Quando, qualche settimana fa, mi fu proposto di diventare direttore responsabile di theWise Magazine, devo ammettere con una certa sincerità di aver avvertito un brivido di timore. Non perché io non sappia fare il mio lavoro (che spero con umiltà di svolgere correttamente, al di là delle tante cose che ancora – e sempre – si possono imparare), ma a causa del troppo amore che nutro nei confronti di un progetto così intrigante, ambizioso e appassionante a tal punto da meritare una strada luminosa da poter percorrere, senza pericolose e destabilizzanti buche. La possibilità di fallire o poter deludere chi ci ha seguito con grande costanza rappresentava un ostacolo quasi insormontabile da poter superare, per me. Alla fine ho deciso di accettare, non certo per boria personale o per brama di potere, ma per assecondare la più grande opportunità che possa mai capitare a una persona qualunque, quale sono: quella di poter fare la differenza, in una maniera o nell’altra, mettendosi in gioco. O almeno provandoci.
Sin dalla sua nascita, theWise ha raccolto consensi su più fronti per la sua capacità di unire l’approfondimento alla ricerca, i numeri al racconto, la mera statistica alla storia di nicchia. Tutte queste cose vanno a uniformarsi per plasmare un solo e unico obiettivo: la ricerca dei fatti e – ove possibile, qualora esistesse – della verità. Un punto finale certamente ambizioso, forse a tratti persino spocchioso da voler agguantare. Perché theWise, molto spesso, ha vissuto soltanto di passione, amore, rispetto, promesse (a volte non mantenute), forza di volontà di giovani che provano a dare il massimo. “Soltanto” per modo di dire, perché tutto ciò che resta e che passa nella nostra vita presenta qualità come queste, che si intersecano nella quotidianità fino a generare la gioia, se non il tumulto. Grazie all’esperienza maturata con theWise sono cresciuto come giornalista e come persona, così come tutte le altre mani che hanno generato gli articoli del magazine. Il progetto theWise vive, pulsa e si infiamma attraverso la benzina di persone che hanno sempre voluto credere in un’informazione libera, sicura, lontana dalle logiche ingannevoli in cui il giornalismo social è finito negli ultimi anni ma anche dalle paure e dalle inconsolabili frustrazioni dell’intera editoria moderna. Per gran parte della sua breve ma intensa storia, theWise Magazine ha viaggiato continuamente sotto la soglia minima di sopravvivenza e solo adesso, grazie anche all’affetto e ai sacrifici dei nostri soci e di coloro i quali hanno deciso di partecipare alla nostra campagna di crowdfunding, la testata potrà trovare un po’ di respiro per le spese gestionali. Eppure, nonostante questo, theWise Magazine ha continuato a far battere il suo cuore, attraverso ogni singola persona che ha dedicato anche solo una fetta misera del suo tempo per credere in ciò che era, che poteva diventare e che potrebbe essere in futuro. In questo momento theWise Magazine non riceve fondi dallo Stato e (almeno per il momento) nessun editore foraggia economicamente il nostro progetto. Eppure, theWise Magazine continua a esserci, a risultare parte integrante e pensiero fisso per chi ci lavora e ha deciso di non abbandonare la barca. L’auspicio – ovviamente – è quello di continuare a garantire il nostro meglio per tanto, tanto tempo.
Grazie a theWise, ho imparato soprattutto la più importante delle cose che si possono apprendere in questo mestiere: scrivere con libertà, senza pressioni esterne (o interne) è il dono più prezioso che esista, perché genera gioia e soddisfazione, quando non sfocia nel personalismo. Una libertà che non va intesa solo come editoriale ma anche umana, personale, quotidiana, emotiva. Quella che ci portiamo addosso quando impariamo che dire un “sì” a volte è meglio che imporre un “no”, o quando proviamo a essere onesti con noi stessi al pari di quanto lo saremmo con gli altri. La medesima libertà ritratta nel sorriso di chi sa di poter esprimere qualcosa attraverso il nostro portale, di chi ha la scrittura nelle vene e persino di chi – in buonafede o meno – ha deciso di non ritenerci degni di attenzione e supporto. La libertà di voler agire, di saperlo fare, di elevare sé stessi a qualcosa di più grande del semplice “Io”. La stessa che genera il cambiamento vero, in ogni anima cupa o gioiosa che alberga in questo folle e instabile mondo. Un modo di essere liberi che, alla sua maniera, può quasi paragonarsi a un’arte, come il giornalismo a tutti gli effetti risulta essere. Proprio in virtù di tali caratteristiche, fuse nel suo scheletro di parole, questo è davvero il lavoro più bello che c’è.
Gli obiettivi per questa nuova fase di theWise saranno molto chiari e assolutamente inequivocabili. Il percorso di crescita – mai arrestatosi – dovrà procedere, seppur a piccoli passi (e, in questo caso, i vecchi adagi ci rassicurano sulla bontà del tempo che scorre in relazione alla programmazione). Si presenteranno nel prossimo futuro alcune novità a livello editoriale, di impostazione tecnica e strutturale, senza che però queste ultime vadano a intaccare lo spirito che regge il nostro sogno: quello di un’informazione che, al di là di ogni cambiamento socio-politico, possa restare a navigare nel mare sempre calmo della serietà professionale. La speranza resta quella non solo di formare i professionisti del futuro ma, magari, di provare a cambiare qualche opinione, di cementarne altre, di sorprendere o arricchire il lettore, persino di far arrabbiare chi ancora volta la faccia dall’altra parte quando i fatti, la realtà e i suoi compromessi gli vengono sbattuti davanti agli occhi. Il tutto, ovviamente, unito a un progresso umano che dovrà riguardare ogni membro della redazione, non in estrema singolarità ma in una possibile armonia collettiva. Perché se è vero che divisi si cade, quando si resta uniti di sicuro si può vincere qualsiasi sfida.
Ringrazio tutte le persone che si occupano del funzionamento e della spinta di theWise Magazine per la fiducia riposta in questo nuovo percorso: dal presidente e fondatore del progetto Francesco Stati all’ex direttore Laura Primiceri, dal vicepresidente Francesco Spagnol al caporedattore Michele Da Re e ai revisori Simone Carnelos ed Elena Testa (che ogni settimana svolgono un lavoro impagabile, degno di una testata di stampo nazionale), fino al tesoriere Filippo Tiberi, all’ideatore delle nostre copertine Jacopo Castelletti, ai webmaster Giovanni Lopriore e Valerio Bastianelli e a tutti gli articolisti che hanno contribuito con dedizione e costanza alla causa. Persone che lavorano silenziosamente, lontane dalla luce dei riflettori, per rendere ogni cosa gradevole, leggibile, ammirevole, e che meritano ogni lode possibile, perché senza di loro theWise Magazine non sarebbe reale. E invece lo è, lo diventerà sempre di più. Mettendo al centro di tutto, come sempre, i fatti. Spiegati bene.