’approdo alle questioni politiche di questo movimento evangelico avvenne nel 2009, con la cessione di alcuni spazi pubblicitari per la campagna di Dilma Roussef. L’appoggio viene poi ripagato con la concessione di due ministeri: quello dello sport al nipote di Macedo George Hilton e il ministero della pesca a Marcelo Crivella, attuale sindaco di Rio de Janeiro. Con la destituzione di Dilma Roussef finì anche l’alleanza tra il Partido dos Trabalhadores e la Iurd: il PRB (Partido Republicano Brasileiro ovvero il partito creato da Macedo) è poi passato ad appoggiare il cattolico Jair Bolsonaro, esponente dell’estrema destra che, per dimostrare la propria vicinanza agli evangelici si è perfino fatto battezzare secondo il rito evangelico.

La Iurd possiede anche una propria milizia in uniforme che viene chiamata “gladiatori dell’altare” e che ha spesso accompagnato Bolsonaro nei suoi comizi. Da più parti si sono espresse preoccupazioni circa il loro ruolo all’interno sia della Iurd che della società brasiliana, specie dopo la loro irruzione del 2015 nei parchi di Porto Alegre per “ripulire moralmente” la città. La chiesa evangelica si pone sempre più come braccio confessionale dei proprietari terrieri e dei latifondisti, appoggiandone le istanze e ricevendone ingentissimi fondi (ogni iscritto versa circa il 10% del proprio reddito) che hanno contribuito a creare la bancada evangelica: 194 deputati e 6 senatori che fanno riferimento alla fede evangelica e ne rappresentano i valori in parlamento.

Il Vice presidente degli Stati Uniti Mike Pence. Foto: AP Photo/Cliff Owen.

Negli Stati Uniti gli evangelici hanno giocato un ruolo molto importante nell’ascesa di Donald Trump. A parte le motivazioni economiche e di vicinanza ideologica, con una buona percentuale dell’elettorato evangelico spostata a destra, l’appoggio a Trump è dovuto anche a motivazioni religiose: per gli evangelici è infatti cruciale avere buone relazioni con Israele in quanto culla della cristianità. In più, la voce nell’ambiente è che la decisione di spostare l’ambasciata statunitense da Tel Aviv a Gerusalemme sia stata spinta proprio dalla componente evangelica dei consiglieri di Trump, capitanata da Johnnie Moore. L’impatto di tale mossa non è tanto da ricercarsi in politica estera, quanto in politica interna. Gli effetti collaterali si sono poi mostrati per tutto l’anno seguente, con il mondo arabo che ha progressivamente cercato di smarcarsi dagli Stati Uniti, accentuando una tendenza iniziata con l’amministrazione Obama.

Nelle elezioni del 2016 circa l’80% dell’elettorato evangelico ha votato a favore di Trump, contribuendo a fargli vincere gli stati della bible belt, l’area sudorientale degli Stati Uniti compresa in un quadrilatero che come vertici ha Florida, Texas, Virginia e Oklahoma. Nei rapporti tra Trump e la chiesa evangelica il vice presidente Pence è un’altra figura centrale e rappresenta il primo punto di contatto considerando che egli stesso si è convertito alla chiesa evangelica negli anni del college. Negli Stati Uniti gli evangelici annoverano circa 100 milioni di adepti, pertanto sono un bacino elettorale decisamente ampio.

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Proteste contro le comunità LGBT in Uganda. Foto: Reuters.

L’influenza politica della chiesa evangelica non si ferma solo nel continente americano, ma si sta già rivolgendo all’Africa quale nuova terra di conquista. Nel Sud Sudan le missioni evangeliche sono arrivate con la promessa di eliminare il tribalismo, promuovere i diritti umani e l’educazione. La classe dirigente ha accolto i missionari a braccia aperte, sia per il bacino elettorale su cui permettevano di mettere le mani (il Sud Sudan è per il 60% cristiano, per il 30% animista e il restante 10% è dominato dai musulmani) e per le risorse portate nelle zone più povere del neonato paese segnato da una guerra civile ultradecennale. Al momento, tuttavia, l’arrivo delle chiese evangeliche è stato un assist per iniziare a promuovere un’agenda contraria ai diritti della comunità LGBT dalle tendenze spiccatamente conservatrici che tende a porre in cattiva luce l’occidente stesso, considerato foriero di cattive abitudini quali il controllo delle nascite, l’individualismo, lo scarso rispetto per gli anziani e via dicendo.

Lo stesso si sta verificando anche in Uganda, Tanzania e Nigeria, dove la Human Life International, parte di un gruppo di estrema destra statunitense diretto da Stephen Phelan, il quale ha avuto occasione di affermare che le organizzazioni internazionali e le ONG stanno importando in Africa concetti e valori quali il controllo delle nascite, la contraccezione e l’aborto. Lo stato coltiva e incoraggia questo tipo di agenda conservatrice talvolta anche con metodi violenti, come accaduto con le cacce agli omosessuali verificatesi in Uganda e Tanzania, dove la pratica è diventata anche un pretesto per eliminare gente scomoda attraverso una denuncia alle autorità.

La chiesa evangelica sta guadagnando sempre maggiori consensi rispetto ad una chiesa cattolica che recentemente ha cercato di aggiornarsi assumendo posizioni più morbide rispetto al passato. Il passaggio all’evangelismo è anche favorito da una forza economica non indifferente e dal potere politico che ne deriva, visto da milioni di nuovi accoliti come una possibilità di aumentare il proprio status sociale. Questa può essere una delle motivazioni che hanno spinto milioni di fedeli in Brasile prima e in Africa poi a convertirsi all’evangelismo. Ma Roma non gradisce questo tipo di politica così aggressiva e nelle stanze vaticane si sta meditando un feroce contrattacco.

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